Papa Francesco: “Cerchiamo Dio nel volto dei poveri”. Sette anni dopo la visita a Lampedusa

"Il benessere ci porta alla globalizzazione dell'indifferenza: non ascoltiamo le grida degli altri"

“Protesi alla ricerca del volto del Signore, lo possiamo riconoscere nel volto dei poveri, degli ammalati, degli abbandonati e degli stranieri che Dio pone sul nostro cammino”. A ribadirlo è stato il Papa, che nell’omelia della messa celebrata oggi nella Cappella di Casa Santa Marta, alla presenza del personale della sezione rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, in occasione del settimo anniversario del viaggio a Lampedusa, ha lanciato un appello alla conversione, sulla scorta del profeta Osea. “La ricerca del volto di Dio è motivata da un anelito di incontro personale con il Signore,  un incontro personale, un incontro con il suo immenso amore e la sua potenza salvifica”, ha spiegato Francesco: “I dodici apostoli, di cui ci parla il Vangelo di oggi, hanno avuto la grazia di incontrarlo fisicamente in Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato. Lui li ha chiamati per nome, ad uno ad uno, guardandoli negli occhi; e loro hanno fissato il suo volto, hanno ascoltato la sua voce, hanno visto i suoi prodigi”. “L’incontro personale con il Signore, tempo di grazia e di salvezza, comporta la missione”, la consegna del Papa: “Questo incontro personale con Gesù Cristo è possibile anche per noi, discepoli del terzo millennio. E questo incontro diventa anche per noi tempo di grazia e di salvezza, investendoci della stessa missione affidata agli apostoli”. “Incontro e missione non vanno separati”, ha aggiunto a braccio.

La cultura del benessere ci rende insensibili

La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza”. Sette anni dopo il suo primo viaggio fuori dal Vaticano, Papa Francesco ha ripetuto le parole pronunciate a Lampedusa, l’8 luglio del 2013. Nell’omelia della messa celebrata oggi nella cappella di Casa Santa Marta, nel settimo anniversario del suo viaggio apostolico, davanti ad un numero ristretto di partecipanti – il personale della sezione rifugiati del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale – imposto dalle restrizioni legate all’emergenza sanitaria in corso, il Papa è partito dall’imperativo del Salmo 104  per spiegare che la ricerca costante del volto del Signore “costituisce un atteggiamento fondamentale della vita del credente, che ha compreso che il fine ultimo della propria esistenza è l’incontro con Dio”. “La ricerca del volto di Dio è garanzia del buon esito del nostro viaggio in questo mondo, che è un esodo verso la vera Terra Promessa, la Patria celeste”, ha garantito Francesco: “Il volto di Dio è la nostra meta ed è anche la nostra stella polare, che ci permette di non perdere la via”. Il popolo d’Israele, descritto dal profeta Osea nella prima lettura di oggi, “all’epoca era un popolo smarrito, che aveva perso di vista la Terra Promessa e vagava nel deserto dell’iniquità”, ha fatto notare il Papa: “La prosperità e l’abbondante ricchezza avevano allontanato il cuore degli Israeliti dal Signore e l’avevano riempito di falsità e di ingiustizia”. “Si tratta di un peccato da cui anche noi, cristiani di oggi, non siamo immuni”, il monito di Francesco.