A scuola. Finalmente!

Ritrovare le persone

Finalmente! Varcare quel cancello, la scorsa settimana, martedì a Telgate e venerdì a Grumello, è stata una liberazione. Si doveva tornare a scuola! Nulla contro la didattica a distanza, ci mancherebbe, ma la scuola è altra cosa.

La scuola Media di Telgate

Mi è sembrato, per un certo verso, di vivere un’esperienza nuova, anche se ho iniziato l’undicesimo anno di insegnamento.

Sarà forse perché, dopo sei anni con le sole terze medie, sono tornato ad avere alunni anche di prima e di seconda, sarà perché avevo la percezione di non entrare in quei luoghi da anni, ma ero davvero emozionato.

Perché a scuola ci sono i ragazzi, i colleghi, il personale scolastico… ci sono le persone

La scuola in presenza. Un’altra cosa

Questo è il bello della scuola! Entrare nell’atrio, incontrando il “buongiorno” dei bidelli che subito ti puntano il termoscanner e, ridendo, ti dicono che se vuoi puoi entrare; uscire per aspettare i ragazzi nell’angolo del cortile assegnato alla classe, arrivare in classe con loro, seduti rigorosamente a distanza, con l’igienizzante personale sui banchi monoposto, urlando “mani in alto”, mentre con il termoscanner passi, come un bandito mascherato, da ciascun alunno per misurare la temperatura, vale già una bellissima lezione sull’importanza delle relazioni. Siamo qui, a scuola, e siamo qui insieme.

La scuola Media di Grumello

Ciascuno con le sue gioie, le sue angosce e le sue speranze. C’è chi ha gli occhi a mezz’asta perché ormai abituato alla sveglia alle 11 e sono solo le 8:10; c’è chi porta nel cuore la fatica dei tempi in cui piangeva per i nonni in ospedale o per un parente che non ce l’ha fatta; c’è chi è preoccupato perché non ha finito i compiti delle vacanze; c’è chi è felice di rivedere i compagni, perché di stare in casa non ne poteva proprio più.

Ed è stato bellissimo, come quando si ritrova qualcosa che si temeva di aver perso, poter tornare a scrivere con un gesso bianco sulla lavagna nera, dire “attenti a questo passaggio, ragazzi… ehi… là in fondo, è presto per la merenda! Dai metti via, che la brioche la prendi dopo!”. Ed è stato bello vedere i volti, gli occhi dei ragazzi, senza la mediazione di uno schermo.

Le paure belle del primo giorno

Mi sto godendo il ricordo di questi giorni… la sera ci pensavo… che bello vedere i ragazzi di terza preoccupati perché “magari il don ci fa il test d’ingresso” e quelli di prima che, vedendoti entrare per la prima lezione, avevano il dilemma se salutarti con “ciao don!”, come sempre, o “buongiorno prof”, come da buon protocollo scolastico. Sono episodi semplici, a cui non davo peso gli anni addietro, ma che l’esperienza mi restituisce oggi come doni straordinari. E allora al Signore chiedo il dono di un anno scolastico vissuto interamente insieme, a scuola. Che l’unico problema dei nostri ragazzi, dopo la paura della malattia e della morte, sia quello di come chiamare il don a scuola o la paura dell’interrogazione. Sono paure belle, che fanno crescere. E che sanno di vita.