Covid-19, a Pradalunga raccolta alimentare per le famiglie in difficoltà

Fare in modo che nessuno si senta solo, affinché la sofferenza possa farsi terreno fertile per condivisione e fratellanza. È questa l’idea che sta alla base della raccolta alimentare organizzata, a partire dallo scorso maggio, dal comune di Pradalunga. Un progetto di solidarietà in risposta alla crisi (economica e sociale) causata dalla pandemia di Coronavirus, che affonda le proprie radici in azioni politiche già sperimentate e consolidate. «Da sempre, il comune di Pradalunga e le associazioni del territorio, attraverso politiche sociali mirate e buone prassi, si preoccupano di assistere ed aiutare i cittadini in difficoltà – afferma Natalina Valoti, sindaco di Pradalunga –, sia che si tratti di singole persone o di nuclei familiari. Naturalmente, purtroppo, il Covid ha aggravato quelle situazioni di disagio a noi già note e ne ha create pure di nuove. Si parla di individui afflitti da precarietà lavorativa ed economica, emarginazione, malesseri psicologici e psichici. Un primo contributo importante è arrivato verso aprile, con i fondi stanziati dallo Stato: circa 21 mila euro, grazie ai quali si è provveduto ad emettere dei buoni pasto, distribuiti, poi (anche per merito delle indicazioni ad opera dei servizi sociali), ai più bisognosi».

Gemellaggio con la Germania nel segno della solidarietà

Ma un aiuto rilevante è giunto anche da oltre confine. «Ci sono state diverse donazioni private, da parte dei residenti – racconta il sindaco –, ma l’apporto forse più significativo è giunto dalla Germania. Da tempo, Pradalunga intrattiene rapporti culturali con Unterammergau, piccolo comune tedesco che sorge ai piedi delle Alpi, nel distretto di Garmish, in Baviera, che, con la nostra comunità, condivide una storia secolare, quella dell’estrazione delle “pietre coti”, ovvero pietre impiegate come abrasivi per affilare o molare utensili metallici, soprattutto lame: uno dei nostri prodotti più tipici, i cui pregi sono noti da migliaia di anni, venendo segnalati già in fonti latine. La cittadinanza di Unterammergau ha cercato di esserci vicino in tantissimi modi, arrivando addirittura ad offrire dei posti letto nel reparto di terapia intensiva di una clinica vicina al loro paese. Un segno di grande solidarietà che, causa complessità amministrative e burocratiche, sfortunatamente, non si è potuto concretizzare. In compenso, gli abitanti di Unterammergau ci hanno inviato un migliaio di mascherine e un’offerta di 13 mila euro. Un gesto che ha fatto emergere la coesione europea, che ci ha scaldato il cuore e per il quale ci siamo sentiti meno soli». Una donazione spontanea, quella tedesca, che ha dato vita a una sinergia di forze. «Abbiamo subito pensato di impiegare questi soldi nella maniera più pratica e funzionale possibile, ovvero quella dei pacchi alimentari – spiega Valoti –, ma l’ammontare delle risorse raccolte implicava un uso scrupoloso e coscienzioso, coordinato e veloce. Proprio per questo, abbiamo deciso di coinvolgere ad un tavolo la Caritas e la San Vincenzo, così da poter provvedere all’emergenza assieme, in modo da dare un aiuto concreto e funzionale ai cittadini più in difficoltà». Un aiuto che continua ancora adesso.

Un’azione di rete con Caritas e San Vincenzo

«Ad oggi, sono circa settanta le persone assistite – afferma Manuel Rossi, assessore alle Politiche giovanili e referente del progetto per conto del Comune –. Il Comune acquista direttamente al supermercato i beni di prima necessità, per poi dar vita, con l’aiuto di diversi volontari (fra cui il Gruppo Alpini di Pradalunga e Cornale), ai pacchi alimentari che, ogni mese, provvediamo a impacchettare (nella sala polivalente, sopra la biblioteca) e consegnare a domicilio, a seconda dei fabbisogni. I nostri pacchi vengono integrati da quelli della Caritas e, grazie al contributo del Banco Alimentare, da quelli della San Vincenzo. I pacchi, nel limite del possibile, vengono personalizzati: per le famiglie, per le persone sole o per gli anziani. Ciclicamente, ci raccogliamo in riunione per monitorare la situazione, per confrontarci e, nel caso, valutare nuovi contesti di indigenza. L’idea, ora come ora, è quella di continuare per almeno altri sei mesi». Ma il progetto non è esente da problematicità. «Il terreno su cui ci muoviamo è quello delicato delle marginalità e delle patologie – riflette Rossi –. Spesso, è difficile dare una mano a chi ha tagliato, da anni, i legami con la realtà sociale: si rischia di cadere nel semplice assistenzialismo. Quel che ci preme, infatti, è non solo dare un contributo materiale, ma fare da argine alle solitudini (accentuante, anch’esse, dal Covid.), creare relazioni. Per questo, è importante non sovrapporre le forze (così da non sperperarle), sostenere il terzo settore e l’associazionismo e, ancor di più, sostenere i giovani, responsabilizzarli, far loro comprendere il ruolo fondamentale che, all’interno di una comunità, possono ricoprire». Dello stesso parere Bianca Santaniello, referente della San Vincenzo: «È bello collaborare assieme, anche perché, dopo il Covid, il numero dei bisognosi è aumentato e il coordinamento ad opera del Comune (e dei suoi giovani volontari) è stato decisivo per il momento della distribuzione dei pacchi, che è, soprattutto, un momento di incontro».

Piccoli gesti per alleviare la solitudine

Un incontro che è sempre fonte di gioia: «Il pacco alimentare non risolve i problemi, ma, sicuramente, li allevia – spiega Piergiorgio Carrara, coordinatore Caritas –. E quando leggi la contentezza negli occhi delle persone, il tuo cuore si riempie di felicità. C’è gioia nel donare e siamo contenti di poter dare un po’ di serenità a tante famiglie. La speranza è che i casi di disagio economico e sociale non aumentino ancora». Una speranza, quella di Carrara, che è condivisa dal sindaco Valoti: «Stiamo vigilando sui provvedimenti del Governo, con un occhio di riguardo, soprattutto, alla questione lavoro e licenziamento – spiega il primo cittadino –. Con l’avanzare dell’autunno, la paura è che le persone senza lavoro possano aumentare e che gli ammortizzatori sociali non saranno più sufficienti. Quel che però, per il momento, ci vogliamo tenere stretti è il bene gratuito che questa pandemia ha fatto emergere e la nostra iniziativa, condivisa con Caritas e San Vincenzo, ne è un esempio lampante. È la testimonianza che anche i piccoli gesti possono illuminare il tunnel più lungo e tenebroso e che coloro che lavorano per il bene comune sono frecce diverse di uno stesso arco. Questa, forse, è la lezione più grande, che ci insegna a condividere dolore e sofferenza, ad essere fratelli e solidali, gli uni con gli altri».