Fase 2, è il tempo delle scelte: ognuna disegna il futuro e plasma la forma del mondo

“Non ci è permesso scegliere la cornice del nostro destino. Ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro” scrive Dag Hammarskjold, diplomatico svedese, premio Nobel per la pace nel 1961. Non ci saremmo aspettati di vivere questo tempo di pandemia, e neppure di sperimentare il carico di dolore, inquietudine e incertezza che ha portato con sé. Ma ciò che scegliamo di farne, d’ora in poi, dipende da noi e riflette ciò che siamo.

Ognuno di noi dovrà compiere molte scelte

Abbiamo già capito che ci vorrà parecchio filo per ricucire tutti gli strappi che gli ultimi due mesi hanno lasciato nel tessuto della nostra anima. Ci vorrà tempo per riparare tutti i buchi che ora troviamo nella rete degli affetti, delle relazioni, nei sistemi della vita economica, politica, sociale e culturale. Ognuno di noi dovrà compiere molte scelte, piccole e grandi, ognuna delle quali avrà ricadute importanti. Ciascuna peserà sulla nostra vita personale e su quella della comunità cui apparteniamo: contribuirà a comporre uno dei molti possibili scenari futuri.

Non conosciamo ancora le regole di questo nuovo mondo post-coronavirus. La sensazione più diffusa resta l’insicurezza. Saremmo tentati di lasciarle tenere le briglie, come se avesse il potere di determinare il nostro cammino, ma commetteremmo un errore, prima di tutto contro noi stessi e la nostra vocazione, qualunque essa sia.

La nostra casa era un rifugio sicuro

La nostra casa in qualche momento del lockdown ci è sembrata costrittiva ma era pur sempre un rifugio “sicuro”, in cui, in linea di massima, era possibile farsi portare ciò di cui avevamo bisogno.  Ci sentivamo soli, ma potevamo restare continuamente connessi al mondo esterno attraverso la rete. Ora siamo più liberi, ma spesso ci ritroviamo tormentati dal timore quando arriva il momento di uscire di casa. Non sappiamo bene come conciliare il desiderio di tornare alla normalità – alla vita di prima, se fosse possibile – con i rischi del presente, l’urgenza di portare avanti attività e progetti, le necessità materiali.

Il problema della fiducia e degli scenari da disegnare

I decreti del Governo diventano gradualmente meno costrittivi, lasciando spazi più ampi alla gestione individuale, senza però garantirci di poterci fidare di noi stessi, degli esperti, dei governi, e neanche delle persone che incontriamo per strada. Spesso siamo tentati di non farlo: contiamo addirittura le persone che incrociamo a volto scoperto,  quelle che a nostro giudizio escono senza motivo, le rimproveriamo, puntiamo il dito accusatore. Le sirene delle ambulanze si sono diradate, ma noi compensiamo ricominciando con la vecchia abitudine di schiacciare con vigore il clacson se l’auto davanti a noi ha un attimo di esitazione. Forse però critichiamo e suoniamo più forte proprio per sentirci meno vulnerabili.

Ricomporre il mondo, con la bellezza delle crepe

Anche in questi casi la scelta ce l’abbiamo. Ogni volta che incrociamo uno sguardo dietro la mascherina potremmo provare a pensare allo scenario da disegnare. Potremmo magari farci aiutare dai maestri dell’arte giapponese del kintsukuroi, che si dedicano a guarire le ferite dell’anima come quelle dei vasi, riempiendole di un metallo prezioso e lasciando in vista le riparazioni: “la ceramica è fragile, forte e bella, come le persone. Allo stesso modo la nostra vita può rompersi ma anche ricomporsi, se sappiamo come fare”. E un’opera ricostruita “è a sua volta simbolo di fragilità, forza e bellezza”. Nessuno ci restituirà il mondo tutto intero, non sarà più com’era prima. Qualcuno dice già che sarà peggiore, ma non c’è niente di predeterminato. Ci auguriamo davvero che – eliminata la pandemia – possa essere, come auspica Papa Francesco “più umano e più fraterno”. Sta (anche) a noi, alle nostre scelte, piccole e grandi, plasmare la forma che avrà quando lo avremo ricomposto, ognuno per ciò che può, lasciando in vista le proprie crepe.

(Nella foto particolare di un’installazione di “Street kintsugi” di Rachel Sussman, artista che ripara le strade delle città con l’oro)