Questa settimana sono ripartite le messe nelle nostre parrocchie dopo la lunga quarantena per il coronavirus. Questo resta comunque ancora un momento fertile per riflettere, progettare, ripensare, in particolare in ambito culturale. Ci sono tanti modi per valorizzare il nostro ricco “patrimonio immateriale” a servizio delle attività parrocchiali. Se ne parla in questo approfondimento su uno dei laboratori tenutisi durante l’ultimo incontro diocesano di pastorale della cultura a gennaio. Vi invitiamo come sempre a consultare anche la pagina di Colloquies per altri aggiornamenti e approfondimenti.
Nel libro degli Atti degli Apostoli, al capitolo 17, Paolo si reca ad Atene dove affronta il problema della mediazione culturale: portatore di un messaggio nuovo con radici nella cultura giudaica deve farlo interagire con un’altra cultura, che ben conosce.
Il suo primo discorso, capolavoro di retorica, attinge perciò dalla cultura locale e inizia citando quei poeti greci che avevano già scritto nei loro inni che l’uomo è di stirpe divina, per porre poi l’attenzione sull’altare al dio ignoto, per i greci destinato solo a scongiurare offese di eventuali altre divinità, e che invece Paolo coglie come occasione per parlare di questo Dio che ha resuscitato Gesù dalla morte. La novità dell’annuncio evangelico è introdotta così a partire dalla cultura degli interlocutori, anche se questo approccio non è privo di fatiche.
Ci troviamo oggi in una situazione molto simile a quella di Paolo e viviamo quotidianamente la fatica di trasmettere il messaggio evangelico dentro la nostra attuale realtà.
L’Ufficio per la Pastorale Universitaria lavora, ad esempio, in un contesto molto vasto e in continua espansione, dove spesso l’aggettivo “cattolico” provoca una reazione di presa di distanza. Un’agorà, come quella delle città greche, dove le persone provengono da tutte le parti del mondo, da tutte le culture, da diverse tradizioni religiose e con cui entrare in dialogo non è sempre facile. La cultura, però, è un punto di incontro verso il quale tutti convergono, al quale tutti sono interessati: il racconto dell’esperienza della nostra grande eredità culturale già da solo è capace di suscitare domande che creano un dialogo e portano contaminazioni imprevedibili. Obiettivo principale delle attività è quindi la mediazione culturale cristiana. Negli incontri “Sulla soglia”, ad esempio, si cerca di far dialogare posizioni diverse, spesso non omogenee, dal cui confronto, a partire dalle domande dei ragazzi, emerge la preziosità di un tema che riguarda tutti: le posizioni sui cambiamenti climatici, il nazionalismo e il sogno europeo, l’identità e le differenze culturali, la libertà e la partecipazione, la legalità e le mafie, l’identità e le differenze di genere.
Anche per la Jobs Academy di San Paolo d’Argon, un’esperienza di formazione post diploma con focus sul lavoro, l’impegno è simile: gli studenti sono di ogni provenienza e la sfida quotidiana è aiutarli nello scoprire il proprio talento e la propria vocazione.
“Opera senza scopo di lucro di matrice cattolica […] il nostro scopo è promuovere la realizzazione integrale della persona accompagnandone e sostenendone attraverso l’acquisizione piena dei criteri per l’azione personale la naturale propensione al compimento di sè il cui vertice è la libertà intesa come piena soddisfazione dei propri desideri”, parole dallo statuto, a cui concretamente ci si rifà nella creazione della proposta educativa formativa. Per tutte le classi è previsto un corso di pensiero critico, che li aiuta a guardarsi non solo come persone che apprendono in modo meccanico ma come persone che scoprono chi sono, scoprono il loro talento e ci lavorano sopra. Il corso di pensiero critico scatena in loro il senso religioso, le domande profonde. La sfida quotidiana è quella dell’annuncio di un dio che ormai non si conosce più, sapendo che è sempre possibile a partire dalla loro interiorità e che il lavoro è un campo culturale interessante perchè li incontra e li ingaggia.
L’essenza del Centro Culturale San Bartolomeo, che quest’anno festeggia i 50 anni, è rintracciabile invece in un passaggio della Dei verbum: “Dio parla agli uomini come ad amici, si intrattiene con loro per invitarli ed ammetterli alla comunione con sè”. Il centro è a servizio di questo dialogo attraverso un fare cultura che è educazione permanente, capacità di cambiare e di lasciarsi interrogare, di riflettere e scoprire.
Punto che ritorna in tutte e tre le esperienze è la ricerca, le domande che tutti noi abbiamo dentro: la cultura offre l’occasione perché queste domande si incontrino tra di loro e insieme cerchino la verità. La sfida è essere capaci di cogliere la domanda di senso delle nuove generazioni e suscitare la ricerca. La testimonianza, che è stata importantissima per la fede, ora è fondamentale anche per la cultura.