Nessuno è ateo in trincea. Una frase di Giovanni XXIII risuona nel tempo della pandemia

“Tante volte ci siamo chinati ad ascoltare, sul petto ansante dei nostri fratelli… molte volte mi accadde di dovermi buttare in ginocchio e piangere come un fanciullo non potendo più contenere l’emozione provata della morte semplice e santa di tanti poveri figli del nostro popolo…”.
Così scrive Giovanni XXIII il 15 aprile 1962 nel suo “Breviario” ricordando l’esperienza di cappellano militare durante il primo conflitto mondiale. “Nessuno è ateo in trincea” è il titolo di questa pagina.
La pandemia che continua a colpire il mondo viene definita “guerra”, guerra contro un nemico sconosciuto, invisibile e crudele. Ricorrono i termini “prima linea”, “trincea”, “campo di battaglia” che sono propri del linguaggio bellico.
E’ una guerra diversa da quelle tradizionali, qualcuno afferma che neppure si può chiamare guerra.
Le immagini che arrivano dagli ospedali confermano entrambe le versioni.
In ogni caso la “pietas” che l’allora don Angelo Roncalli provava nei confronti delle vittime della “inutile strage” – così Benedetto XV aveva denunciato quella guerra – oggi è un palpito del cuore che, in credenti e non credenti, nasconde una domanda.
La fede si lascia interrogare, si lascia provocare, non rifiuta alcun “perché” soprattutto quando attraversa le lacrime.
Non importa se le domande vengono da un credente o da un ateo, non sono provocazioni. Sono tracce di una ricerca interiore.
A sua volta chi non crede, chi è ateo, si lascia interrogare. La fede risponde nel silenzio, con dolcezza, rispetto e retta coscienza.
Nella prima linea, nella trincea di una sala di terapia intensiva avviene il dialogo tra il nulla e l’infinito.
Non sembri eccessivo: credenti e non credenti sono insieme in quegli spazi e in quei tempi ristretti.
L’immagine riporta alla mente una considerazione tratta da un saggio sul credo dei non credenti: “Che l’uomo sia esigenza di Infinito, che la sua ragione costitutivamente reclami l’Infinito, che l’uomo sia essenzialmente Mistero che trascende la sua finitezza, è un’esperienza umana universale, comune a tutti gli uomini, a qualunque espressione religiosa appartengano, non è certamente monopolio esclusivo dei credenti”.
E’ fuori “luogo” pensare che questa ricerca possa avvenire dentro un ospedale, dentro un’ambulanza, dentro una casa?
“Nessuno è ateo in trincea”, scriveva don Angelo Roncalli, “nessuno è ateo in trincea” possiamo ripetere oggi guardando a chi soffre e muore, guardando chi rischia la propria vita per salvare quella di altri.
La fede è nel palpito del cuore dell’uomo, là dove Dio abita.