Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana. Sulle tracce di San Francesco

Se si vuol conoscere un uomo, bisogna cercare colui verso il quale la sua vita è segretamente rivolta, colui al quale, più che a qualsiasi altro, egli parla, anche quando in apparenza si rivolge a noi. Tutto dipende da quest’altro che si è scelto. Tutto dipende da colui al quale si rivolge in silenzio, per ottenere la considerazione del quale ha messo insieme fatti e prove, per amore del quale ha fatto della sua vita quello che è. 

(C. Bobin)


Quasi in conclusione di Francesco e l’infinitamente piccolo Bobin si chiede cosa resti a noi uomini e donne di oggi della vita di Francesco d’Assisi. Sono passati quasi otto secoli – sono tanti! – dalla morte di Francesco, eppure la sua figura ha un che di vivo, in quanto è capace di interpellare con la sua radicalità l’uomo post-moderno.Come è possibile? La risposta secondo Bobin la si può trovare cercando di guardare nella stessa direzione di Francesco. Mettersi a scrutare il suo orizzonte, intuire la meta cui egli tendeva. Si tratta di una proposta interessante perché per molti di noi inedita. Noi siamo abituati a ragionare per causa-effetto e quando non conosciamo una realtà ne indaghiamo le cause efficienti; qui invece la proposta è quella di cercare il fine a cui tende una vita per poterla apprezzare in verità.  Proviamo a farlo anche noi. La mia vita verso chi è rivolta? Per chi mi spendo? Chi mi fa battere il cuore? Quale è il mio sogno, la mia vocazione? L’orizzonte di Francesco ci spiazza. Per il poverello d’Assisi esso consiste nel chinarsi fino ad incontrare l’infinita piccolezza di Dio, nascosta nel povero. Sì, Francesco ci ripropone  un volto di Dio che non fa notizia, che non è ingombrante o superato, ma che ancora bussa e sussurra parole d’Amore ad ogni uomo.