“Andrà tutto bene”. La speranza delle gemme di primavera dopo il freddo dell’inverno

“Andrà meglio”, “Finirà presto”, “Andrà tutto bene”… Sono un inguaribile pessimista. Ma che vada tutto bene, non si sa. Si sa invece, con certezza, che adesso non va bene. Ma soprattutto non si sa quando e non si sa come andrà tutto bene. Ho cercato di capire qualche concordanza fra questa attesa così forte e così incerta, con la speranza cristiana… Ma non sono riuscito a cavarci gran che. Tu come la vedi?

Per rielaborare situazioni particolarmente dolorose, simili a quelle che stiamo vivendo, è necessario concederci del tempo, così che la furia degli eventi prenda lentamente le distanze dalla nostra vita e ci permetta uno sguardo un poco più oggettivo sulla realtà! Il momento presente non è il più indicato per sottoscrivere pagine né a “lieto fine”, né catastrofiche. Occorre quindi attendere, cercando di muovere i piccoli passi possibili, affidandoci al buon Dio e alle decisioni delle autorità competenti, con senso di responsabilità.

Questa attesa, però, può risultare estenuante per tutti! Si vorrebbe sapere e avere certezze sulle quali poggiare i nostri passi, ma queste tardano ad arrivare. Ci si chiede, allora, un poco smarriti, che ne sarà del futuro, come e se potremo ritornare alla normalità, senza incorrere in rischi ancora più gravi di quelli che abbiamo vissuto.

Attesa del futuro e speranza

Che fare, allora? Come affrontare questa sfida, che fa “tremare i polsi?”. Ma, soprattutto, come integrare questa situazione con la speranza cristiana, senza cedere alle lusinghe dei molteplici venditori di speranze a “basso prezzo”, offerte, ora dalla mondanità, ora da un senso spiritualistico e pseudo cristiano della vita?

Proviamo, allora, a fare un po’ di chiarezza.

La speranza cristiana alla quale ci riferiamo è quella scaturita dalla Pasqua del Signore; bagnata dal sangue e purificata dal dolore e dalla morte di Cristo. Essa è virtù teologale, propria di Dio che ce l’ha resa partecipe attraverso il Battesimo. Questo dono “a caro prezzo”, dunque, ci permette di avere uno sguardo lungimirante sull’esistenza e di sostenere le inevitabili “battaglie” della vita senza mai perdere di vista la meta del nostro andare, serbando nel cuore la certezza che la vita di ciascuno è custodita saldamente dalle mani del Padre.

La speranza non è un polizza assicurativa

La speranza, quella cristiana dunque, non ci tutela dalle sconfitte della vita: essa, infatti, non è “un polizza assicurativa” contro l’incertezza del futuro! Al contrario, tale virtù ci aiuta a guardare la vita a partire dalle “realtà ultime”, cosiddette, “escatologiche” ed eterne, così da accoglierla ed attraversarla anche quando essa rasenta “l’assurdità”.

Ci può aiutare, a questo proposito, un brano tratto dall’enciclica di Benedetto XVI “Spe salvi”:

«Il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino».

Questa è la garanzia per il futuro, la prospettiva dentro la quale guardare e vivere la storia attuale, anche quando è sofferta e straziante, come quella che stiamo attraversando.

Il cristiano, infatti, non chiude gli occhi di fronte alla precarietà del tempo e della storia, ma soffre e teme come tutti. Egli tuttavia non si ferma, sconfortato e deluso, a considerare le proprie croci, ma si sforza di scrutare, alla luce della fede, “il buio di quei sepolcri” per scoprirvi che la Vita ha Vinto per sempre.

La forza, il coraggio e la passione, allora, rinascono come piccole gemme dopo il lungo e freddo inverno.

Questo è il frutto della speranza cristiana!

L’ostrica e la perla

Non avete mai pensato a come si forma la perla racchiusa in un ostrica?

La Perla è un prodotto del dolore, risultato dell’entrata di una sostanza estranea o indesiderabile nell’interno dell’ostrica, come un parassito o un granello di sabbia. Nella parte interna della conchiglia c’è una sostanza brillante detta Madreperla. Quando un granello di sabbia penetra, le cellule della Madreperla cominciano a lavorare e ricoprono il granello con strati e più strati, per proteggere il corpo indifeso dell’ostrica. E così si va formando una bella perla. Un’ostrica che non è mai stata ferita, in un modo o in un altro, non produce perle, perché le perle sono ferite cicatrizzate.

Non sappiamo quando, né come ci verrà donato di scoprire e gustare i frutti di questa purificazione; tuttavia, sappiamo con certezza, che un giorno ci scopriremo di traboccanti doni, frutti del nostro dolore assunto, offerto e trasformato dalla Pasqua del Signore.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *