Nascere ai tempi del Covid-19. Chiara racconta: “Camilla è il nostro arcobaleno di speranza”

Se Chiara fosse una musica, sarebbe una danza africana: allegra, semplice, interminabile e variopinta. E, proprio come quando si ascolta una melodia gradevole è impossibile restare immobili, quando la si incontra – anche semplicemente leggendo i suoi scritti – è naturale essere contagiati dal suo entusiasmo.

Da poche settimane è diventata mamma per la seconda volta, nell’ospedale di una delle città italiane più tristemente colpite dal Covid19: Bergamo. Nonostante la paura sia stata un’indesiderata compagna di viaggio dell’ultimo mese di gravidanza, la neo mamma, nativa di Presezzo e che abita a Bonate Sopra, ha saputo vedere ciò che di positivo l’ha sostenuta nel terribile marzo 2020. «Ogni volta che in queste settimane ho avuto un momento di sconforto ho pensato a quello che questa situazione ci avrebbe donato, anziché a quello che ci avrebbe tolto. Il segreto sta nel guardare l’arcobaleno che nasce anziché il nero che copre, anche se per molte famiglie afflitte dal dolore uscire da questo buio sembra impossibile» scrive nel blog nascereaitempidelcovid.it, nato dalla collaborazione tra la puericultrice Elisa Cosio, l’ostetrica Nadia Fagiani e la psicologa Maura Mazzola per informare e sostenere le future mamme bergamasche in questo periodo particolare.

Chiara colora di gratitudine i ricordi. Il suo primo grazie è per Camilla, nata il 31 marzo, «per averci scelto come famiglia quella domenica di inizio agosto, quando tra una risata nervosa e una speranza lontana sei venuta ad abitare per davvero nei nostri cuori e nella mia pancia; grazie per avermi accompagnata da quel giorno e fino alle lunghe notti in ospedale, con la mascherina fissa tra naso e bocca che ogni tanto abbassavo per respirare a fondo il tuo profumo: sono stati giorni intensi e a tratti pesanti, ma sono stati gli ultimi “tutti nostri”, che ho diviso da sola con te».

Ringrazia il marito Damiano, che come un gregario l’ha accompagnata fino alla sala parto e ha potuto restare con loro solo due orette perché «a casa c’era una sorella maggiore da accudire e ovunque un virus che ci impediva di stare abbracciati durante i giorni di degenza». Un grazie lo dedica poi all’ostetrica Sara e al reparto per l’empatia e l’umanità respirata che fanno «di un mestiere una vocazione e di una permanenza fuori dalle righe un’esperienza comunque da ricordare».

Definisce inoltre prezioso il tempo di questa emergenza perché le ha permesso di veder crescere la sua coraggiosissima figlia maggiore, Anita, di quattro anni: «La mattina del ricovero, il 30 marzo, eri felicissima di accompagnare la mamma in ospedale perché saresti tornata a fare un giro con l’auto di papà: ti sei preparata velocissima, hai rimesso le scarpe dopo settimane, preso il tuo peluche e mi hai detto di non essere triste che tu col papà e con gli zii avevi un sacco di cose da fare. Quanto ho imparato in quei 10 minuti di strada e quel saluto dal finestrino, quanto sto imparando in questi primi giorni a casa».

È commovente l’immagine di una numerosa famiglia che la sta accompagnando in questi primi giorni da mamma-bis da dietro uno schermo del cellulare, «ché la tecnologia è una manna dal cielo ma il calore umano lo è ancora di più».

La neo mamma-bis è responsabile della comunicazione in un’azienda di trasporti, collabora con L’Eco di Bergamo e ha un’invidiabile passione per la creatività (il ricavato delle sue creazioni è spesso devoluto alla missione africana “Il villaggio della gioia” in Tanzania) quindi ha vissuto otto mesi di gravidanza a pieno ritmo. «Aspettavo questa maternità per staccare dal lavoro e da tutto e per rilassarmi e invece il mio mesetto scarso a casa l’ho passato col pancione a giocare sul tappeto dalle 7 alle 23 e le mie prime settimane da mamma-bis somigliano più ad un tornado che a un mare calmo… Ma è faticosamente bellissimo così». Andrà tutto bene, mamma Chiara!