Il Covid-19 e le regole. I Navigli sono dappertutto. Anche in Città Alta

“Quando c’è da ringraziare i milanesi per il loro comportamento virtuoso io sono sempre il primo a farlo e mi piace anche. Però ci sono dei momenti in cui c’è da incazzarsi e questo è uno di quelli”, così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il 7 maggio. Molta gente, ampiamente mischiata, senza mascherine aveva invaso allegramente i Navigli, in barba a tutte le disposizioni vigenti.

Un breve giro in Città Alta. Molti senza mascherine

Ho voluto fare una mia piccola, personale verifica. In omaggio alla nobile incazzatura di Sala, nello stesso giorno, ho fatto un giro in Città Alta, Bergamo, la città “più colpita dal virus”, secondo il mantra che tutti ci hanno ripetuto fino alla sfinimento. Tardo pomeriggio. Parto da via Lupo, passo al lavatoio. Cinque ragazzi stanno parlando, uno di loro non ha la mascherina. Scendo da via s. Giacomo, semideserta. Arrivo agli spalti delle mura vicino a porta s. Giacomo. Su tre panchine sono sedute tre coppie di ragazzi, assai vicini gli uni agli altri. Nessuno dei sei porta la mascherina. Risalgo le mura, discretamente frequentate. Una decina circa di persone non ha la mascherina. Andando dalla cittadella a Piazza Vecchia mi impegno in un conteggio più preciso. Incrocio una quarantina di persone: un po’ meno di venti non hanno la mascherina o l’hanno in mano o l’hanno abbassata sotto il mento. Forse alcuni hanno la distanza giusta e si liberano dall’impiccio. Forse.

Ma allora, i Navigli sono ovunque. Si vedono un po’ meno, sono un po’ meno pericolosi perché la folla è un po’ più sparpagliata. Ma sono proprio ovunque.

Abbiamo già incominciato a dimenticare

Con una considerazione amara. Quando abbiamo paura siamo rigorosi e osserviamo le regole. Quando la paura passa – la paura soltanto, non il pericolo: quello resta – allora mandiamo alla malora le regole. Il guaio, però, è che se accettiamo di vivere in una comunità civile, le regole sono necessarie. Se dobbiamo avere paura per osservare le regole, vuol dire che non siamo cittadini, siamo degli avventizi che usano la società ma non la vivono e ancora meno la rispettano.

Se è così, come possiamo dire che “niente sarà come prima” se, mentre siamo ancora in pandemia, abbiamo già incominciato a dimenticare? Che cosa ricorderemo tra un anno, tra due anni?

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