Stai con noi a Ghisalba: “L’oratorio non è fatto di quattro muri, ma di persone”

È trascorso un mese da quando i cancelli degli oratori sono rimasti chiusi. Un periodo strano senza la possibilità di incontrarsi o di far abitare questo luogo come si è soliti fare. Gli oratori, però, non hanno mai smesso di vivere e di mantenere unita la comunità. I sacerdoti stanno sperimentato nuovi modi per star vicino alla comunità. La sfida di coinvolgere i più giovani a distanza non è semplice, ma serve a ricordare a tutti che l’oratorio c’è ed è fatto di persone. All’oratorio di Ghisalba per restare in contatto è nata l’iniziativa ‘Stai con noi’.

“L’obiettivo della proposta ‘Stai con noi’ è quello di tener vivo l’oratorio -spiega don Simone Pecis, curato dell’oratorio di Ghisalba-. Ho voluto far passare il messaggio che l’oratorio non sono le quattro mura che lo delimitano, ma siamo noi tutti. Anche se i cancelli sono chiusi, l’oratorio continua a vivere in noi”. Ogni settimana gli adolescenti sono coinvolti in modi diversi per stimolare la loro riflessione. Prima sono stati invitati a condividere una frase della preghiera che li aveva particolarmente colpiti, poi è stata la volta dei ricordi. Il profilo Instagram dell’oratorio di Ghisalba si è popolato di storie con foto e video che ricordavano i bei momenti passati insieme. I sorrisi dei ragazzi hanno abitato i social dell’oratorio mandando a tutti un forte segnale: l’oratorio c’è e loro non vedono l’ora di tornarci.

Oltre a coinvolgere gli adolescenti, l’oratorio di Ghisalba ha trovato nuovi modi anche per star vicino ai giovani e ai più piccoli. Il venerdì sera i giovani pregano a distanza con una preghiera comune preparata su misura. I ragazzi delle elementari e delle medie, invece, sono guidati da un video settimanale caricato su YouTube. Per aiutare la diffusione delle proposte anche i catechisti fanno la loro parte inoltrando ai genitori le iniziative. “Per accompagnare la preghiera dei più piccoli, inviamo ai genitori un foglio per aiutarli a pregare e suggeriamo un gesto da compiere. In Chiesa abbiamo costruito un albero finto che ogni settimana viene completato e arricchito dai disegni che i ragazzi mi mandano su WhatsApp”.

Le foto che stanno abitando i social dell’oratorio, i disegni che arricchiscono la chiesa e la preghiera a distanza sono modalità semplici per sottolineare l’importanza delle relazioni. I legami sono alla base della comunità e dell’oratorio. “All’inizio è stato difficile vedere l’oratorio chiuso – conclude don Simone -. Come sacerdote cerco di star più vicino possibile a tutti e di mantenere i contatti con gli adolescenti. Non è immediato come trovarli in oratorio o per il paese per fare due chiacchiere, ma si continua a rimanere in contatto come si può. In questo periodo ho scoperto come i social possano essere uno strumento di unione quando non ci si può incontrare. Attraverso questi mezzi cerco di far capire ai ragazzi che l’oratorio è fatto di persone e quanto le relazioni siano importanti”.