La pasqua del coronavirus e delle chiese vuote

Ci siamo abituati alle chiese piene a pasqua. Spesso succede anche che le chiese non bastino e si va in piazza. Non dappertutto, certo. Ma là dove si concentrano le grandi attenzioni si concentrano anche le grandi folle. Piazza san Pietro, in questo senso, è il luogo della massima attenzione e delle folle più strabocchevoli. Quando si pensa alle manifestazioni più importanti del mondo cristiano, si pensa alle grandi liturgie di Piazza s. Pietro.

Piazza s. Pietro vuota

Quest’anno 2020, l’anno del coronavirus, i luoghi delle massime concentrazioni sono i luoghi dei massimi vuoti. Dove ci potrebbero essere decine e decine di migliaia di persone non c’è nessuno. Lo abbiamo già sperimentato nella straordinaria preghiera silenziosa di Papa Francesco, lo scorso 27 marzo.

Di fronte a questo (mancato) spettacolo ci possono essere le reazioni più opposte. La più semplice è lo sconforto. Il coronavirus ci ha rubato anche la pasqua. Ma la pasqua non è roba nostra e quindi non ci può essere rubata.

Che cosa può voler dire allora piazza s. Pietro vuoto e la mia chiesa parrocchiale vuota?

Le piaghe del Risorto

Torniamo a un’immagine pasquale. Nel capitolo 20 del vangelo di Giovanni si racconta dell’apparizione di Gesù ai discepoli, “mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano”. Manca, a questo primo appuntamento pasquale, Tommaso che rivendica, di fronte ai discepoli che gli raccontano di aver incontrato il Signore, di verificare di persona. Otto giorni dopo Gesù riappare. Stavolta è presente anche Tommaso. E Gesù accetta la sfida che l’amico gli ha lanciato, otto giorni prima: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”.

Tommaso è invitato a verificare che Gesù è vivo toccando le piaghe delle mani e del costato: i segni della morte sono la prova della vita. L’immagine dice in sintesi la caratteristica complessa della pasqua: per crucem ad lucem. Le piazze e le chiese vuote sono il nostro personale venerdì santo che si prolunga, in qualche modo, nella pasqua. Qualche volta il vangelo, soprattutto Giovanni, dice che la pasqua e la sua gloria sono già nella croce. Qualche volta, come nell’incontro con Tommaso, sembra dire il contrario: la croce c’è ancora nella pasqua. Il glorioso venerdì santo delle piazze vuote e del coronavirus è la nostra pasqua di quest’anno.