La fase 2, il governo e il pasticcio dei funerali

I giornali di oggi 27 aprile aprono con la polemica, piuttosto vivace, tra vescovi e governo. Il governo, nel documento che regola la “fase due”, permette i funerali, con la presenza dei parenti stretti e con il limite di 15 persone che devono osservare tutte le disposizioni previste per la sicurezza. I vescovi hanno reagito duramente, accusando il governo di aver violato la libertà di culto.

Il governo non governa la liturgia

In effetti fa pensare, tra gli altri, un particolare. Il governo ha deciso che di tutte le cerimonie religiose se ne possa celebrare una sola, il funerale. Ma celebrare un funerale e non una messa è una decisione di natura liturgica. Avevamo pensato, finora, che la liturgia fosse competenza della Chiesa e non del governo. Il governo, in effetti, non dovrebbe dire quali liturgie celebrare, ma stabilire le regole che valgono per tutti e quindi anche per le liturgie. Il governo, tutt’al più, se proprio avesse voluto dare indicazioni specifiche per le manifestazioni religiose, avrebbe dovuto dire che si possono tenere riunioni solo fino a quindici persone, con mascherine, con distanze di sicurezza, eccetera eccetera. Poi tocca ai vescovi decidere quali cerimonie fare, dove e quando e toccherà agli iman decidere come e quando tenere le riunioni di preghiera per i musulmani.

Sono parroco. Posso dire la messa in un funerale?

Provo a fare mente locale. Sono parroco. Muore un mio parrocchiano. Si celebra il funerale. Domanda: posso dire la messa per il funerale? No, non puoi, perché è una messa. Ma la messa fa parte normale di un funerale, rispondo. Dunque posso celebrarla. Il governo non può decidere anche sul come celebrare la liturgia dei funerali. Se invece è sì, allora per quali misteriosi motivi posso celebrare una messa in un funerale – con quindici persone, mascherine, eccetera eccetera – e non posso celebrarla in un normale giorno feriale o alla domenica, per qualche gruppo, in attesa di poterla celebrare per tutti?

A pensar male si fa peccato ma si indovina

A questo punto è lecito pensar male. Si fa peccato, diceva Andreotti, ma si indovina. L’opinione ha provato una profonda commozione di fronte ai molti morti anonimi, ai camion militari che portavano via centinaia di morti. Il governo si è commosso di fronte alla commozione dei cittadini e ha deciso, benignamente, di concedere i funerali. Solo quelli. I funerali fanno opinione, le messe no. Ci chiediamo, sommessamente: non è che per fare il beau geste il presidente del consiglio ha aggiunto una nuova mansione alle molte che già ha e si è autoproclamato ministro del culto?