Le donne nella Chiesa. Lucetta Scaraffia: “Per molto tempo ininfluenti, ma è ora di cambiare”

La scrittrice Lucetta Scaraffia fa capire che cosa pensa sul ruolo delle donne nella Chiesa in una frase rivelatrice contenuta nel suo nuovo romanzo: “A me invece Ignazio piace proprio perché ha corag­gio! E poi, ti confesso, apprezzo che abbia un occhio rivolto alle donne, che ammetta il valore di un loro pos­sibile contributo. Questa è la vera rivoluzione, in una Chiesa dove le donne neppure le vedono. Trasparenti”.

La copertina del libro di Lucetta Scaraffia

Infatti la Scaraffia, storica e giornalista, docente di Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, ha scritto un libro, che si legge tutto d’un fiato: “La donna cardinale” (Marsilio Editore 2020, Collana “Farfalle”, pp. 112, 16 euro), nel quale Ignazio, pontefice guatemalteco, intende compiere all’interno del microcosmo del Vaticano una rivoluzione copernicana nominando una donna cardinale per farla poi diventare Segretario di Stato, sostituendo l’attuale, ovviamente uomo. Ce la farà “l’idealista visionario” Ignazio, a superare complotti, manovre poco lecite, intrighi e rivalità, che la Curia romana pone su questa impresa titanica?

Abbiamo intervistato Lucetta Scaraffia, nata a Torino, collaboratrice di diverse testate italiane e internazionali tra cui “Le Monde” e “El País”, autrice di numerosi libri.  

Per tratteggiare la figura del guatemalteco Papa Ignazio che decide di mettere mano a una riforma radicale dello Ior, la discussa banca vaticana ha tratto ispirazione da qualche pontefice in particolare? 

«Ovviamente il riferimento più immediato è papa Francesco, che ha cercato in molti modi di scuotere il mondo vaticano. Ma più in generale, il riferimento è all’utopia di un “papa angelico” – di cui ci sono tracce nella storia della Chiesa – che riforma la Chiesa. Cioè alla speranza di una riforma che parta dall’alto».

Papa Ignazio confida all’archiatra Gregorio Cesi che al momento della sua elezione al soglio di Pietro, ha trovato “una Chiesa autoreferenziale, chiusa al mondo esterno, protetta da privilegi scandalo­si. Una Chiesa che si accontenta di sopravvivere, in un momento drammatico della Storia, quando occorrereb­be una parola combattiva, autenticamente cristiana”. Che vento nuovo ha portato il pontificato di Bergoglio?

«Papa Francesco ha cercato di trasformare una Chiesa arroccata sui precetti, più simile a un sistema di regole morali che a una strada spirituale, in una istituzione più vicina a quella società di cui parla Gesù nei vangeli. Al centro non c’è il giudizio, ma la misericordia, quindi l’amore. In questo modo si è posto vicino alle persone, ha dimostrato di capire come molte trasgressioni – per esempio l’aborto, o la fine di un matrimonio – siano soprattutto frutto della fragilità umana, e ha cercato di aiutare chi le ha compiute a sentirsi comunque parte della Chiesa, a non allontanarli con una severità immotivata. Soprattutto, per le donne è stato importante il fatto che abbia abolito quella norma ingiusta che faceva dell’aborto un peccato riservato, cioè che poteva essere perdonato solo da un vescovo o da un sacerdote da lui designato. Così che se una donna che aveva abortito entrava in una chiesa per confessarsi si poteva sentir dire che doveva andare dal vescovo per avere l’assoluzione, mentre un assassino poteva confessarsi ovunque. Una discriminazione inaccettabile contro le donne».

Per quale motivo le donne nella Chiesa sono ancora poco considerate, in qualche caso invisibili. Vengono ascoltate nei momenti di decisione che riguardano tutti i fedeli, anche se le religiose costituiscono i due terzi del numero totale dei religiosi?  

«I motivi di questa esclusione sono molti, anche se nessuno trova le sue radici nei Vangeli, che ci raccontano invece di Gesù come un uomo eccezionalmente attento alle donne, che sceglie spesso come suoi interlocutori privilegiati, e addirittura pone ad esempio a saggi e notabili. Ma il cristianesimo si è dovuto inserire in una società patriarcale, che senza dubbio ne ha limitato la portata rivoluzionaria nei confronti della parità dei sessi, anche se ha dovuto sempre accettare la parità spirituale fra donne e uomini predicata da Gesù, per cui accanto ai santi ci sono sempre state le sante. Ma se i Vangeli sono stati il primo libro femminista della storia, e senza dubbio hanno gettato fra le società cristiane il seme della parità dei sessi, oggi la Chiesa si presenta come una istituzione ancora totalmente in mano a una élite di uomini, che difficilmente sono disposti a rinunciare al loro potere. L’invisibilità delle donne, la negazione di ascolto alla loro parola è anche funzionale a nascondere un problema che angoscia la Chiesa, in tutti i continenti: accadono infatti nel silenzio molestie e abusi di sacerdoti e religiosi nei confronti di religiose. Che però oggi, finalmente, stanno cominciando a prendere coraggio e a denunciare».

Per aumentare l’autorevolezza delle donne nella Chiesa, sarebbe una scelta radicale e simbolica se in un non lontano futuro, Papa Francesco arrivasse a nominare una donna cardinale come ipotizza in modo fantasioso nel Suo romanzo? 

«Certo la creazione di una donna cardinale – che può avvenire anche senza l’ordinazione sacerdotale – aiuterebbe molto, perché sarebbe un riconoscimento del diritto delle donne di guidare la Chiesa. In realtà un riconoscimento di questo tipo l’ha dato Paolo VI, inserendo due donne, Caterina da Siena e Teresa d’Avila nel numero dei Dottori della Chiesa. Ma si tratta di donne del passato, che non influiscono più nella Chiesa di oggi. Mi piace pensare che il nome del cardinale in pectore creato da Giovanni Paolo II e mai reso noto, sia Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari, che il papa polacco conosceva molto bene. Non è impossibile».

Ha fondato e diretto dal 2012 al 2019 il mensile “Donne Chiesa Mondo”, inserto femminile dell’Osservatore Romano. Che insegnamento ha tratto da quella esperienza? 

«Ho tratto veramente molti insegnamenti sulla difficoltà a sopravvivere in quel mondo, ma soprattutto ho scoperto il mondo delle religiose, che ci hanno scritto o ci sono venute a trovare: un mondo ricco, vivace, pieno di proposte e di vera energia evangelizzatrice. Ma anche senza voce, senza riconoscimenti, invisibili. Anche i giornalisti, che si occupano di Chiesa, i cosiddetti vaticanisti, intervistano sempre e solo cardinali e vescovi, come se le religiose non esistessero, e ci rimandano un’immagine della Chiesa composta solo di uomini vestiti di nero… ».