Le grandi ricchezze diventano gigantesche e le grandi povertà immense

La pandemia ha reso più evidente la distanza fra chi è molto ricco e chi è molto povero

Leggo che molte famiglie chiedono la “borsa spesa” della Caritas. Nello stesso tempo leggo le cifre mirabolanti dei guadagni dei titolari di Amazon, Facebook, Apple… Tu che hai fatto il voto di povertà come vedi queste vaste povertà e queste vastissime ricchezze? A me prende una sconfinata tristezza… Ludovico. 

Caro Ludovico, la tristezza che tu provi dinanzi a queste disuguaglianze è anche la mia e non ci sono parole adatte a esprimere il rammarico e la sofferenza nel vedere che il divario tra ricchi e poveri si sta sempre più allargando creando una distanza incolmabile.

La pandemia e la povertà che aumenta

La pandemia che stiamo ancora attraversando ha peggiorato una situazione già di precarietà che sembra non avere fine. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle famiglie che non hanno il minimo per vivere, il lavoro, l’assistenza sanitaria. Lodevoli sono tutte quelle forme di solidarietà che la società civile e anche la nostra diocesi stanno attuando per arginare povertà e disoccupazione e garantire alle famiglie e alle piccole imprese dei contributi per la ripresa.

Questa situazione diffusa può essere una buona opportunità per uscire dalla chiusura e dall’individualismo,

affinché ogni singolo, ogni famiglia e ogni comunità civile, o religiosa, si faccia vicina e prossima a situazioni di povertà e bisogno conosciute, o si renda disponibile verso eventuali segnalazioni. Nel piccolo occorre creare una nuova solidarietà, sconfiggere l’indifferenza, crescere in una nuova consapevolezza, sociale e ambientale, che crei nuovi stili di vita, perché si testimoni che la pandemia davvero non ci ha lasciati come prima, e un cambiamento è avvenuto, altrimenti i proclami fatti sarebbero stati inutili e illusori. “Se c’è qualcosa che abbiamo imparato in tutti questi mesi di pandemia è che nessuno si salva da solo. Le frontiere cadono, i muri si sgretolano e tutti i discorsi fondamentalisti si dissolvono di fronte a una presenza quasi impercettibile che manifesta la fragilità di cui siamo fatti”.

Occorre il coraggio di ripensare la vita, mettere veramente al centro la persona

e lavorare insieme per ricostruire il domani guardando al futuro e non solo al passato: è una responsabilità per tutti e in particolare per i cristiani. I governi devono ripensare il loro ruolo pur continuando ad occuparsi dei più poveri con programmi di assistenza per indigenti, disoccupati e famiglie, intraprendendo la via della giustizia sociale e dell’equità. Occorre un grande cambiamento, una grande conversione della mente e del cuore per ripensare la vita, perché lo scandalo della povertà sia debellato, poiché qualcuno non ha il necessario ed altri si annoiano per il molto che possiedono.

san Francesco, un modello

San Francesco di Assisi continua ad essere per tutti un modello di riferimento per la sua scelta di povertà, di un Vangelo vissuto “sine glossa”. Questa è la più grande novità anche sociale, perché dall’uomo convertito a Cristo nasce la fantasia, la creatività, l’impegno a vivere i valori fondanti la persona umana, a mettere al centro del proprio pensiero, della propria azione, del proprio modo di vivere l’altro: Gesù Cristo e il fratello e la sorella.

Tutto nasce dalla consapevolezza che nulla ci appartiene e noi siamo amministratori dei beni che il Signore, il Grande Elemosiniere, ci ha donato:

la vita del credente diviene allora restituzione del molto che ha ricevuto e condivisione dei beni con i più poveri.

Francesco affermava che

“chi tratta male un povero fa ingiuria a Cristo, di cui quello porta la nobile divisa, e che per noi si fece povero in questo mondo”,

ed a un frate che fece un’allusione maligna su un povero che chiedeva supplicante l’elemosina gli ordinò di spogliarsi di fronte al povero e di chiedergli perdono, baciandogli i piedi”.

I poveri, nostri fratelli

I poveri sono e saranno i nostri fratelli privilegiati!  Dobbiamo fare di tutto perché la povertà involontaria sia debellata, perché si crei una società più equa, una società non conflittuale, una società che sia capace di riconoscere in tutti il volto di Cristo e sappia amarlo. Tutto questo può essere un sogno irrealizzabile, una utopia?

L’invito caro Ludovico è quello di riflettere sulle nostre responsabilità e sulla ricaduta delle nostre scelte sui fratelli, perché non ci illudiamo che riguardino solo noi o il nostro “piccolo mondo”. Chiediamo a san Francesco di intercedere per noi con una preghiera che papa Montini fece sulla sua tomba:

“È possibile, Francesco, maneggiare i beni di questo mondo, senza restarne prigionieri e vittime?

È possibile conciliare la nostra ansia di vita economica, senza perdere la vita dello spirito e l’amore?  È possibile una qualche amicizia fra Madonna Economia e Madonna Povertà? O siamo inesorabilmente condannati, in forza della terribile parola di Cristo: è più facile che un cammello passi per la cruna d’un ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli?” Così insegnaci, così aiutaci Francesco, a essere poveri, cioè liberi, staccati e signori, nella ricerca e nell’uso di queste cose terrene, pesanti e fugaci, perché restiamo uomini, restiamo fratelli, restiamo cristiani”.