Gli oratori di Scanzorosciate sono pronti per la “Summerlife”, fondamentale il lavoro di rete e la cooperazione

Parola d’ordine: collaborazione. È ciò che emerge dal comunicato emesso, lo scorso 20 maggio, dai vescovi lombardi, in cui viene spiegato come, questa estate, gli oratori e le altre realtà ecclesiali dovranno fare rete con le istituzioni civili del territorio. Non ci sarà spazio, causa Covid, per il Cre-Grest tradizionale, ma le esigenze ricreative dei bambini e degli adolescenti non verranno disattese. Linee guida, quelle episcopali, pensate, appositamente, per la situazione particolare che la Lombardia (e il resto d’Italia) sta vivendo e che riscontrano il parere positivo di don Sergio Armentini, curato, da tre anni, presso gli oratori di Scanzorosciate.

«Il comunicato emesso dai vescovi, attraverso il progetto “Summerlife”, mi trova totalmente d’accordo – afferma don Sergio –. Innanzitutto, perché non tradisce le aspettative dei più giovani, in quanto, nel documento, viene esplicitamente affermato come non mancheranno, nei confronti dei nostri ragazzi, proposte di vita buona; è importante sottolineare, inoltre, come l’idea di fare cooperazione con le realtà civili del territorio sia qualcosa di profondamente funzionale e positivo, soprattutto in un momento di emergenza e smarrimento come quello che, purtroppo, stiamo vivendo. Del resto, cooperare è importante anche perché significa, in primis, corresponsabilità sociale e l’esortazione dei vescovi a fare rete con gli altri enti è, da un punto di vista cristiano ed evangelico, qualcosa di normale, che ha a che fare con la carità».

Entro il 15 giugno verrà firmato, dalla parrocchia, dal Comune e dalle realtà sportive di Scanzorosciate, un  patto di convenzione, volto all’organizzazione della stagione estiva. «Il programma è, in realtà, ancora in cantiere – dice il sacerdote –, ma, dopo una serie di riunioni, effettuate con il Comune e con gli educatori, posso dire che parte della pianificazione è già stata confermata». Una progettualità che risente delle direttive governative e regionali. «L’atto governativo del 15 maggio illustra come, nei Cre, solo i maggiorenni possono ricoprire la carica di animatore – spiega don Sergio –. Qui, ovviamente, è sorto il primo problema: come gestire gli adolescenti, dai 14 ai 17 anni compresi, che, annualmente, animano i ragazzi più giovani? In accordo con il comune e con le associazioni sportive (Usd Scanzorosciate Calcio e Asd Tribulina Gavarno 1973), si è pensato, dunque, di creare tre gruppi in base all’età, ovvero una prima fascia che comprendesse i bambini di 6 anni, una seconda, dai 7 ai 13, e un’ultima fascia che raggruppasse gli adolescenti (14-17 anni). Il comune ci ha chiesto di prenderci cura delle ultime due fasce. A tal proposito, c’è da dire, a onor del vero, come Regione Lombardia, con l’ordinanza 555 del 29 maggio, abbia poi concesso, ai ragazzi di 16 e 17 anni, di poter fare gli animatori nei centri estivi. Rimangono quindi esclusi, da questa possibilità, i quattordicenni e i  quindicenni. A causa di ciò, si è preferito, almeno per il momento, rispettare, comunque, la divisione anagrafica iniziale e proporre ai due gruppi programmi distinti: al primo dei due, seguendo le disposizioni del comunicato diocesano, verrà offerta una “ricreazione diffusa”, che vedrà l’utilizzo di spazi occupabili, come i nostri quattro oratori (Scanzo, Rosciate, Negrone e Gavarno Vescovado), gli impianti sportivi e, probabilmente, gli edifici scolastici, interni ed esterni».

Diversa, invece, la proposta per il secondo gruppo, quello che include i ragazzi più grandi. «Le attività non saranno quotidiane – afferma il curato –, ci sarà qualche iniziativa aggregativa-formativa un paio di volte a settimana. Gli spazi verranno valutati a seconda delle iscrizioni». Il Comune di Scanzorosciate, qualche settimana fa, ha inviato alle famiglie un questionario, per capire quante avessero realmente intenzione di iscrivere i propri figli al progetto ricreativo di quest’anno: delle 400 che hanno risposto, 200 si sono rivelate interessate al programma. «Ci rallegra questa possibile partecipazione – dice don Sergio –, ma, allo stesso tempo, ci mette un po’ in allarme. L’impossibilità, da parte degli adolescenti di quattordici e quindici anni, di animare il Cre apre la porta infatti a una serie di problematiche, dato che, l’anno scorso, abbiamo avuto 180 animatori e quasi 500 utenze. Ma, forse, prima di fasciarsi la testa, è bene capire quali saranno i numeri reali di quest’anno». Il “Cre diffuso” inizierà, probabilmente, la prima settimana di luglio.

«Il Comune provvederà a garantire qualche suo educatore – spiega don Sergio –. Oltre a ciò, penserà anche alla parte burocratica, soprattutto quella di raccordo con l’Ats, in modo che tutto potrà essere pulito, igienizzato, agibile, sicuro e, quindi, a norma. Quella che ci aspetta sarà un’estate atipica, caratterizzata da piccoli luoghi da connettere e curare e, per fare ciò, avremo bisogno di tanti attori, impegnati a recitare in un unico copione: animatori ed educatori, ma anche allenatori, genitori, insegnanti e volontari. L’idea, come ci suggerisce “Summerlife”, non è quella di appesantire la realtà, ma, al contrario, di offrire tutti gli strumenti possibili per riappropriarsene. Questo è ciò che più mi auguro, assieme alla volontà di poter organizzare il miglior Cre possibile. Una speranza che poggia sulla fiducia che ripongo nei miei animatori, ai quali sto dicendo di distruggere gli schemi passati, ma di conservare le competenze e l’entusiasmo di sempre». Un entusiasmo che sembra destinato a non esaurirsi.

«La vita dell’oratorio è stata un po’ sconvolta e, in un primo momento, è stato difficile accettare il cambiamento – riflette Elena Ravasio, 19 anni, animatrice Cre e studentessa di Lingue e culture orientali, presso l’Università degli Studi di Bergamo –, ma ci siamo subito rimboccati le maniche per far sì che questa situazione non fosse concepita come una sconfitta, bensì come un’opportunità. Abbiamo fatto leva sullo spirito di gruppo e su tutte quelle persone che sono parte integrante della nostra comunità, al fine di trovare un’alternativa valida al Cre tradizionale». Un parere condiviso anche da Anna Cucchi, 19 anni, studentessa di Scienze dell’educazione presso l’Università di Bergamo e, anche lei, animatrice Cre: «Ciò che mi inquieta di più, è la presenza della mascherina, perché nasconde il volto dei bambini e dei ragazzi e ne cela il sorriso. Ciò mi mette ansia, perché è la prova fisica ed evidente che ci troviamo in una situazione bizzarra e anomala. Ma proprio da qui nasce la sfida, volta al ripensamento dei vecchi schemi precostituiti, in modo che l’empatia e le dinamiche relazionali non muoiano».

Una battaglia che va combattuta un passo alla volta, con gli occhi fissi sul presente: «Le responsabilità aumenteranno e gli imprevisti potranno capitare, ma vivremo questa esperienza giorno per giorno – affermano, all’unisono, le due giovani –. Desideriamo che la paura, alla fine, diventi speranza e che, anche quest’anno, il Cre possa essere motivo di gioia e serenità per i nostri ragazzi e le loro famiglie, così da poter lasciare un segno, ancora una volta, nei loro cuori». Un desiderio che è anche quello di don Sergio: «Le perplessità ci sono, inutile negarlo; dalla carenza di risorse economiche alla precarietà della situazione che stiamo vivendo, fino alla paura di rimanere soli. Ma è anche vero come tutte le crisi e le emergenze, alla fine, facciano emergere sempre il peggio e il meglio dell’uomo, i suoi “estremi”, se così si può dire. E l’agire estremo del cristiano è la carità incondizionata. L’essere Chiesa viva, in questo Cre 2020, significa, quindi, tornare all’essenziale e, nonostante le asperità, non demordere. Solo in questo modo e grazie alla collaborazione fra uomini di buona volontà potrà farsi largo la Provvidenza».