Conosco un amico prete che, di fronte alla situazione della Chiesa, è totalmente sconfortato. La pandemia ha accelerato una crisi che sembra irreversibile. Continua a chiedersi dove stiamo andando. Esagera o, secondo te, ha qualche buon motivo per essere così pessimista? Aldo
Non mi è facile rispondere a questo tuo interrogativo, caro Aldo! Le ragioni che spingono il tuo amico sacerdote a chiedersi dove stiamo andando sono reali, tuttavia, non condivido appieno il suo pessimismo.
La crisi può essere feconda. E nella Chiesa c’è sempre lo Spirito Santo
Innanzitutto, perché ogni genere di crisi, se affrontata con coraggio e con sapienza, apre sempre fasi nuove della vita, sia a livello personale, che sociale ed ecclesiale.
In secondo luogo perché la Chiesa è guidata dallo Spirito santo che la sostiene e la guida soprattutto nel tempo della prova e della purificazione. È lo Spirito infatti che la conduce attraverso i deserti e gli uragani della storia.
Chissà – e me lo auguro con tutto il cuore – che da questa crisi, che tu chiami “irreversibile”, germogli una cosa nuova, secondo la parola del Signore: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa» (Is. 43,19).
I motivi per continuare a sperare
Vi sono, perciò, motivi altrettanto reali per continuare a credere e a sperare! Proviamo a sfogliare le pagine del libro degli Atti degli Apostoli e a leggerlo con attenzione:
fatte le debite differenze, non ti pare che quei primi passi della comunità dei credenti e quelli di tutta la storia successiva della Chiesa, siano simili, se non peggiori, di quelli attuali? «Magra consolazione» ribatterebbe qualcuno!
Ma non è così! Si tratta, invece, di imparare a leggere il passato per poter comprendere il presente e continuare a credere che al nostro fianco cammina il Risorto e che, anche a noi, come quella sera di Pasqua sulla via verso Emmaus, spiega il senso del nostro vissuto: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava…» (Lc. 24,25-26).
Il perpetuo laboratorio della storia
La sfida che siamo chiamati ad affrontare è quella di non cedere al pessimismo, coltivando la virtù della speranza teologale, dono dello Spirito, per poter discernere la presenza del Crocifisso risorto nelle piaghe dolorose dei nostri fratelli e del nostro tempo, così da individuare i passi da compiere.
Le epoche cambiano velocemente e la storia cammina come mai ci aspetteremmo. E a ragione! Guai se lo interrompesse! Guai se l’uomo e la donna di ogni tempo smettessero anche solo per un istante di pensare, di inventare, di provare e di riprovare, di desiderare il meglio per tutti!
In questo perpetuo laboratorio esistenziale lo Spirito del Risorto non cessa di creare, aprendo perfino strade nuove nei nostri grovigli e nei nostri fallimenti.
Impariamo a riconoscere la sua presenza nella nostra vita e in quella dell’umanità e mettiamoci al lavoro perché anche con il nostro contributo si trovino nuove strade per rendere credibile e “appetibile” il Vangelo.