Il ragazzo e il professore: una banconota lasciata per un vaso rotto diventa un messaggio di speranza

Una banconota lasciata per un vaso rotto con una pallonata da un undicenne diventa un messaggio di speranza per tutti

Un ragazzo di 11 anni con una pallonata colpisce il vaso e danneggia la pianta del vicino di casa. Non scappa, sente il dovere di lasciare un biglietto: “Buongiorno, mi scusi per la pianta: l’ho colpita accidentalmente con un pallone da calcio. Ecco 5 euro per il danno”. Giovanni Grandi, docente di filosofia all’università di Trieste, viene a conoscenza del gesto e decide che “il prossimo corso di etica politica non potrà che partire da qui”.
I media, social per primi, lanciano il 18 giugno la notizia che nel cielo carico di nubi dell’informazione è come uno sprazzo d’azzurro. “La speranza non è morta” è uno dei commenti che accompagnano la notizia. La speranza viene dai due protagonisti del racconto: il ragazzo e il professore.
Il primo, con la spontaneità e l’onesta intellettuale che i piccoli spesso rivelano di avere più degli adulti ammette la sua responsabilità, si scusa per il danno, rimedia. Il professore coglie al volo il valore del messaggio e lo traduce in una scelta professionale.
Proviamo ad accostare questi gesti e questi linguaggi a quelli che, intrisi di arroganza e di presunzione, la cronaca offre nel riferire della vita della società, della politica e perfino delle istituzioni. Non è un ingenuo, non è uno sprovveduto il ragazzo del biglietto di scuse e della banconota da cinque euro. Non si scherza con i ragazzi liquidando i loro comportamenti come se fossero infantilismi e ingenuità. I ragazzi pensano, capiscono, scelgono se, di fronte a un vaso rotto, essere “furbi” e fuggire oppure essere onesti e scrivere un biglietto lasciando ciò che in quel momento hanno in tasca.
Sono loro che insegnano.
C’è un professore di etica politica, Giovanni Grandi, che comprende il valore del gesto e del messaggio e decide di portare nelle aule universitarie, là dove si formano le future classi dirigenti, l’insegnamento di un ragazzo. E così sarà un professore di 11 anni a salire in cattedra.
Nella sorprendente alleanza educativa tra un undicenne e un docente ci si chiede quale possa essere il filo che ha unito le due risposte.
Tra le molte riposte possibili c’è filo della coscienza, c’è il legame invisibile che ha messo “misteriosamente” in comunicazione un ragazzo e un professore. Nessuno dei due avrebbe potuto immaginare che un pallone, dopo aver colpito e danneggiato un vaso e una piccola pianta, diventasse un goal mediatico, entrasse in un’aula universitaria, diventasse un richiamo all’onestà, alla responsabilità al rispetto dell’altro e dei suoi beni.
Le nuvole nere dell’informazione si sono rinchiuse su quel piccolo sprazzo d’azzurro ma è bastato che, come altri, apparisse per qualche minuto per dire che sopra le nuvole c’è ancora il cielo.

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