La modella Armine e Frida Kahlo: il fascino dell’imperfezione

Sopracciglia marcate, lineamenti latini, uno sguardo intenso: la bellezza un po’ spigolosa e non convenzionale di Armine Harutyunyan, modella di origine armena scelta da Gucci ha monopolizzato gli sguardi e ha suscitato discussioni accesissime sui social network in questo ultimo scampolo d’estate, segno che c’è ancora tanta voglia di leggerezza, in tempi cupi di pandemia. La sua vicenda ci ha richiamato alla mente, con un’associazione forse un po’ singolare, la pittrice messicana Frida Kahlo.

Frida dopo il terribile incidente in autobus avuto a 17 anni, è riuscita a trasformare il dolore in bellezza. I suoi autoritratti rappresentano il volto e il corpo femminile in modo rivoluzionario, con un’intensità che cattura e colpisce profondamente. Nei quadri di Frida Kahlo si respira l’invincibile libertà dell’imperfezione, la gioia di essere se stessi, la fragilità che nasce dalle ferite del corpo e dell’anima. Dalle sue composizioni emergono anche il suo coraggio, la sua fantasia, la straordinaria energia, che sfidano i giudizi e i pre-giudizi della gente. “Ero solita pensare di essere la persona più strana al mondo – scrive l’artista – ma poi ho pensato: ci sono così tante persone nel mondo, ci deve essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io”. Poi aggiunge: “Bellezza e bruttezza sono un miraggio: gli altri finiscono per vedere la nostra interiorità”.

Cent’anni dopo, più o meno, Armine raccoglie il testimone, come se fosse lei la persona a cui Frida si rivolgeva, simbolo delle moltissime “donne imperfette” dalla bellezza “non convenzionale”. La modella, 23 anni, ha risposto così alla pioggia di critiche: “Credo che le persone siano spaventate da tutto quello che è diverso. A parole è facile essere aperti al nuovo ma poi, quando si trovano davanti a qualcosa che non capiscono, non sanno come reagire e allora attaccano. Per questo dico che non vale la pena di preoccuparsi di loro: hanno solo paura”. Il mondo delle passerelle, nonostante la “leggerezza”, è da sempre considerato un luogo dal quale lanciare messaggi importanti dal punto di vista sociale: poco tempo fa, per esempio, ancora Gucci ha scelto per la sua maison anche Ellie Goldstein, bellissima modella diciottenne con la sindrome di Down, per una campagna condotta con Vogue Italia. Negli anni scorsi famosi brand come Burberry, Stella McCartney, H&M si sono impegnati per ridurre l’impatto dell’inquinamento della plastica. In questo caso quella di Gucci può essere interpretata come una sfida in controtendenza rispetto all’uso del corpo femminile come oggetto. Costringe, fra l’altro a “guardare” le modelle, a notarne lo stile e il carattere là dove le forme perfette e l’omologazione dei tratti finivano col renderle quasi “invisibili”. Un invito a guardarsi intorno e a scoprire anche in se stessi la bellezza, l’insopprimibile energia, la libertà e il fascino dell’imperfezione, sulle tracce di Frida e Armine.