Erasmus in Tunisia, la storia di Caterina: “Ho deciso di restare nonostante il lockdown”

A causa dell’emergenza Coronavirus, anche i progetti Erasmus sono stati messi in stand by e rimandati a settembre. Molti ragazzi sono ritornati in Italia, in attesa di ripartire, ma c’è anche chi ha deciso di fermarsi lo stesso nel Paese ospitante. È il caso di Caterina Doni, 35 anni, di Bergamo,  al terzo anno della triennale in Lingue e letterature straniere all’Università di Bergamo, che da fine gennaio si trova in Tunisia, a Tunisi. Dopo la triennale in Filosofia a Milano e dopo aver studiato cinema, Caterina ha voluto approfondire infatti la conoscenza delle lingue: inglese, francese ed arabo. “Per praticare al meglio le lingue è necessario andare all’estero. La lingua araba l’ho scelta dopo aver svolto una breve esperienza di tirocinio alla cineteca di Tangeri: mi sono detta che sarebbe stato bello imparare anche questa lingua. Così ho partecipato al bando Erasmus per la Tunisia, e l’ho vinto. Volevo scoprire un altro mondo”. Caterina lavora come proiezionista in un cinema a Bergamo: prende un periodo di aspettativa e parte alla volta del Paese nordafricano. Arriva a Tunisi il 30 gennaio, quando ancora la situazione è tranquilla, ma non riesce a frequentare subito le lezioni: all’Università El Manar è in corso un’occupazione da parte degli studenti (durerà tre settimane) e poi si svolgono gli esami del primo semestre e alla Bourguiba School, nota scuola frequentata da giovani di tutto il mondo per studiare la lingua araba, i corsi di lingua araba sono già iniziati: le tocca aspettare il mese di aprile. La studentessa, appassionata di cinema, trascorre così l’attesa tra lo studio nella biblioteca nazionale della città e la cineteca della Città della cultura. Prima che il Coronavirus faccia la sua comparsa in Tunisia, Caterina riesce a frequentare le lezioni all’università tunisina per tre settimane: letteratura francese, lingua inglese e lingua francese: “i programmi di studio sono più snelli rispetto ai nostri, ci sono meno libri da portare all’esame, ma il livello della lingua è molto più alto, ad esempio gli esami si svolgono senza l’utilizzo di un dizionario”. I primi casi di Coronavirus in Tunisia appaiono ad inizio marzo: si tratta soprattutto di casi importati dall’estero, e la Tunisia comincia a prendere le prime decisioni andando verso il lockdown. Le lezioni all’università vengono sospese ed inizia la quarantena, si può uscire di casa solo per fare la spesa, recarsi al lavoro o per motivi di salute e la sera, dalle 20 alle 6 vige il coprifuoco. “Quasi tutti i ragazzi che erano qui per l’Erasmus – racconta – sono rientrati in Italia e in Europa tra il 20 e il 30 marzo, con i voli di rimpatrio. Non era ancora ufficiale che l’Erasmus sarebbe stato interrotto: speravo che la situazione cambiasse”. Invece poi la notizia, ma la decisione di restare ugualmente in Tunisia: “A Bergamo vivo in un monolocale, di mia proprietà, dove attualmente abita una mia amica, quindi non sarebbe stato possibile viverci in due, e nemmeno andare da mia madre, mettendo in pericolo la sua salute. Inoltre Bergamo era tra le città più colpite, mentre qui la situazione è più tranquilla (al 5 maggio la Tunisia conta 1018 casi e 43 morti, ndr) così ho deciso di restare. Le prime settimane non sono state semplici: non avevo internet a casa, ma solo sul cellulare, con un forfait limitato, quindi non riuscivo a seguire nemmeno le lezioni on line, ma poi sono riuscita ad installare il modem e rimettermi al passo”. Caterina vive con altre due coinquiline, due giovani tunisine, una giornalista e una parrucchiera: “Non volevo condividere l’appartamento con altri italiani o europei per immergermi meglio nella cultura del Paese e nella lingua. Sono due ragazze molto gentili, anche se a volte abbiamo dei problemi linguistici, solo una di loro parla francese. Per il mio compleanno, che è caduto durante la quarantena, hanno fatto una piccola festa a sorpresa, comprandomi una torta con la dedica in arabo”. Ora Caterina sta seguendo on line dei corsi dell’università di Bergamo – l’università tunisina salvo imprevisti a giugno dovrebbe riprendere le lezioni frontali -, che prevedeva di dare a settembre o a gennaio 2021, anticipando quindi questi esami e rimandando quelli riguardanti i corsi che ha iniziato a seguire a Tunisi. “Sono contenta di poter rimanere più a lungo, anche se mi dispiace ovviamente non poter sfruttare questo tempo per studiare l’arabo e il tunisino. Vorrei fare la tesi su una traduzione dal francese all’italiano di sottotitoli di un film tunisino recente. Mantengo la speranza che a luglio alla Bourguiba school riaprano i corsi. L’unica incognita rimane la borsa di studio per l’Erasmus: dovevo fermarmi qui cinque mesi, ma rimarrò fino a marzo 2021”.