Matteo Salvini santo protettore, Fiorello teologo e il cardinal Zuppi. A proposito di messa di Pasqua

Foto: il cardinale di Bologna Matteo Zuppi

L’inizio della settimana santa è segnata da una discussione che è esplosa clamorosamente in mezzo al mare di notizie sulla pandemia coronavirus. La discussione ha contribuito a rendere ancora più vasto quel mare perché anche la discussione riguardava la pandemia.

Il santo protettore: “Apriamo le chiese a pasqua”

Tutto parte da una richiesta di Salvini. “Sostengo la richieste di coloro che dicono di poter entrare in chiesa, seppur ordinatamente, con le distanze di sicurezza, per la messa di Pasqua, magari un po’ alla volta, in quattro o cinque. Rispettando le distanze, in numero limitato: la Pasqua per milioni di italiani può essere un momento di speranza”. Gli ha risposto, tra gli altri, il cardinale di Bologna Zuppi: “Anch’io vorrei celebrare la messa ma le regole vanno rispettate”. Ha risposto anche Rosario Fiorello. “Secondo il mio parere personale, riaprire le chiese a Pasqua potrebbe essere un errore, Dio non credo accetti le preghiere solo da chi va in chiesa”. È probabile che né il cardinal Zuppi, né Fiorello abbiano dosato a lungo la risposta da dare.

Il cardinale cittadino

Ma l’interesse maggiore non sta tanto nel “no” detto a Salvini, ma nel motivo. Il cardinale cita le leggi da rispettare, l’attore rivendica la possibilità di pregare anche fuori chiesa. Diciamo che il cardinale fa il cittadino, mentre l’attore fa il teologo. Curiosa, davvero curiosa, l’inversione di ruoli. Inversione che aveva avviato, con il consueto fragore, Matteo Salvini. Il quale, ancora una volta, non fa il cittadino e l’uomo politico, che chiede al governo e ai governatori (Zaia e Fontana, oltretutto sono “gente di casa”, leghisti) di permettere di entrare in chiesa, ma fa il protettore della Chiesa che chiede di celebrare la Pasqua.

Il risultato non era difficile da prevedere e Salvini, che ingenuo non è, lo aveva previsto, evidentemente. Salvini, dunque, sapeva benissimo che le chiese non sarebbero state riaperte ma sapeva altrettanto benissimo che tutti avrebbero parlato di lui. E questo era ciò che gli stava a cuore.

Così anche questa discussione consegna, mestamente, un’Italietta dove il politico fa il santo protettore, l’attore fa il teologo. Resta, lì in mezzo, solitario, il cardinale che fa la cosa meno strana e meno redditizia: fa il cittadino serio, proprio perché cardinale.