Covid 19, che cosa possiamo fare per aiutare la comunità? Gli scout di Bergamo e Seriate: pronti a servire

I ragazzi della comunità di Clan "Mistral" dei due gruppi gemellati Bergamo 2 e Seriate 1 raccontano le attività ai tempi della pandemia

Che cosa potremmo fare per aiutare la nostra comunità colpita dal covid-19? È questa la domanda che ci siamo posti come Clan Mistral, comunità scout di Seriate e Bergamo (S.Anna), che unisce ragazzi e ragazze tra i 17 e i 21 anni.

Dopo il difficile periodo di lockdown che ci ha costretti a dare una nuova forma alle nostre attività, la riapertura ci ha posto di fronte all’improvvisa libertà che avevamo tanto sperato, ma anche ad una nuova responsabilità: sentivamo l’esigenza di agire attivamente nel nostro territorio, riscoprendo la dimensione del servizio che tanto ci era mancata nel periodo di chiusura.

Se durante i primi mesi di emergenza l’essere responsabili si limitava a rimanere chiusi in casa, finito il lockdown abbiamo deciso che come giovani potevamo fare molto di più per il nostro territorio, portando il sorriso in luoghi un po’ dimenticati, condividendo le fatiche quotidiane delle persone, mettendo a disposizione le nostre capacità dove potevamo.

Per questo ognuno di noi ha cercato di impegnarsi in attività che fossero di aiuto alla nostra comunità, come dare una mano alle attività estive parrocchiali.

Ma soprattutto, come gruppo, ci siamo voluti impegnare in un progetto più esteso e collettivo, rispondendo ad una “chiamata” apparentemente molto semplice: alcune educatrici del Villaggio Solidale di Lurano, struttura della cooperativa Ruah che ospita diversi servizi per persone con fragilità, ci hanno proposto di organizzare una settimana di CRE con bambini e ragazzi di varie età. Avremmo dovuto portare la nostra semplicità, la nostra determinazione, la volontà di divertirci con poco, insomma, il nostro essere scout, all’interno di una realtà che ci era sconosciuta.

Abbiamo quindi avuto la possibilità di farci conoscere come gruppo scout e come persone in un ambiente fin da subito accogliente, aperto e vivace, dove la curiosità di conoscere e di “scoprire” qualcosa dell’altro era reciproca.

Nonostante le norme sanitarie, siamo riusciti ad instaurare un bellissimo rapporto con i bambini: i loro sorrisi hanno alleggerito la fatica di dover portare le mascherine, in un contesto in cui la fisicità e il gioco di contatto sono forti mezzi per esprimersi e relazionarsi con l’altro. La meraviglia negli occhi dei bambini, la loro fiducia nei nostri confronti e la voglia di lasciarsi coinvolgere in attività nuove ci hanno dimostrato come la semplice presenza e il mettersi veramente in gioco per gli altri possano fare veramente la differenza.

Abbiamo anche potuto osservare i modi di relazionarsi tra operatori e ospiti presenti all’interno del Villaggio, le piccole attenzioni quotidiane, il supporto dei più grandi verso i più piccoli, la voglia di non escludere nessuno e creare una comunità pronta ad essere sostegno per ciascuno.

È un anno “diverso” dagli altri, e anche il nostro campo estivo non poteva che essere diverso dal solito: non abbiamo raggiunto alte vette, non abbiamo dormito in tenda sotto le stelle, ma l’aver conosciuto le storie delle persone del Villaggio e l’aver visto l’entusiasmo dei bambini nel vivere “una settimana con gli scout!” ci ha lasciato tantissimo. Se da un lato eravamo noi gli “animatori”, dall’altro abbiamo potuto sperimentare l’accoglienza dei bambini, che forse è stata davvero la cosa più bella.

Clan “Mistral” (gruppi Seriate-Bergamo 2)