In Alta Val Brembana “SummerLife” si sviluppa tra 12 zone e 5 Comuni, un gran lavoro di rete che ha alla base fiducia e voglia di mettersi in gioco

«La partenza è stata complicata e il percorso, nel suo complesso, non appare certo semplice. Ma abbiamo deciso di rispondere alle difficoltà attraverso impegno e speranza e questo nostro entusiasmo sembra stia già dando i suoi frutti».

A parlare è don Andrea Mazzoleni, alla guida, dallo scorso ottobre, delle parrocchie di San Martino (Piazza Brembana e Lenna), San Michele (Valnegra) e San Mattia apostolo (Moio de’ Calvi); anche lui, come tanti altri sacerdoti, ha dato il via a «Summerlife», il progetto pensato dai vescovi lombardi per supplire alla mancanza, causa pandemia di Coronavirus, del Cre-Grest tradizionale e in cui viene spiegato come, questa estate, gli oratori e le altre realtà ecclesiali dovranno fare rete con le istituzioni civili del territorio.

Un nuovo modo di pensare il tempo libero, per non lasciare soli i più giovani (e le loro famiglie), che è iniziato, per don Andrea, lunedì 6 luglio. «Spinti dalla Diocesi e supportati dal consiglio pastorale e dall’équipe educativa, abbiamo accolto a braccia aperte “Summerlife” – racconta don Andrea –, del resto, lo stesso vescovo di Bergamo ci aveva già raccomandato come, questa estate, avremmo dovuto farci segno per le nostre comunità. Per me, appena arrivato in Alta Valle Brembana, è stato come vivere una novità all’interno di una novità più grande e il tutto ha assunto i caratteri di una vera e propria avventura». Un’avventura nata guardandosi negli occhi. «Durante le prime settimane del mese di giugno, mi sono confrontato con i gruppi parrocchiali – spiega don Andrea –. Ci siamo detti che, per prima cosa, avremmo dovuto capire se, all’interno delle nostre comunità, c’era effettivamente la necessità di dare vita a “Summerlife”. Allo stesso modo di altri oratori della bergamasca, dunque, pure noi abbiamo inviato alle famiglie un questionario, per sapere il loro parere. Dal responso, è risultato chiarissimo come, nonostante norme e divieti, i genitori desideravano, fortemente, un momento particolare per i propri ragazzi, in modo che potessero vivere in spensieratezza e allegria l’estate. Una volta accertato questo bisogno, abbiamo cominciato a fare la conta delle forze disponibili, dei possibili animatori, ricevendo l’adesione da parte di una ventina di ragazzi (18 maggiorenni e 7, fra i 16 e i 17 anni)».

Un’adesione che ha donato speranza e che ha permesso, nonostante le tempistiche stringenti, di far partire il progetto. «La formazione, rispetto a quella dei Cre passati, è stata effettuata in tempi brevi – afferma don Andrea – Quest’anno, in due settimane abbiamo preparato tutto, scegliendo anche, all’interno dei maggiorenni, due coordinatori che mi aiutassero nell’organizzazione. Abbiamo poi incominciato la collaborazione con i comuni e i loro assessori, che ci hanno garantito l’utilizzo di determinati luoghi e stanziato un contributo economico». Dodici (distribuite in cinque comuni) le zone individuate dalle amministrazioni e da don Andrea per sviluppare “Summerlife”, per un totale di 111 iscritti. «Abbiamo pensato di suddividere i ragazzi, delle elementari e delle medie, in base al loro paese di provenienza – dice don Andrea –, sia per una questione economica, sia per uniformarci al tema scelto dai vescovi, ovvero conoscere e vivere il proprio territorio. Ma anche perché fino a circa un mese fa i pullman potevano essere riempiti non oltre il 60%. I due gruppi stanziati a Lenna usufruiscono del teatro e della scuola elementare, i cinque gruppi di Piazza Brembana, invece, utilizzano le strutture parrocchiali e, in caso di pioggia, la palestra comunale, mentre i due gruppi a Valnegra possono contare sul campetto, la scuola media e il sagrato della chiesa. Ci sono, inoltre, tre gruppi a Roncobello (presso l’ex scuola elementare del paese e presso il campo sportivo). Per ora, non c’è nessun gruppo a Moio, ma il Comune, nel caso, ci ha comunque dato la possibilità di usare il campetto di calcio».

Diverse le attività all’interno di “Summerlife” che, in linea con la tradizione dei classici Cre-Grest, durerà quattro settimane. «Il programma proposto occupa quattro ore pomeridiane (dalle 14 alle 18) e va dal lunedì al giovedì – illustra don Andrea –. Abbiamo deciso di escludere il venerdì per due motivi: primo, per far sì che la settimana non gravasse troppo sulle spalle degli animatori (che, quest’anno più che mai, si trovano a dover coordinare le giornate in maniera quasi del tutto autonoma); secondo, perché immaginiamo, più avanti, di dedicare il venerdì ai quattordicenni e ai quindicenni che, causa disposizioni governative, quest’anno non possono ricoprire il ruolo di animatore. Ogni gruppo, ogni giorno, svolge diverse attività: non solo laboratori manuali e musicali, ma anche piscina, canoa, camminate in montagna, biciclettate sulla nostra bella ciclovia, tiro con l’arco, gite ai maneggi, tornei di pesca sportiva e anche quello che a me piace chiamare “caccia allo Spirito”, ovvero il gioco che conclude il momento di preghiera; una sorta di caccia al tesoro dove ciò che bisogna trovare è qualcosa legato alle nostre chiese o alla fede cristiana in generale. Penso al momento ludico denominato “I soliti ignoti”, dove, tramite appositi indizi, i ragazzi devono andare alla ricerca di un personaggio misterioso che, di solito, è un personaggio caratteristico e particolare del paese. È un modo, anche questo, per ridare vitalità al territorio e alle persone “storiche” che lo abitano. Devo dire che la prima settimana, nonostante un po’ d’ansia e qualche preoccupazione, è andata molto bene. A dimostrarlo, innanzitutto, il numero d’iscritti: non troppo distante da quello degli anni passati. Inoltre, diversi genitori, che avevano scelto di far partecipare i loro figli solo le prime due settimane, mi hanno contattato per prolungare la loro presenza fino alla fine di “Summerlife”. Ma la positività si riscontra anche negli animatori che, nonostante il carico di lavoro, si dicono contenti».

Certo, le fatiche e i punti critici non mancano: «Le paure, soprattutto all’inizio, non sono mancate – spiega don Andrea –. Innanzitutto, temevamo che non ci fosse partecipazione e, quindi, che il progetto non avrebbe potuto concretizzarsi. Poi, è sorta pure la paura di non essere all’altezza delle norme previste, di non riuscire a tenere tutto sotto controllo. L’organizzazione, del resto, è stata complicata: ogni gruppo, ciclicamente, doveva (e deve) pensare qualcosa di diverso, come se ci fossero 12 “Summerlife” differenti. I gruppi WhatsApp, comunque, hanno sostituito gli avvisi e i memo cartacei: il contatto coi genitori è diretto e, anche loro, possono darci una mano. Ogni giorno, mi auguro non succeda nulla di grave e che tutto vada per il verso giusto. Ma la revisione fatta nello scorso fine settimana ci ha aperto gli occhi sui tanti aspetti positivi di questo insolito Cre: l’obiettivo è rendere felici ragazzi e famiglie, è questo il sentiero da prendere». Un sentiero, in questo periodo storico, che non può fare a meno della fiducia. «È chiaro che l’esperienza di quest’anno non può essere minimamente paragonata ai Cre-Grest degli anni passati – riflette don Andrea –. Le famiglie sono consapevoli di ciò, ma ci ringraziano comunque, perché sono contente di quello che, nonostante le asperità e le distanze, stiamo facendo per i loro figli. Anche i villeggianti sono felici: da tempo, non sentivano un vociare così “diffuso” per le vie del paese. Bisogna essere in grado di fidarsi e affidarsi: ai nostri ragazzi e alla nostra comunità. Non tutto è male e, nei limiti della legge e del buon senso, è necessario saper osare, così da ritornare a prenderci la vita e quel senso di comunità che, col tempo, si è un po’ smarrito. Questo è il nostro desiderio: che la voglia di incontrarsi non si esaurisca mai e che mai si spenga la volontà di sporcarsi le mani per il bene, soprattutto per quello dei più piccoli».