Recovery Fund. Conte a Bruxelles: “Partita ancora aperta, o tutti vincitori o tutti sconfitti”

Va avanti la discussione sul Recovery Fund. Il presidente del Consiglio: “Siamo in una casa comune, bisogna entrare in questa direzione”

BRUXELLES – Riprende oggi il vertice UE sul Recovery fund.  Due giorni non sono bastati per giungere ad una conclusione risolutiva sul piano di recupero proposto dalla Commissione europea, che prevedeva 750 miliardi di euro, con una proporzione tra trasferimenti a fondo perduto (500 miliardi) e prestiti (250 miliardi). “La partita è ancora aperta, ci sono vari punti su cui stiamo discutendo, tra cui ad esempio la ripartizione tra sussidi e prestiti, attuazione programmi, alcune condizionalità come lo stato di diritto e i rebates” ha detto il premier Giuseppe Conte, in nottata al termine di una sabato decisamente intenso. 

“L’Italia non può accettare che questo programma diventi inutile per quanto riguarda la ripartenza del nostro Paese e di tutta l’Europa – ha proseguito Conte – Stiamo cercando di costruire un percorso che porti anche i Paesi frugali a convincersi. Stiamo parlando di un progetto di bilancio molto articolato al quale si è aggiunto Next Generation EU e che richiede l’unanimità. Siamo in una casa comune. Bisogna entrare in questa dimensione: o siamo tutti vincitori o siamo tutti sconfitti. Domenica continueremo perché dobbiamo fare di tutto per concludere”.

Per sbloccare la situazione, nel corso della giornata Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha messo sul tavolo una nuova proposta di compromesso, che prevede una riduzione di circa 50 miliardi delle sovvenzioni a fondo perduto, che scenderebbero da 500 a 450 miliardi, e un rafforzamento di 15 miliardi della Resilience Recovery Facility, ovvero dei prestiti, con l’ammontare totale del Recovery Fund che resta a 750 miliardi. Il problema rimane però sempre il veto dei Paesi frugali, i quali hanno presentato una posizione in cui chiedono di non andare oltre i 150 miliardi di sussidi come dotazione massima. 

Posizione attaccata duramente dallo stesso Conte, secondo il quale si sta infatti sottovalutando la gravità della crisi che sta colpendo l’Europa e richiede un’immediata reazione: “Quando c’è un negoziato così duro, il dubbio che non ci sia la consapevolezza di quello che stiamo affrontando assolutamente c’è, lo confesso” ha commentato il capo del governo italiano. “Ho un buon rapporto personale con Rutte (premier olandese ndr) – ha spiegato Conte – però lo scontro è molto duro, perché ritengo che le sue richieste sono indebite dal punto di vista giuridico e politico. Ma non mi ha mai chiesto di fare riforme, che saranno presentate dai singoli Paesi”.

  1. si mira in alto, per ottenere quanto sia più o meno le necessità che ogni singolo Paese dovrà affrontare nei prossimi 5/10 anni! E’ evidente che non tutti i Paesi UE hanno allo stato attuale le stesse necessità di coloro che invece hanno subito le maggiori perdite sia umane che economiche dalla Pandemia, che è ancora in atto e che non ci dà nessuna sicurezza nei dati e cifre certe, sugli sviluppi probabili od eventuali! Detto ciò, se l’asse Franco-Tedesco, continua ad avere determinatezza nel perseguire un successo di prevalente considerazione in ciò che anche l’Italia ed i Paesi meridionali mediterranei, ritengono che gli intenti debbano essere comuni a tutti, oppure la UE inevitabilmente si spaccherà! Per ora, alcuni Paesi non percepiscono che questo momento di “gloria” economica, con le chiusure di ogni forma di circolazione, verranno a trovarsi senza “ossigeno” forse un po’ meno degli altri, ma sicuramente si troveranno ad affrontare gli stessi ostacoli di approvvigionamento e di sviluppo! Prima lo si capisce e prima riusciremo tutti a condividerne le difficoltà, e insieme a superarle!

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