Ragazze ostinate: la sfida della comunicazione non ostile e inclusiva

Dar vita a uno spazio condiviso, in cui si ragiona di comunicazione, intesa come relazione umana, responsabile e coscienziosa. È l’idea che anima «Ragazze ostinate», progetto nato, durante i mesi di lockdown per il Covid-19, grazie all’intuizione e alla creatività di due giovani bresciane, Laura Campopiano e Sandra Simonetti.

«Tutto inizia durante la fase di quarantena e, più precisamente, da una chiacchierata che io e Laura facemmo a proposito della “vasetti challenge” che, in quel periodo, circolava sui social – racconta Sandra Simonetti, 32 anni, una laurea magistrale in European and International Studies presso l’Università degli Studi di Trento e un lavoro come libera professionista nel campo della comunicazione –. La “sfida” in questione implicava la condivisione di un disegno che ritraeva alcuni barattoli, associati a caratteristiche denigratorie del genere maschile: un gioco, a nostro avviso, per niente divertente. Fu a seguito di quel nostro confronto, quindi, che, scoprendoci in sintonia, decidemmo di pensare a un programma, se così si può dire, all’insegna della “comunicazione non ostile e inclusiva”.

Il nome del gruppo fu suggerito dal nostro sentirci, ancora e fondamentalmente, delle ragazze e dal fatto di essere testarde, “capoccione”. Il nostro logo, un limone, è stato pensato da Laura ed esprime l’asprezza del territorio da cui proveniamo (la Val Camonica), ma anche il nostro fare “vitaminico”, energico. Ad oggi, siamo alla dodicesima diretta». La prima “puntata” si è svolta il 30 aprile. «Abbiamo scelto Instagram perché, senza troppe difficoltà, ci permetteva di coinvolgere i contatti miei e quelli di Laura, tramite una diretta condivisa – spiega Simonetti –. Inizialmente, abbiamo operato sui nostri account; poi, nel momento in cui ci siamo accorte di avere un certo seguito, abbiamo deciso di aprire un profilo dedicato. Le dirette che, ogni giovedì, a partire dalle 18.30, conduciamo su Instagram, vengono poi caricate sulla nostra pagina Facebook».

Tanti gli argomenti trattati, sempre con un occhio di riguardo, però, al Manifesto della comunicazione non ostile e inclusiva. «Io e Sandra lavoriamo tramite una scaletta condivisa in drive che, nel corso della settimana che intercorre fra un appuntamento Instagram e l’altro, andiamo poi a rimpolpare – illustra Laura Campopiano, 31 anni, bibliotecaria, una laurea triennale in Lettere e una laurea magistrale in Editoria presso l’Università degli Studi di Bergamo –. Le dirette durano all’incirca mezz’ora, mentre gli argomenti trattati sono quelli riguardanti le notizie e i fatti del momento, gli avvenimenti che più hanno attirato la nostra attenzione e che ci sembra opportuno commentare. Il leitmotiv è quello della comunicazione non ostile e inclusiva: le nostre prime dieci dirette sono state impiegate proprio nell’analisi del suo decalogo, ovvero il “Manifesto della comunicazione non ostile e inclusiva”; dieci comandamenti, se così si può dire, all’insegna del rispetto e della non aggressività. C’è poi lo “spazio markettate”, in cui andiamo ad analizzare le campagne pubblicitarie, quelle che ci hanno maggiormente colpito o che, secondo noi, nascondono un linguaggio tossico. Non manca, ovviamente, l’“angolo del fake” (in cui cerchiamo di smascherare le informazioni false, ingannevoli o distorte) e una parte tutta incentrata sui social.

Quando il tempo lo permette, inoltre, cerchiamo di ritagliare uno spazio anche per quello che succede in Val Camonica. I numeri, per ora, sono ancora contenuti, ma vediamo che l’interesse dei nostri follower, pian piano, sta crescendo. Molte persone, infatti, ci scrivono, ci segnalano le novità, ci chiedono di parlare di determinati argomenti che stanno loro a cuore, dandoci, così, degli input preziosi. Ciò ci fa piacere, perché riuscire ad arrivare ad un pubblico sempre più vasto (e interattivo) è funzionale al nostro progetto che, come detto, si basa sull’inclusione e punta alla discussione condivisa». Una discussione innervata da freschezza e rigore. «Il fine principale di “Ragazze ostinate” è quello di promuovere e alimentare la consapevolezza comunicativa – afferma Campopiano –, ovvero avanzare un’analisi su quel che si dice e su come lo si dice. Va da sé, quindi, che pure il linguaggio con cui organizziamo le nostre dirette deve essere coerente con quanto propugniamo. A tal proposito, chi ci segue, sa che io ho una personalità un po’ burlona, mentre Sandra, diciamo, è più “istituzionale”. Al di là delle passioni comuni, è proprio questa differenza caratteriale, forse, a farsi collante e plusvalore e a determinare la forza del nostro duo. Entrambe, comunque, ci sforziamo di perseguire uno stile vivace, accattivante e, allo stesso tempo, chiaro, trasparente, senza troppi fronzoli, vicino a un’utenza che, non per forza, s’intende di comunicazione, ma che, comunque, è incuriosita dalle tematiche ad essa connesse. Il nostro linguaggio è quindi colloquiale, ma non disdegna la serietà e, ove necessario, la terminologia tecnica; dare il giusto nome alle cose crediamo infatti sia importante e, nonostante sia inevitabile usare vocaboli come “body shaming” o “hate speech”, normalmente preferiamo evitare l’uso di anglicismi». Ma cosa è, veramente, la comunicazione non ostile e inclusiva? «È difficile esprimere in poche parole cosa sia, effettivamente, la comunicazione non ostile, si rischierebbe di rendere banale qualcosa di estremamente complesso – spiega Simonetti –. Possiamo però affermare che una comunicazione non ostile è una comunicazione ricettiva ed empatica, carica di rispetto, verso sé stessi, verso gli argomenti trattati e verso coloro a cui, direttamente o indirettamente, ci si rivolge. Non significa, semplicemente, non offendere colui con cui si dialoga, bensì cercare di allargare e approfondire la propria visione d’insieme, evitando gli stereotipi, l’esclusione delle minoranze e il desiderio di puntare il dito, sempre e comunque, contro qualcuno». Un percorso educativo, etico, che non necessariamente ha a che fare con il “politicamente corretto” e che si snoda all’interno di un’epoca sempre più carica di rabbia e fake news. «Il periodo del lockdown ha portato un maggior numero di persone sui social che, inevitabilmente, si sono fatti canali privilegiati di rabbia, frustrazione e false notizie che distorcono la realtà – dice Simonetti –, per non parlare della violenza verbale, che passa anche attraverso un comportamento passivo-aggressivo. Del resto, a chi non piace la notizia che suscita forti emozioni, negative o positive che siano? Quante volte, sui social, ci è capitato di assistere o di partecipare a scambi verbali accesi, che, spesso, sfociano nel “flaming”, ovvero nell’ostilità gratuita. L’aggressività va a braccetto con l’emotività e, fra l’altro, da tempo, si nota un abbassamento del livello comunicativo e un impoverimento linguistico. Un grosso problema che interessa le testate giornalistiche (anche quelle più importanti del panorama italiano) e la classe politica, ma anche il modo con cui ognuno di noi si rapporta all’altro, penso, in primis, agli adolescenti». Come reagire, però, alle fake news e alla comunicazione ostile? «Innanzitutto, attivando la curiosità e cercando di informarsi continuamente, valutando ogni singola notizia, verificandone la fonte e sviluppando, così, il proprio senso critico – afferma Campopiano –. Sul web, inoltre, si possono trovare siti all’insegna del “fact-checking” e anche noi, durante le nostre dirette, diamo consigli e suggerimenti pratici su come smascherare le bufale che, sempre più spesso, si possono nascondere anche in news apparentemente a prova di bomba. A fronte di una provocazione, invece, è bene non gettare ulteriore benzina sul fuoco, evitare di rispondere con lo stesso tono dell’offesa subita, così da interrompere la polemica sul nascere». Un progetto non sempre facile quello di «Ragazze ostinate»: «La nostra è un’attività a titolo gratuito – spiegano le due giovani –. È complicato, a volte, conciliarla con i nostri impegni lavorativi, ma quello del giovedì sera è un appuntamento che ci appassiona e che ci sta dando tante soddisfazioni. Sentiamo l’esigenza di parlare di certe problematiche e speriamo di poter contribuire, nel nostro piccolo, a migliorare la comunicazione delle persone e il loro senso critico. Il momento dell’analisi e della condivisione è per noi fondamentale, per questo ci auspichiamo ci possa sempre essere un confronto vivo e autentico, fra noi due e fra noi e i nostri follower. Solo in questo modo può crescere la fiducia fra le persone; solo così possiamo capirci meglio e meglio comprendere la realtà che ci circonda».