Sui sentieri, a contatto con la natura, per cercare la serenità perduta

«La montagna per me ha sempre significato libertà e la possibilità di stare in contatto sia con la natura che con me stessa. È una cosa che mi è mancata durante il lockdown, ma solo in parte: abitando in alta Valle Seriana, avevo le montagne proprio fuori dalla finestra, vederle costantemente era un po’ come viverle pure in quei giorni difficili. Immagino che avrei sofferto di più la clausura del lockdown se fossi stata in città». Nathalie Novembrini ha 32 anni e vive a Parre, nel cuore delle Orobie Bergamasche: psicologa sportiva e da sempre appassionata di trekking  e di sport in generale, durante i mesi della pandemia di Covid-19 a Bergamo ha dovuto – come tutti gli altri – mettere in stand by le camminate e ora, in questa strana estate 2020, sta riprendendo i contatti con la “sua” montagna. Un’uscita alla volta, con tutte le attenzioni del caso.

Montagna per amore, non per moda

«Sono stata avvicinata alla montagna dai miei genitori – spiega Nathalie – e da loro ho imparato a vivere l’ambiente montano in modo rispettoso e silenzioso. Mi sono abituata all’idea di una montagna da vivere in solitudine, nel senso che – anche se ci vai accompagnata da qualcuno – mentre fai fatica sei comunque da sola, non ti puoi nascondere, è un misurarsi continuo con te stessa. Andare in montagna per me è un momento di serenità ritrovata, in cui mi riesco a staccare dai pensieri, dalle paure, dalle preoccupazioni. Questo valeva prima del Covid e vale tanto di più anche adesso». Nathalie fa parte di quella schiera di persone che la montagna non l’hanno scoperta solo dopo la pandemia quale località in cui il distanziamento è naturale e gli spazi ampi per definizione, ma che al contrario hanno sempre vissuto l’ambiente montano nella quotidianità: come panorama alla finestra di casa, come dimensione di relax abituale, come angolo incontaminato anche prima che ciò diventasse trendy.

«Dopo il lockdown, io sono tornata in montagna gradualmente, per recuperare l’allenamento man mano – spiega ancora Nathalie -. In generale, comunque, anche prima non ho mai amato i posti di montagna affollati, dove chiunque può arrivare facilmente: mi piace invece essere circondata da persone che non considerino la montagna come un parco giochi o come una loro proprietà privata, e da persone che non la sottovalutino. Quest’anno, dopo la pandemia, mi pare che l’aumento delle persone sui sentieri sulle nostre montagne abbia portato con sé anche atteggiamenti poco rispettosi, superficialità, poca attenzione. Spero – conclude – che questo possa cambiare con una sempre maggiore sensibilizzazione».