Papa Francesco e le unioni civili. Fenomenologia di uno strano scoop

Papa Francesco, udienza generale. Foto Vatican Media - Sir

L’agenzia Redattore Sociale ha eseguito un’interessante operazione di analisi dello “scoop” sulla posizione del Papa sulle Unioni civili. Ci sembra molto utile, anche per capire come sia stata rielaborata la notizia (come sottolinea il giornalista è un “caso da manuale” per i futuri testi di giornalismo e comunicazione) riproporre qui alcuni stralci di questo lavoro, per la lettura completa vi rimandiamo al sito dell’agenzia stessa.

Un tempo c’erano quasi solo le encicliche: testo ufficiale, visto e rivisto più volte e infine stampato nero su bianco. Difficile equivocarne il senso. Oggi che il mondo è cambiato a tal punto che anche il papa rilascia periodicamente interviste (cosa impensabile appena qualche decennio fa), accade però che non sempre il risultato sia una comprensione completa e precisa, quella che una comunicazione diretta audio/video in teoria dovrebbe poter garantire. E succede – è successo appunto in questi giorni – che ci si possa imbattere in quello che promette di diventare un vero e proprio caso da manuale per i futuri testi di giornalismo e comunicazione.

Mettete un papa che rilascia un’intervista ad un’apprezzata vaticanista, la giornalista messicana Valentina Alazraki, e immaginate che questa venga filmata, vada in onda (sull’emittente Televisa) e venga poi resa disponibile a tutti sul web nella sua interezza: oltre un’ora e un quarto di conversazione a portata di click. Immaginate poi che 18 mesi dopo, venti secondi di quella stessa intervista finiscano all’interno di un documentario (a firma di Evgeny Afineevsky, presentato alla Festa del Cinema di Roma) che raccoglie vari altri spezzoni per raccontare nel complesso un pontificato lungo sette anni e mezzo. Ecco, potranno mai quei venti secondi – non il documentario, ma quei 20 secondi registrati un anno e mezzo prima – diventare la notizia del giorno da una parte e dall’altra dell’oceano? Sorpresa: sì, possono, è esattamente quello che è accaduto. E allora, domanda semplice semplice: ma per un anno e mezzo abbiamo dormito? Nessuno si era accorto di uno scoop mondiale a portata di mano? Non l’intervistatrice che per prima aveva sentito quelle parole, non tutti i colleghi che a suo tempo ripresero i contenuti di quella conversazione, non un solo singolo spettatore fra i tanti che l’hanno ascoltata?

La realtà è che (escludendo per principio il deepfake, non è il caso) il papa ha certamente detto quello che ha detto, ma per comprenderne anzitutto il significato, e in seguito la portata, bisogna andare ad indagare un po’. Perché è senza dubbio vero che ieri è venuto fuori qualcosa di nuovo, ma è anche vero che non è affatto detto che il tutto stia esattamente così come ci è stato raccontato.

Intanto ecco i venti secondi di cui tutti parlano, nell’estratto che è stato diffuso dai principali mezzi di informazione.


https://youtu.be/X_9aVWcy4Fs


La notizia, dunque, sta tutta in poche parole del papa, tradotte in italiano e finite su giornali e telegiornali per lo più in questi termini:

“Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”.

Sulla carta, parrebbe chiarissimo. Ma ci sono dei problemi, il più rilevante dei quali è il fatto che le frasi appena riportate non sono consecutive, ma sono state pronunciate dal papa in momenti diversi e, quel che più conta, con riferimento a situazioni differenti. In quei venti secondi ci sono almeno cinque diversi frammenti di quell’intervista (e dunque almeno quattro tagli), il che di tutta evidenza qualche riflessione la richiede. A complicare poi c’è la scoperta che, di quei venti secondi, solo una parte erano stati a suo tempo mandati in onda: gli altri erano stati (per una qualche ragione che sarebbe interessante scoprire) tagliati. Cosa a dire il vero strabiliante, ma tant’è.

Il diritto a stare in famiglia (ma quella d’origine)

Vediamo intanto il dettaglio della parte che già era stata resa pubblica nel maggio 2019 e dunque la frase sul diritto di “essere” o di “stare” in una famiglia: questa è estratta da un punto dell’intervista in cui il papa fa riferimento esclusivo al rapporto fra genitori da un lato e figli omosessuali dall’altro. Francesco sta cioè parlando delle relazioni familiari nelle famiglie di origine, argomentando che ogni madre e ogni padre deve saper mostrare accoglienza e amore ad ogni figlio. Un tema legato all’indubbia difficoltà che molti genitori vivono nell’accettazione di un figlio che confida loro la propria omosessualità, ma che evidentemente – per quanto qui ci interessa – non c’entra niente con il tema delle unioni civili e più in generale con il rapporto affettivo che lega quel figlio o quella figlia al proprio partner. Insomma, si parla della famiglia d’origine, non della propria.

Nell’originale spagnolo le parole che il documentario mette in successione sono in realtà il frutto di addirittura tre diversi tagli:

1) Las personas homosexuales tienen derecho a estar en la familia.
2) Son hijos de Dios, tienen derecho a una familia.
3) No se puede echar de la familia a nadie.

Vediamo in che contesto sono pronunciate queste singole frasi, utilizzando per la traduzione la versione ufficiale riportata nel maggio 2019 su Vatican News. Evidenziamo in corsivo e sottolineato le parole scelte per comparire nel documentario.

Al minuto 56 dell’intervista, il papa (guarda un po’ i casi della vita…) se la prende con i giornalisti per il modo di riportare le sue parole e racconta alla sua intervistatrice un particolare episodio: “Mi hanno fatto una domanda durante il volo — dopo mi sono arrabbiato, mi sono arrabbiato perché un giornale l’ha riportata — sull’integrazione familiare delle persone con orientamento omosessuale. Io ho detto: le persone omosessuali hanno diritto a stare nella famiglia, le persone con un orientamento omosessuale hanno diritto a stare nella famiglia e i genitori hanno diritto a riconoscere quel figlio come omosessuale, quella figlia come omosessuale, non si può scacciare dalla famiglia nessuno né rendergli la vita impossibile. Un’altra cosa che ho detto è: quando si vede qualche segno nei ragazzi che stanno crescendo bisogna mandarli, avrei dovuto dire da un professionista, e invece mi è uscito psichiatra. Titolo di quel giornale: “Il Papa manda gli omosessuali dallo psichiatra”. Non è vero! Mi hanno fatto un’altra volta la stessa domanda e ho ripetuto: sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia, e basta. E ho spiegato: mi sono sbagliato a usare quella parola, ma volevo dire questo. Quando notate qualcosa di strano, no, non di strano, qualcosa che è fuori dal comune, non prendete quella parolina per annullare il contesto. Quello che dice è: ha diritto a una famiglia. E questo non vuol dire approvare gli atti omosessuali, tutt’altro”.

UN FALSO INTERPRETATIVO

Ebbene, ad una lettura semplicemente onesta del testo, appare di tutta evidenza come il papa stia parlando di tutt’altro rispetto a quanto ci è stato riferito dai media. Il discorso è tutto orientato alla relazione familiare fra genitori e figli omosessuali, si fa riferimento a padri e madri che non devono cacciare i propri figli e a figli che hanno diritto a stare in quella loro famiglia. Niente qui parla dei rapporti affettivi dei figli con i loro partner. Occorrerà dunque onestamente dire che usare quelle parole del papa con riferimento al tema delle unioni civili è semplicemente ciò che un giornalista (ma forse è il caso di dire anche un regista, e chiunque operi nel mondo della comunicazione) non dovrebbe fare. Letto in quel modo è un falso, semplicemente un falso. È chiaro, le parole del papa sono un evidente segnale dell’approccio dialogante, aperto, attento (pastorale, si direbbe in linguaggio di curia) che papa Francesco ha, e in questi termini il loro utilizzo all’interno del documentario è pienamente sensato, ma non se l’intenzione è quella di far dire al papa qualcosa che su quello specifico tema – le unioni civili – il papa non ha detto.

(Il giornalista Stefano Caredda prende in considerazione poi in una parte dell’articolo che non riportiamo e che vi invitiamo a leggere dal link riportato in testa al pezzo “il giallo delle parole sparite” già tagliate nella versione originale e ora recuperate nei venti secondi del documentario e il contesto storico, geografico e sociale dell’Argentina in cui erano state pronunziate).

Uno scoop o una trappola?

In conclusione, fra interviste edite e inedite, su uno scoop di livello mondiale sembra permanere più di qualche dubbio, e il fatto stesso di dedicare una sorta di radiografia ad appena 20 secondi di video è indicativo del livello di confusione che si è venuto a creare. Non è una novità, nel corso degli ultimi anni, e il papa ha peraltro spiegato di non preoccuparsi oltremodo di questo. Resta il fatto che la promozione del documentario è stata un successo e il messaggio ormai è passato in quei termini: al di là di tutti i distinguo che anche qui abbiamo voluto riportare, il “sì alle unioni civili” (espressione in realtà mai pronunciata nei termini in cui la intendiamo tutti) è destinato a diventare un punto di non ritorno. Con buona pace delle regole del buon giornalismo, che ieri evidentemente era assonnato, tanto da raggiungere vette onestamente imbarazzanti su alcuni dei principali media mondiali in lingua spagnola, capaci di pubblicare il virgolettato delle parole pronunciate dal papa non per come sono uscite dalla bocca di Francesco, ma in una ulteriore traduzione dall’italiano (ed ecco comparire per incanto “las uniones civiles entre homosexuales“). Quanto poi alle strumentalizzazioni della politica italiana, e ce ne sono state tante considerato che alla Camera si discute la legge nota come ddl Zan, niente di nuovo sotto il cielo.

Scripta manent, verba volant

In mezzo a questo marasma, anche per questo in tanti in queste ore sono andati a riprendere i testi scritti, quelli che nero su bianco restituiscono un’inquadratura più formale ma probabilmente anche più chiara. Il più citato, ma ce ne sono vari, è Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica postsinodale firmata da papa Francesco nel 2016 che richiama i contributi dei padri sinodali e quindi di tutta la Chiesa: in esso viene ribadito da un lato che “ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione”, e d’altro canto viene precisato che “non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia”.
Stefano Caredda

  1. Beh! se siamo tutti figli di Dio senza alcuna differenza di età, sesso, razza, ragione sociale o culturale, dovrebbe essere evidente, almeno per chi ha un’ampia visione dell’umano che le “gabbie” in cui si incasellano le “differenze”, sono solo, prerogative delle leggi civili! Nell’intero globo,troppo spesso le leggi “civili” vengono promulgate sotto quelle religiose, creando così un vulnus culturale, non permettendo di allargare in progressione su basi scientifiche, ciò che è diventato una mentalità radicata. Ma a Dio, piace questo modo in cui le Sue creature si contrappongono in base a ideologie sia civile che religiose? Dovremmo, noi cristiani, prima di aprire bocca, riflettere su come Gesù si comporterebbe da Uomo a uomo,(noi a differenza Sua, siamo tutti peccatori), e certamente la citazione evangelica “date a Cesare, quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, ci pone la domanda del come noi in sede civile, “trattiamo” le persone che sono sempre e comunque, a Sua immagine e somiglianza non facendo distinzione tra il “peccato” ed il “peccatore”! Da qui, tutti i fraintendimenti, le chiusure e prese di posizioni radicali che non permettono di andare nell'”oltre” inficiando la dura e cruda realtà che gli esseri umani sono costretti a vivere! Un passo avanti, forse, Papa Francesco lo ha fatto, non solo come Capo della Chiesa Cattolica, ma da fratello tra fratelli, e con lo sguardo con cui Gesù gli suggerisce in ogni Sua parola ed azione! Tutto il resto, la storia futura umana ne narrerà l’evoluzione e, magari, fra 50 anni, daremo alle Sue parole, un maggior senso!

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