#Odio di Federico Faloppa: strategie di resistenza contro la violenza delle parole

All’inizio di “#Odio. Manuale di resistenza alla violenza delle parole” di Federico Faloppa (Utet) viene citato un brano del discorso che Alexander Langer ha pronunziato al Convegno di Assisi del 31 dicembre 1994. Dice così: “Io credo che – semplificando – abbiamo due scelte: una è quella che ultimamente è diventata famosa col termine epurazione etnica, cioè ripulire ogni territorio dagli altri, renderlo etnicamente esclusivo. L’altra possibilità è quella che ci attrezziamo alla convivenza, che sviluppiamo una cultura, una politica, un’attitudine alla convivenza, cioè alla pluralità, al parlarsi, all’ascoltarsi”.

Questo discorso conserva, ventisei anni dopo, la stessa freschezza. Gli atti di violenza, razzismo e intolleranza ai tempi della pandemia sembrano amplificati anziché sopiti.
Langer diceva che “promuovere una cultura, una legislazione, un’organizzazione sociale, per la convivenza pluriculturale, plurietnica, diventa, oggi, uno dei segni distintivi della qualità della vita, una delle condizioni per poter avere un futuro vivibile”. Sono passati quasi trent’anni, ma siamo ancora allo stesso punto.

Di fronte alla violenza e alla pervasività dei discorsi di odio diventa quindi urgente dar vita a una risposta incisiva. Questo è lo scopo che si pone la Rete Nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio.  Il coordinatore di questa iniziativa è proprio l’autore di questo saggio, Faloppa, linguista che da anni si occupa di hate speech.

Per avere esempi concreti di quanto sia pervasiva l’aggressività nel linguaggio dei social ognuno può ripercorrere il proprio profilo social: anche nelle discussion più comuni accade facilmente che i toni si accendano, spesso senza motivi seri. Fra i casi più eclatanti degli ultimi mesi c’è quello che riguarda la liberazione e il rientro in Italia di Silvia Romano, a maggio del 2020: la giovane rapita in Kenya diviene in pochi istanti il bersaglio di attacchi di ogni genere, tra auguri di morte, rabbiose accuse contro il mondo del volontariato, generici insulti sessisti. È bastato questo episodio per ricordarci la portata e la violenza di un fenomeno che la retorica dell’“Andrà tutto bene” sembrava aver ridimensionato. Ma che invece è più esplosivo che mai. Il discorso d’odio, o hate speech, non è di certo una novità, ma nell’epoca 2.0 ha trovato il modo di dilagare ovunque, inquinando e polarizzando ogni canale del dibattito pubblico: dai social ai media tradizionali, fino ai discorsi quotidiani al bar, è stato sdoganato, e in alcuni casi istituzionalizzato, un linguaggio via via più violento e pervasivo, ma allo stesso tempo sfuggente e polimorfico.

Federico Faloppa, Associate Professor of Italian Studies and Linguistics nel Department of Cultures and Languages dell’Università di Reading, in Gran Bretagna, ha sempre affiancato il suo lavoro di insegnante e di ricercatore a quello di divulgatore e consulente per associazioni e organizzazioni non governative, ed è attualmente collaboratore di Amnesty  International Italia per i discorsi e fenomeni d’odio e membro del Committee of Experts on Combating Hate Speech del Consiglio d’Europa.

Qui raccoglie ingiurie vere come “antologia degli orrori” raccolta negli ultimi anni, illustrando i casi con nomi e cognomi. L’obiettivo è individuare le contromisure, aiutare i lettori a capire quanto peso abbiano le parole. Un invito a non arrendersi, a impegnarsi sempre per realizzare nella vita di tutti i giorni una rivoluzione “gentile”.