Box Organi, suoni e parole d’autore. In scena “Le donne della Bibbia”

Dulcis in fundo. Con il concerto “Le donne della Bibbia” sabato 3 ottobre (inizio ore 21) si chiude la sesta edizione di “Box Organi. Suoni e parole d’autore”, rassegna musicale che ruota attorno alle collaudate potenzialità foniche dell’organo Bossi Urbani 1889 presente nella Chiesa Arcipresbiterale di Lallio e che unisce, in un mix indissolubile, musica classica, jazz e letteratura. Il terzo e conclusivo appuntamento della manifestazione, promossa dalla Parrocchia in collaborazione con l’Associazione Libera Musica e sotto la direzione di Alessandro Bottelli, è affidato all’organista Stefano Rattini, che ci introdurrà, con un programma modellato per l’occasione, nell’universo femminile contenuto nei testi sacri, in cui trovano posto figure indimenticabili, di grande forza e carattere. Diplomato in organo e composizione organistica con il massimo dei voti e la lode sotto la guida di Giancarlo Parodi e titolare dell’organo della Cattedrale di Trento, Rattini si è poi perfezionato con Stefano Innocenti e Christopher Stembridge per la musica antica, con Antonio Zanon per la composizione e con Fausto Caporali, Günther Kaunzinger, William Porter, Loïc Mallié e Jürgen Essl per l’improvvisazione. Ha ideato e conduce a Trento la “Scuola d’Ascolto della Musica Organistica”, volta a sperimentare nuove modalità nella formazione critica del pubblico. Figura tra i soci fondatori ed è presidente dell’Associazione Organistica Trentina Renato Lunelli, oltre che membro della Commissione Organi della Diocesi di Trento e della Commissione Artistica del Festival di Musica Sacra di Trento e Bolzano. La scaletta della serata è suddivisa in due parti simmetriche, dedicate rispettivamente all’Antico e al Nuovo Testamento e separate dalla famosa aria verdiana de La Vergine degli Angeli, tratta dalla «Forza del destino». All’Ouverture dell’oratorio «Esther», di Haendel, nella trascrizione curata da John Walsh a metà Settecento, il ruolo di apertura del concerto, cui fa seguito la composizione «Suscipe caelum et numera stellas. Sarai-Sara», per organo e voce recitante, di Marialuisa Balza, scritta appositamente per Lallio. Insegnante di armonia contrappunto fuga e composizione al Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, nel 2015 la Balza ha partecipato, tra l’altro, alla realizzazione della «Missa pro terrae humilibus» in onore di papa Francesco, poi eseguita nella Basilica di San Pietro. Lei stessa spiega così, con parole eloquenti e luminose, le ragioni che l’hanno spinta a ispirarsi a Sara per il suo brano: «Dovendo scegliere un personaggio femminile della Bibbia, la mia scelta è caduta su Sara perché il suo modo di agire e di mettere fretta al progetto di Dio mi è sembrato molto attuale. Sarai, questo è il suo nome iniziale, è ormai anziana, non può più avere figli, quindi, la promessa fatta da Dio ad Abramo sembra ormai priva di ogni speranza. Allora lei mette in atto tutte le proprie risorse, manipolando la realtà, senza pensare troppo alle conseguenze, alla sofferenza propria e altrui che scaturirà inesorabilmente da questa sua decisione, tutta rivolta com’è ad un unico scopo: dare una discendenza ad Abramo. Così chiede aiuto ad Agar la sua schiava, la usa perché possa lei generare al suo posto, primo esempio di utero in affitto della storia (ma forse questa era una pratica già diffusa anche allora), e non tiene conto che anche Agar è una persona con propri sentimenti, emozioni, sogni, e lo dimostra il fatto che Agar appena rimane incinta si sente più importante della propria padrona. Ecco allora che questa forzatura costa cara a Sara perché si sente ancora più umiliata nel confronto con la giovane schiava, e ad Agar perché si sente sfruttata e in seguito perseguitata dalla padrona. Dio, però, nonostante tutto questo, benedice entrambe e resta fedele al Suo progetto; nel tempo fissato tornerà e renderà feconda Sara nella vecchiaia. Quando ho cominciato a pensare a questa storia era marzo, all’inizio della pandemia e i miei pensieri, le mie paure, le mie emozioni, oscillavano sull’onda del vissuto di Sarai; da una parte il desiderio di controllare tutto secondo i miei parametri umani, dall’altra il desiderio di fidarmi completamente di Dio, del Suo progetto. Così le ansie di Sarai mi sono sembrate le mie ansie, la sua tristezza la mia tristezza, le sue piccole aspirazioni, le mie piccole aspirazioni, le sue piccole e fragili gioie, le mie piccole fragili gioie, destinate sempre a ritornare alla cupezza e ristrettezza del mio piccolo pensiero ossessivo. Poi però, l’insostenibilità delle mie ossessioni, mi ha aperto ad un’altra prospettiva, quella di Sara, un abbandono totale ad un progetto più grande, alla fedeltà di Dio. La prima parte del brano è la storia di Sarai (litigiosa), la donna che agisce secondo i propri parametri e che manipola la realtà per raggiungere i propri obbiettivi; la seconda parte è la storia di Sara (principessa), la donna a cui è stato cambiato il nome perché Dio compie in lei la sua promessa. La prima parte è frammentaria, un susseguirsi di piccoli voli che anelano al cielo, ma che ritornano inesorabilmente alla cupezza iniziale; la seconda prende origine da un tentativo di contemplare la tenerezza di Dio per arrivare alla luce e alla gioia che solo l’amore divino quando interviene nella storia può dare. (“Le cose di Dio si fanno da sé e la vera sapienza consiste nel seguire passo passo la Provvidenza.” San Vincenzo de’ Paoli)». L’impaginato del concerto prosegue con la «Suonata per l’Offertorio in do minore» di Vincenzo Petrali, che offre un esempio di scrittura idiomatica per l’organo ottocentesco italiano, di cui il Bossi Urbani di Lallio è un significativo rappresentante. Il tedesco Andreas Willscher (1955) ha composto nel 2015 un singolare fascicolo organistico dedicato ad undici ritratti di donne bibliche, tratteggiati con gusto sapiente, semplicità e precisione; il programma prevede l’esecuzione di quattro numeri, due per l’Antico (Susanna e Giuditta) e due per il Nuovo Testamento (Elisabetta e La Samaritana al pozzo di Giacobbe). «Magdalena degna da laudare», di Stefano Rattini, è la seconda composizione appositamente scritta per il concerto di questa sera. «L’opera, concepita per organo e voce recitante ad libitum», scrive l’autore, «mutua il proprio titolo dall’omonima lauda ispirata ad una delle figure femminili più significative del Nuovo Testamento, contenuta nel Laudario di Cortona. L’antica melodia, di sapore gregorianeggiante, costituisce il germe attorno al quale ruota il materiale musicale, chiamato ad illustrare una selezione delle 54 strofe nelle quali è suddiviso il testo letterario dell’antica preghiera. Il brano ha la forma di un rondò, il cui tema principale, festoso e di scrittura toccatistica, si basa sul ritornello della lauda. L’introduzione e le parti intermedie danno veste musicale ai momenti salienti della vita della Maddalena: da quando föe peccatrice nominata, all’incontro con il Cristo, che con molta humilitate (…) seguio et (…) del suo amore prese ad inflammare; da quando a li piei de Cristo s’imchinòe et (…) di lagrime tutti li bagnòe, a quando Cristo füe sepelito, (e) Magdalena (…) unqua non potëa requiare; da ultimo, l’incontro con il Cristo Risorto, che a la Magdalena fo apparito in un orto, per liei consolare». Il recital si chiude con la «Toccata in mi maggiore» del romano Remigio Renzi (1857-1938), testimone della metamorfosi dell’organo italiano da epigono dell’orchestra sinfonica e dello stile operistico a strumento in linea con i coevi esempi francesi, inglesi e tedeschi, in una declinazione tipicamente autoctona. Novità nella novità, la presenza in questo concerto di una vocalist come Elena Biagioni, specializzata in canto moderno e canto jazz, che si presenterà anche in veste di cantautrice. Accompagnata dal chitarrista Paolo Manzolini, artista di solida formazione e vaste collaborazioni, la Biagioni eseguirà tre inedite canzoni ispirate a figure di donne bibliche, filtrate attraverso una serie di riletture e aggiornamenti. Come spiega lei stessa a proposito di «Maddalena – L’Amore e l’Eterno»: «Il brano è scaturito dalla lettura del Vangelo apocrifo di Maria Maddalena e dal racconto che le ha dedicato lo scrittore e poeta Khalil Gibran. L’incontro con Gesù da parte di Colei che sarà la prima ad annunciare agli apostoli la Resurrezione del Maestro si rivela in tutto il suo potere salvifico, “rivelatorio” e liberatorio; un’esperienza mistica che eleva l’Anima al punto da rendere possibile la comprensione dell’Eterno». Oppure nel «Magnificat di Anna Il Dono Ridonato», di cui avverte: «Dopo tanta sofferenza Dio ha concesso ad Anna un figlio: Samuele (il Signore ascolta). La donna però, dopo lo svezzamento, lo deve consegnare al tempio, perché questo è stato il suo “patto” con il Signore. Nel momento dell’addio Anna canta un Magnificat, molto meno noto di quello che Maria pronunciò durante la sua visita a Elisabetta, sebbene esso sia, in assoluto, il primo esempio del genere riportato nella Bibbia. La Anna dell’Antico Testamento esalta il Signore in un momento che per una madre dovrebbe essere terribile, uno “strappo”… ma la donna sente solo la necessità di esprimere con la voce e con il corpo la sua totale gratitudine, restituendo il dono che le era stato dato… nella consapevolezza che i figli che generiamo non sono mai davvero nostri». E nelle parole iniziali “Sono io questo pozzo, sono il buio, sono l’abisso” che aprono «La Samaritana Il pozzo e la sorgente», Biagioni riflette su un altro tema fondamentale, quello dell’irruzione dell’inaspettato nelle nostre vite. «Ci sono incontri che ci cambiano, che ci dissetano e ci trasformano… troppo spesso viviamo le nostre esistenze come la Samaritana, alla stregua di un pozzo, barricati dentro e dietro le nostre paure e la nostra diffidenza, “dimentichi della Sorgente”. Solo risalendo il nostro personale abisso e aprendoci nei confronti dell’altro possiamo trovare la vera acqua in grado di dissetarci, perché “siamo fiume nell’incontro” e “la risposta è nello scambio”». Il consueto spazio riservato alla lettura del racconto inedito a soggetto organistico sarà occupato da «Salve Regina» di Ferruccio Parazzoli, uno scrittore che è stato per dieci anni anche direttore editoriale degli Oscar Mondadori, due volte premio Campiello con «Il giro del mondo» (Bompiani, 1977) e «Uccelli del paradiso» (Mondadori, 1982) e che nei suoi libri ha affrontato in vario modo e sotto differenti angolature l’impellente questione etica. L’attrice Federica Cavalli ne curerà, con la consueta energia, l’espressività e la dizione.

L’iniziativa, che è resa possibile grazie al prezioso contributo di Fondazione Credito Bergamasco, delle ditte Zanetti, Agnelli Metalli, Co.me.c., Ambrosini e della farmacia degli Spezieri, si avvale del patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e della media partner del quotidiano Avvenire, del settimanale Famiglia Cristiana e di Credere, oltre che del settimanale diocesano on-line santalessandro.org. Ingresso libero e gratuito fino a esaurimento posti secondo le vigenti disposizioni sanitarie. Info e prenotazioni: 338 58 36 380