Don Luciano Tengattini, 54 anni, attualmente vicario parrocchiale di Bolgare, nonché collaboratore della Caritas diocesana, è il nuovo cappellano del carcere di via Gleno. Succede all’indimenticato don Fausto Resmini, scomparso per il covid il 23 marzo scorso. La nomina diventerà ufficiale a settembre, dopo le pratiche in corso al Ministero della Giustizia. Don Tengattini è nato il 31 gennaio 1966 a Sarnico, ma è della parrocchia di Paratico (provincia di Brescia, ma appartenente alla diocesi di Bergamo). Dopo l’ordinazione sacerdotale (8 giugno 1991) è stato vicario parrocchiale di Brembilla (1991-97), parroco di Sant’Antonio Abbandonato (1993-97), missionario in Bolivia (1997-2009) e parroco di Rossino ed Erve (2009-19). Dal 2019 è vicario parrocchiale di Bolgare e collaboratore della Caritas diocesana.
Il suo primo pensiero è andato al predecessore don Fausto Resmini, per tanti anni figura di riferimento anche per la casa circondariale cittadina, i carcerati e le loro famiglie e dipendenti. «È stato una figura fondamentale e insostituibile — ha detto don Tengattini — che continuerà a farci riflettere sulla realtà delle povertà». Ha poi ricordato l’importanza della presenza di un prete dentro le mura di una casa circondariale. «Ho accolto la proposta del vescovo con fiducia e trepidazione. La figura di un prete in un carcere è basilare, perché anche in questo luogo molto provato si annuncia il Vangelo e si possono trasmettere parole di speranza viva». La nomina è stata salutata con gioia anche dalla direttrice del carcere Teresa Mazzotta. «La Chiesa di Bergamo ci è sempre stata vicina e ci ha aiutato ad aprirci al territorio. Don Tengattini ci è stato descritto come una figura capace di ascolto e coinvolgimento. Sono caratteristiche molto necessarie soprattutto in questo periodo di ripresa dopo il covid anche per il carcere». Anche la comunità di Bolgare gli ha espresso un caloroso augurio per il nuovo impegno. «Siamo certi che starai vicino ai carcerati con misericordia e carità, aiutandoli nel percorso di riabilitazione. Anche dal carcere ci aiuterai ad aprirci all’accoglienza e all’amore fraterno».