Gigi Proietti, grande mattatore del palcoscenico italiano, si è congedato dal suo pubblico il giorno dell’ottantesimo compleanno

Gigi Proietti, il grande mattatore del palcoscenico italiano, si è congedato dal suo pubblico il giorno del suo ottantesimo compleanno. “Che dobbiamo fa’? La data è quella che è, il 2 novembre”. Attore, comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante, direttore artistico, Proietti è morto alle 5,30 di questa mattina per gravi problemi cardiaci, dopo essere stato ricoverato in terapia intensiva per quindici giorni presso la clinica romana “Villa Margherita”. Le sue condizioni si erano aggravate ieri, alla vigilia del compleanno. Accanto a lui la compagna di una vita, Sagitta Alter, e le due figlie, Susanna e Carlotta, anche loro attrici.

Mattatore, istrione sornione e simpatico, dalla risata coinvolgente, sardonica e ironica, Gigi Proietti lascia il mondo dello spettacolo in lutto, orfano di una personalità unica, originale e imprevedibile, perché quella dell’attore è stata una carriera lunghissima durata oltre mezzo secolo, divisa tra teatro, il suo grande amore e il cinema, 33 fiction, 42 film, 51 spettacoli teatrali di cui 37 da regista, oltre ad aver registrato 10 album come solista e diretto 8 opere liriche.

Proietti ha avuto il merito di conquistare intere generazioni di spettatori, contaminando la cultura cosiddetta “alta” con quella “bassa”, senza pregiudizio alcuno, creando con il suo volto e il suo corpo in scena personaggi indimenticabili.

Nato il due novembre 1940 da una famiglia semplice in via di Sant’Eligio, una traversa di Via Giulia, nel centro assoluto di Roma, inscritta nel suo DNA, cresciuto nel popolare quartiere del Tufello, borgata romana, che lo vide adolescente nel dopoguerra, Proietti aveva abbandonato Giurisprudenza a sei esami dalla laurea.


Il giovane Gigi, da sempre appassionato di musica, aveva fondato in prima liceo il complesso dei “Viscounts”, si era segnato per caso e senza convinzione al Cut, il Centro universitario teatrale, non potendo certo immaginare quanto sarebbe cambiata la sua vita. Una scelta fatta senza pensarci troppo, una decisione presa d’impulso, per curiosità più che per vero interesse, che avrebbe segnato il destino di Gigi Proietti, futuro interprete e autore di grandi successi teatrali, tra i quali “Caro Petrolini”, “Cyrano”, “I sette re di Roma”.


Il successo inaspettato arriva nel 1970 quando Proietti viene improvvisamente chiamato a sostituire Domenico Modugno nella parte di Ademar nella commedia musicale di Garinei e Giovannini “Alleluja brava gente”, accanto a Renato Rascel e Mariangela Melato. “Una botta di fortuna. Lì capii che si poteva coniugare il teatro lucido con la qualità artistica: il cosiddetto teatro popolare”.
Ma la consacrazione è lo spettacolo “A me gli occhi, please” nel 1976 riportato in scena più volte, dove Proietti dà il meglio di sé in una interpretazione memorabile, da vero One-Man Show senza la guida di un regista, scatenando la sua “verve” attoriale come monologhista, cantante, imitatore, ballerino, in estenuanti “tour de force”, che ottengono uno straordinario successo di pubblico. Dalle 6 serate inizialmente previste si superano le 300, con oltre 2000 spettatori di media a riempire i teatri tenda e i palasport di tutto il Paese.


Proietti è stato anche direttore artistico di palcoscenici importanti romani, come il Brancaccio e, negli ultimi 17 anni, del Globe Theatre a Villa Borghese, del quale l’attore era orgogliosissimo.
Lo spettacolo “Cavalli di battaglia” Proietti l’aveva scelto per festeggiare nel 2016 i suoi 50 anni in scena. Personalità eclettica e carismatica, aveva fondato una famosa scuola di recitazione, che aveva rivelato anche la sua vocazione di maestro, dando vita ad una fucina di talenti del calibro di Flavio Insinna, Chiara Noschese, Giorgio Tirabassi, Enrico Brignano, Massimo Wertmuller, Paola Tiziana Cruciani, Rodolfo Laganà, Francesca Reggiani e molti altri.


Tanto teatro ma anche molto cinema: “La proprietà non è più un furto” (1973), “La Tosca” (1973), il cult – movie “Febbre da cavallo” (1976), “L’eredità Ferramonti” (1976). Televisione: i telefilm “Un figlio a metà” (1992), “Un figlio a metà – un anno dopo” (1994), “Italian Restaurant” (1994). Nel 1996 arriva il trionfo inaspettato della serie televisiva “Il Maresciallo Rocca”, nella quale l’attore romano interpreta il ruolo di Giovanni Rocca, vedovo con tre figli, maresciallo comandante della stazione dei Carabinieri di Viterbo. Un carabiniere empatico, dal cuore d’oro, che conquista i telespettatori, che avranno la gioia di vedere ben cinque successive stagioni più una miniserie conclusiva nel 2008. In “Una pallottola nel cuore” del 2014 Proietti interpreta il giornalista Bruno Palmieri specializzato nella risoluzione di vecchi casi di cronaca nera rimasti insoluti.


Grandi sono stati i doppiaggi di Gigi Proietti: Richard Burton, Richard Harris, Marlon Brando, Robert de Niro e Dustin Hoffman, Sylvester Stallone che grida “Adrianaaaaa!”, nel primo “Rocky”. C’è anche tempo di regalare la propria voce a Gatto Silvestro, in coppia con Loretta Goggi.
Citiamo il recente cameo d’autore di Proietti, Mangiafuoco nel “Pinocchio” di Matteo Garrone, e la partecipazione alla nuova stagione di “Ulisse. Il piacere della scoperta” di Alberto Angela.
Il suo pubblico potrà vederlo, nel film di Edoardo Falcone in “Io sono Babbo Natale” a fianco di Marco Giallini, la cui uscita è prevista, Covid – 19 permettendo, per il 3 dicembre.


“Tutto sommato, qualcosa mi ricordo”, è il titolo dell’autobiografia di Gigi Proietti edita da Rizzoli nel 2013, e noi abbiamo provato a ricordare l’incredibile carriera di un uomo mancato il giorno del suo compleanno, nel quale si commemorano tutti i defunti, il quale non aveva paura del tempo che passa giacché “La vecchiaia c’è, e non puoi farci niente”.

@ph Agenzia Dire

  1. “era l’unico il cui parlato, in romanesco, non mi dava fastidio, sia in recitazione che in un normale dialogo! In una sua ultima apparizione televisa, si poteva già intravedere una certa stanchezza nello sguardo, e che, a mio modesto parere, forse causata dalla grande sofferenza per essergli stato tolto l’incarico di direttore artistico del Brancaccio! Purtroppo a causa del Covid, non sarà possibile dargli quel tributo dovuto soprattutto dalla sua città natale, che tanto ha amato senza retorica e con sguardo attento a tutte le sue problematiche! In questi momenti dolorosi, sono sicura che anche sulla sua morte ci avrebbe scherzato, ma che per tutt’Italia lui rimarrà sempre vivo e proprio per la sua eccletticità dai volti umani, perché umile nelle sue esternazioni, consapevole della comune caducità e fragilità che ogni uomo porta con sé! Ciao e grazie per le fragorose risate che ci hai procurato, magari in giornate buie e che immancabilmente portavano a sorridere alla vita! Ciao, ciao!!!

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