Attenzione al referendum: non è una perdita di tempo ma un esercizio di democrazia

Di fronte alla gravità delle questioni sul campo può affacciarsi la tentazione di considerare il momento elettorale un'inutile perdita di tempo

Gli italiani tornano a votare. E’ una buona notizia, un segnale di ripresa. E come ogni appuntamento elettorale (anche se sulla partecipazione si addensano non poche incognite), è una festa della democrazia.
Quest’ultima, è sempre bene ricordarlo, è una realtà molto più ricca della pura e semplice espressione del voto. Anche sotto i regimi illiberali si organizzano consultazioni popolari variamente denominate. Ma una democrazia autentica esige una trama quotidiana di diritti e di doveri, di libertà e di garanzie. Non si esaurisce in una giornata o due di apertura dei seggi. Tuttavia senza voto popolare non c’è democrazia e anche questo è bene ricordarlo perché di fronte alla gravità delle questioni sul campo – dal perdurante contagio alla faticosa riapertura delle scuole, alle scelte da compiere in materia economico-sociale – può affacciarsi la tentazione di considerare il momento elettorale un’inutile perdita di tempo.
Tentazione alimentata da quella sorta di campagna propagandistica permanente che nella stagione dei populismi è diventata per alcuni leader la forma ordinaria del fare politica. Un fenomeno a cui si potrebbe estendere una felice formula coniata da un noto politologo e costituzionalista, Fulco Lanchester, che ha parlato di “ipercinetismo elettorale compulsivo”.
Ci troviamo di fronte a una patologia dell’agire politico in cui le diverse fasi in cui esso dovrebbe articolarsi vengono schiacciate in un’unica dimensione, quella della mobilitazione collettiva. Non c’è dialogo, né sguardo costruttivo sul futuro, solo slogan, poiché l’orizzonte di ogni decisione è quello del consenso rilevato in modo istantaneo dai sondaggi e certificato dall’appuntamento elettorale successivo. Quale esso sia: che si voti per il presidente di una Regione o per un referendum, si tenta comunque di accreditare l’idea che la posta in gioco sia il governo nazionale. Un atteggiamento che rischia di disorientare gli elettori rispetto all’oggetto concreto della loro chiamata alle urne ed annulla la specificità del momento elettorale, lo banalizza e lo strumentalizza nello stesso tempo.
Per tutti c’è una riforma costituzionale da confermare o respingere, per molti ci sono presidenti di Regione e sindaci da eleggere: la tornata è carica di motivazioni importanti e non si vede perché debba essere a tutti i costi gravata di ulteriori significati. Ovviamente nessuno è tanto sprovveduto da pensare che il quadro politico nazionale possa rimanere olimpicamente indifferente rispetto al responso delle urne ai diversi livelli. Ma nella fase in cui è immerso il Paese, tenere fuori il governo da una sfida elettorale che non lo riguarda direttamente appare un atteggiamento ispirato al più elementare buon senso. Dopo il voto ci saranno scelte cruciali da compiere e ognuno dovrà fare la propria parte: vedremo se l’esecutivo e i partiti che lo sostengono sapranno assumersi fino in fondo le loro responsabilità e se le forze di opposizione sapranno rinunciare alle polemiche strumentali ed elettoralistiche.Stefano De Martis

  1. “Immagino se, per l’ennesima volta il referendum Costituzionale proposto, dopo che le due camere, hanno con il 97% già approvato, venisse buttato alle ortiche.. beh! ditemi voi come un cittadino sensibile alle pratiche democratiche, possa ritenere il suo voto, utile! dobbiamo pure dire che questa volta, ci sono ragioni forti, causate dalla Pandemia, che probabilmente indurranno molti cittadini a non andare a votare, soprattutto nel resto dell’Italia, dove non vi è voto amministrativo. Temo che siano sempre gli anziani, quelli cosiddetti più a rischio per il contagio, a fare la differenza, e che la gran parte dei disoccupati composti soprattutto da giovani dalla fascia di età 18/40 verrà meno a questo senso civico, ed il restante che ancora è inebriato dai “fumi alcoolici” del divertimento estivo, poco a loro importa del destino dei parlamentari, piuttosto da chi vengono amministrati! Purtroppo, chi esercita ancora questo diritto/dovere, lo fa semplicemente per “egoismo di portafogli” e non per la passione che dovrebbe spingere tutti i cittadini a desiderare un bene comune! Per la mia salute e quella altrui, mi è stato consigliato di non recarmi al seggio elettorale solo per esprimere un “complicato e confuso” sì/no, in quanto si ritiene che non dovendo raggiungere un forum, il voto mio, è ritenuto, erroneamente, insignificante! La partita sarà giocata(sul referendum) solo dagli addetti ai lavori e cioè quelli che in qualche modo ne godranno gli effetti dell’esito sia che si volgerà in positivo che negativo; ritengo che non avendo raggiunto l’obiettivo di una legge elettorale appropriata prima del voto, e per molti, “maggioritaria”, la vincita del “sì” diventa ogni ora meno probabile!

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