La tirannia dell’algoritmo e i rischi per la democrazia. Saggio-intervista di Benasayag

Particolare della copertina del saggio di Benasayag

La proposta di lettura della Biblioteca diocesana del Seminario questa settimana riguarda il saggio  “La tirannia dell’algoritmo” (Vita e Pensiero) di Miguel Benasayag; conversazioni con Régis Meyran.

Il titolo provocatorio del saggio di Benasayag introduce immediatamente il lettore al nucleo centrale della sua argomentazione: la pervasività del mondo algoritmico e digitale nella società ipermoderna attuale e il rischio di ridurre l’esistenza imprevedibile e pulsionale degli esseri umani a mero funzionamento e somma di informazioni.  A partire da questa chiave di lettura, il contributo di Benasayag, filosofo e psicanalista di origini argentine, arricchisce in modo eclettico la riflessione interdisciplinare odierna sul rapporto uomo-macchina e l’interazione con le nuove tecnologie. 

La copertina del libro

Nella prima parte del libro, l’autore rintraccia i segnali dell’avvento dell’intelligenza artificiale nella storia della razionalità occidentale e nel progetto, poi fallito, dell’Uomo moderno, di dominare l’universo attraverso la Ragione. Sebbene eventi come l’Olocausto e la bomba atomica abbiano inferto un durissimo colpo alla fiducia in un’umanità guidata dal progresso tecnico-scientifico, nell’ipermodernità, sostiene Benasayag, tale speranza è stata accordata alla cibernetica e agli algoritmi dei Big Data, incaricati più o meno consapevolmente di guidare le nostre economie e democrazie. 

A tal proposito, nella seconda parte del saggio, sono messe in evidenza proprio le conseguenze politiche e sociali della delega all’intelligenza artificiale di un numero sempre maggiore di funzioni. Nella cosiddetta post-democrazia infatti, le istituzioni sarebbero ormai desacralizzate, il conflitto costruttivo mal tollerato e l’agire politico compromesso da pochi, ma potenti, colossi digitali.

Nell’ultima parte del saggio, emerge quindi l’importanza di ripensare l’agire individuale e collettivo, attraverso quelle che Benasayag chiama “soluzioni singolari”, ossia esperienze di ibridazione con la tecnica e pratiche multi-situate condivise, in grado di produrre localmente altri modi di produzione e di relazione. Significa agire “qui e ora”, mettersi in gioco con i propri corpi e influenzare la politica attraverso pratiche che si muovono dal basso. 

Come sottolinea l’autore, l’intelligenza artificiale è parte integrante della nostra realtà ma ad essa non va sacrificata la complessità di quella umana poiché quest’ultima sfugge al semplice calcolo razionale, articolandosi sempre in un imprevedibile processo relazionale, affettivo e corporeo. 

Chiara Maino

Per informazioni si può contattare la biblioteca scrivendo a biblioteca@seminario.bg.it.