Il Covid-19 è arrivato anche in Malawi. E sono guai


Tra tante domande e poche risposte, il Malawi sta vivendo l’esperienza del Covid-19. Con la popolazione locale totalmente impreparata e smarrita dinanzi alla pandemia: «Chiusi nelle nostre capanne moriremmo di fame – dicono -. È il nostro lavoro quotidiano di sussistenza che ci permette di arrivare al giorno dopo…».

I contagi sono pochi. La situazione è grave


Nonostante nel Paese i numeri del contagio siano ancora limitati (547 positivi, 6 decessi), la via della quarantena è difficilmente percorribile in Malawi.
«Il virus si è diffuso a maggio con il rientro dei lavoratori dal Sudafrica – testimonia padre Piergiorgio Gamba, missionario monfortano in Malawi -. È stato impossibile controllarne il rimpatrio e metterli in quarantena. A centinaia li avevano rinchiusi, come rifugiati, nello stadio di Blantyre, sono scappati per tentare di tornare a casa. Rintracciarli è complicato, come anche il controllo della pandemia».
Il Paese è allo sbando. E il senso di smarrimento è amplificato dal fatto che il 23 Giugno in Malawi dovrebbero tenersi le elezioni presidenziali per risolvere gli imbrogli elettorali dello scorso anno, quando la Commissione Elettorale, che doveva garantire la trasparenza, aveva svenduto i risultati a favore dell’ex presidente Peter Mutharika, che ora si trova ancora a guidare la campagna elettorale.

La difficile situazione politica


«È difficile prevedere cosa potrà accadere da qui al giorno delle elezioni – prosegue il 68enne di Ubiale -. Le scuole sono chiuse e questo aumenta il vagabondaggio di milioni di ragazzi. Gli ospedali hanno beneficiato degli aiuti dall’estero, ma la struttura sanitaria, fatiscente, è totalmente impreparata».
Dal canto loro, le varie Diocesi tentano costantemente la strada del dialogo, attraverso incontri con i vari leader politici e campagne di formazione. Ma la povertà del Paese è troppo grande. L’economia, di sopravvivenza, comincia a risentire di questi spasmi. E le paure maggiori sono la svalutazione della moneta e la perdita dei pochi posti di lavoro.
«Non abbiamo il coraggio di dircelo, ma sappiamo che con la prossima stagione, quando comincerà l’inverno africano, la pandemia toccherà il picco pure qui. E sarà come nei mesi dell’Ebola, dell’Aids o del Colera. Quando la fame era così aggressiva da mangiarci vivi, proprio come fa il leone».
In Malawi dal 1976, padre Piergiorgio opera principalmente a Balaka, dove 25 anni fa ha anche avviato una stamperia ed un giornale. E nella sua missione, nonostante l’incedere della pandemia, le attività procedono. Al passo con i tempi.

Padre Gamba e la sua stamperia


«La stamperia dei Monfortani produce opuscoli e poster in lingua locale per favorire l’informazione sul Covid-19 – spiega padre Piergiorgio, superiore e direttore del Montfort Media -. Lo stesso impegno è promosso dalla nostra Televisione Luntha. Nella scuola di cucito della missione, fabbrichiamo mascherine da distribuire gratuitamente. Insieme a qualche sacco di grano e del sapone. Lo stesso dono vorremmo portarlo dentro alle prigioni, per salvare i carcerati dalla fame e dall’infezione che potrebbe esplodere a causa del pauroso sovraffollamento. Inoltre, un grande segno di speranza viene dagli aiuti giunti tramite il 5xmille della Caritas Italiana. E dalla presenza della Sant’Egidio e dei volontari della COOPI (Cooperazione Internazionale), che, oltre a tenere aperti ospedali e orfanotrofi, distribuiscono pasti ai più poveri e organizzano centri di analisi del virus».
Nell’insieme, il quadro della situazione del Malawi è estremamente complesso. Ma l’eco degli sforzi attuati in Italia per contrastare il Covid-19 è arrivato anche in quest’angolo d’Africa.
«I vostri dottori che hanno dato la loro vita negli ospedali, i preti che lasciano le chiese per essere vicini agli ammalati, i maestri che invece della lavagna usano i computer per preparare gli esami e gli operai che chiedono solo di poter lavorare. La lezione che abbiamo imparato è di non arrendersi mai. Per la prima volta ci siamo sentiti uguali a voi: lo smarrimento dei ragazzi senza scuola, il lamento degli operai a casa dal lavoro e le lacrime degli anziani. Con l’unica differenza che la vostra storia di questi mesi per l’Africa è la vita quotidiana. In ogni villaggio del Malawi e in tutte le stagioni dell’anno».