Covid-19 la crisi come opportunità: “C’è una nuova leva di giovani creativi. Il futuro nell’economia collaborativa”

Condivisione, sostenibilità, innovazione”, è il sottotitolo del saggio “Italia creativa” Donzelli 2020, Collana “Saggi. Storia e Scienze Sociali”, pp. 192, 26 euro), curato a quattro mani da Laura Bovone e Carla Lunghi. Nel testo le autrici analizzano il genio operoso del popolo italiano che ha trovato efficaci strategie di fronteggiamento delle crisi in tempi difficili. 

La crisi finanziaria del 2008 e la grande recessione economica e finanziaria, che in pratica in Italia non è mai finita, ha scosso buona parte delle nazioni industrializzate e ha prodotto effetti significativi sulla vita quotidiana degli italiani. 

Sono nati così gruppi di acquisto solidale, mercati agricoli,  affitti peer-to-peer, ma anche pratiche di condivisione, per esempio di mezzi di trasporto, o case vacanze, e forme di autoproduzione di diverso tipo, dagli oggetti agli elementi d’arredo, ai vestiti. 

É “l’Italia creativa”, ora più che mai, considerato che nel nostro Paese tutti si trovano in quarantena a causa del Coronavirus, e già si stanno riconvertendo le aziende e stiamo vivendo in pieno l’economia dell’emergenza. 

Abbiamo intervistato Laura Bovone che insegna Sociologia della comunicazione e Carla Lunghi che insegna Sociologia generale, entrambe all’Università Cattolica di Milano. L’intervista è divisa in due parti per rendere più agevole la lettura. Nella prima l’intervento di Laura Bovone.

Quali sono le maggiori esperienze di reazione alla crisi che hanno preso nel tempo forme diverse? 

«La crisi finanziaria del 2008 è stata diversa dalle precedenti, si inscrive in una possibilità di cambiamento del tutto nuova. Dalle risposte dei nostri intervistati vediamo una sorta di rimeditazione di questa crisi. Gli intervistati non vedono la crisi come un momento eccezionale, ma come una crisi di sistema. È il nostro sistema che non funziona, quindi loro propongono di cambiarlo, la crisi del 2008, perciò, è un campanello d’allarme ma anche un’opportunità di cambiamento. Molti di questi giovani intervistati, trentenni, quindi Millennials, che sono impegnati in piccole attività di condivisione, innovative, pensano anche di cambiare il mondo, non solo le loro attività, e forse hanno visto giusto. Il mondo ha bisogno di essere cambiato e la crisi di oggi ce lo conferma».

Dottoressa Bovone, quando parliamo di “economia collaborativa”, a che cosa ci riferiamo? 

«Ci riferiamo a una serie di attività molto diverse fra di loro, come una delle più note, il “car sharing”, esperienza consolidata e di successo. Poi ci sono una serie di minori attività, come le cosiddette “Start Up” dei giovani ad alto livello tecnologico di genere, ma non solo, tipo le piattaforme di “call working”. Pensiamo inoltre alla stampa in 3D, che adesso abbiamo visto venir fuori sui giornali, per stampare le famose mascherine che non si trovano. Quando abbiamo intervistato questi giovani in tempi tranquilli, diciamo, i ragazzi stampavano nuovi aggeggi in situazione di  collaborazione tra di loro, in “open source”, cioè senza farsi concorrenza, mettendo a disposizione i disegni. Un’altra possibilità è il “cohousing”, che si basa sull’abitare insieme, la condivisione di uno spazio ben preciso. Infine abbiamo il “crowdfunding”, raccolta fondi dell’epoca 2.0, che sfrutta il web per realizzare i propri progetti. Nel nostro libro siamo andate oltre l’economia scegliendo pratiche di condivisione, alcune di loro non hanno un obiettivo economico, ma sociali, per costruire un nuovo modo di vivere insieme».

Mascherine, respiratori polmonari e gel disinfettanti. Da quando la pandemia ha cominciato a diffondersi sul territorio nazionale la richiesta di questi prodotti aumenta in maniera considerevole. Ogni giorno si allunga l’elenco delle aziende che hanno pertanto deciso di riconvertire la propria produzione per rispondere alla crescente domanda di questi prodotti. Che cosa ne pensa? 

«Penso che l’economia già si fosse puntata verso questa direzione, prima ho citato la stampa in 3D. In altri casi si è trattato di produzioni nel campo del tessile o della moda, che si sono rimboccate le maniche e si sono riconvertite come in una economia di guerra».

Il capo del Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli ha sollecitato la partenza “prima possibile” di una produzione nazionale per i prodotti sanitari di prima necessità. Per cambiare subito traiettoria, fare scorte, “reinsediare filiere sul territorio”, il Governo quali provvedimenti può adottare, oltre ai primi già avviati? 

«Il Governo sta approntando un nuovo decreto volto  a mettere a bilancio nuovi fondi per incoraggiare le imprese, per esempio quelle che ci rendono autosufficienti dal punto di vista dei presidi sanitari. Del resto i momenti di crisi stimolano la riconversione e quindi la creatività. C’è una nuova leva di giovani molto creativi e capaci di vedere il rapporto che c’è tra il locale e il globale». 

Quando l’emergenza Coronavirus sarà finalmente terminata, possiamo prefigurare un futuro diverso, orientato a un uso più consapevole e sostenibile delle risorse, dei capitali umani, degli spazi, creando e diffondendo nuovi valori e inedite forme di partecipazione civile? 

«Spero di sì e voglio credere che questa “sberla” che abbiamo avuto, sia utile anche per riportarci sulla diritta via. Sapevamo già che eravamo in debito con il mondo, con la natura, con la società. Abbiamo pensato troppo agli interessi particolari, ciascuno il suo. Ce lo avevano fatto capire tutti questi movimenti sovranisti. Non è bastata la giovane Greta Thunberg a richiamarci al nostro dovere, è arrivata questa tragedia nazionale a farci capire che non siamo potenti e dobbiamo metterci tutti insieme. Ora forse iniziamo a comprendere quanto sia importante la sostenibilità dell’economia. Dobbiamo cercare di pensare come uscire con i problemi che avevamo prima, aggiungendo i gravi problemi che abbiamo ora».

Parte 2 – Intervista a Carla Lunghi