Buona Pasqua in cielo, cari nonni

Tanti. Se ne sono andati in tanti. Se anche solo provo a pensare alla Messa delle 8 che celebro in settimana a Telgate, provo un dispiacere profondo. So bene chi sedeva al secondo banco, sotto l’altare a destra, negli ultimi banchi in fondo a sinistra, o in prossimità del confessionale del curato. Uno di loro era chierichetto la mattina e ci faceva sorridere con il suo canto che talvolta non era intonatissimo. Qualcuno passava ogni fine settimana in Oratorio, sempre a quell’ora: “Un Campari col bianco”… e subito dopo: “Alura don? Töt bé? Prendi un caffè che te lo offro!”.

E che dire di Mario, a Grumello, un uomo tutto d’un pezzo, che ha fatto la storia della sua ditta ed è stato una costante benedizione per la comunità cristiana e le associazioni di volontariato?

I nonni che non ci saranno più

Queste persone, alla riapertura delle nostre chiese, non ci saranno. La prima cosa che farò alla ripresa della vita normale, dopo essere passato a casa mia, a Bergamo, per salutare i miei famigliari, sarà andare nei nostri cimiteri di Telgate e Grumello. Li saluterò lì, con un nodo alla gola; ho visto da lontano a Telgate, già due settimane fa, la parete dei colombari che era rimasta vuota dopo le estumulazioni… mamma mia, si stava riempiendo. Molti dei miei nonnini sono lì, l’uno accanto all’altro, quasi a tenersi per mano e darsi reciprocamente forza nell’attraversare un destino crudele.

Sono tanti,  andati in Paradiso tutti insieme. Ci mancheranno, tutti, tanto. Ogni volta che giunge notizia di uno di loro che se ne va, percepisco una ferita al cuore delle nostre comunità che si allarga e diviene più profonda. Il prezzo da pagare sarà alto, altissimo. Credo non abbiamo ancora una percezione sufficiente di questo.

In questi ultimi dodici anni, ad esempio, caratterizzati dalla crisi economico-finanziaria, tante volte la salvezza delle aziende è venuta dalla loro saggezza, dalla loro capacità di cogliere i passaggi corretti da fare, dalla loro forza nell’affrontare fatiche e dolori. Penso alle famiglie nelle quali ci sono state problematiche relazionali, sfociate in separazioni o divorzi. In quante di queste situazioni i nonni sono stati l’ancora di salvezza, soprattutto per i bambini, prendendosi cura della loro educazione e della trasmissione dei valori fondamentali della vita.

La comunità cristiana ci perde moltissimo

Se poi guardo alla comunità cristiana, per questa la perdita di una generazione di anziani è ancora più pesante. Penso a molti, forse la maggior parte dei bambini e ragazzi che incontro a catechismo: se hanno sentito parlare di Gesù, se conoscono, come dicono gli anziani, “Pater, Ave, Gloria” o, anche solo, sanno tracciare su se stessi un segno della croce, è grazie ai nonni. Quanti nonni parlano di Gesù, insegnano a pregare, accompagnano al catechismo e vengono a prendere i bambini, mostrano che non esiste solo la dimensione materiale della vita, ma che c’è un oltre e un senso da cercare altrove piuttosto che nell’accumulo di cose, poteri e carriere. Se nessuno raccoglierà e porterà avanti la testimonianza valoriale e di fede di questi nonni, saranno guai seri, per tutti.

Arriva Pasqua, mancano pochi giorni. Sarà una Pasqua insolita, ma sarà Pasqua. E questi nonni, dove saranno a Pasqua? Io credo saranno là, vicini alle loro famiglie, ad accarezzare gli adorati nipoti, a colmare di speranza il nostro cuore, a dire che, ora, loro sono vivi in Dio e là ci aspettano, nella pienezza della gioia. Sì, i nostri nonni sono con il Risorto, dopo aver portato con Lui la croce ogni giorno. Buona Pasqua, cari nonni. E grazie, di tutto!