“Borgo Santa Caterina. Tra ponte e ferrovia”. Il libro di Ildo Serantoni dedicato al Borgo in cui è nato e cresciuto

«I confini di Borgo Santa Caterina erano compresi fra il ponte sul Morla e il passaggio a livello di via Corridoni. Da tempo non esistono più, eppure nella mente anche degli abitanti di oggi questi confini sono rimasti». Sono le parole, dettate dall’essere sempre vissuto in quello che è chiamato Borgo d’oro, del giornalista Ildo Serantoni, già caposervizio settore Sport de L’Eco di Bergamo. E queste parole hanno dato il titolo al volume, fresco di stampa, di cui è autore, «Borgo Santa Caterina. Tra il ponte e la ferrovia» (Bolis edizioni, pp. 120).

«Ero all’incontro di presentazione di un libro sul quartiere di Pignolo — ricorda Serantoni —. Era presente l’editore Bolis, che mi propose di scriverne uno sul Borgo d’oro, visto che vi sono nato e, pur avendo cambiato tre volte abitazione, ci vivo da sempre. Il mio non è un libro di storia, ma un affresco appassionato del Borgo in dodici capitoli, con tante storie di persone, luoghi e spaccati di vita negli anni Cinquanta, quando ero adolescente».

Sono davvero tanti gli «amarcord» dell’autore. «Allora il Borgo era formato in maggioranza da gente di modeste condizioni economiche ma non indigenti. Non c’era disoccupazione, perché in loco e nei dintorni c’erano aziende industriali e artigianali e numerosi negozi. Non c’erano televisori e frigoriferi, ma c’era il gusto di ritrovarsi sul sagrato per chiacchierare, fare la spesa nei negozi e la domenica, dopo la Messa, c’era qualche soldo per comprare pasticcini. Le famiglie benestanti abitavano soltanto in zona Finardi, mentre negli inizi di via San Tomaso regnava grande miseria».

Nel libro si parla anche delle sezioni di partito e delle famiglie più prolifiche. «Erano tempi di dibattiti politici molto accesi. In via Santa Caterina, poste vicine — prosegue Serantoni — c’erano le sezioni della Democrazia cristiana e del Partito comunista, che distribuivano la propria stampa. Erano all’opposto come idee, ma già allora iniziava il dialogo e la formazione politica. Molte famiglie avevano tanti figli. Quella dei Franchioni ne aveva ben 13, mentre quella dell’indimenticato dottor Locatelli ne aveva 10. Locatelli è stato un medico straordinario. Non c’erano telefoni, per cui la gente suonava alla sua porta anche di notte. Senza indugi si vestiva e correva nelle case dei malati».


Serantoni ammette, come i suoi genitori, di non essere un assiduo frequentatore di chiese. Però porta nel cuore l’oratorio e la mitica società sportiva Excelsior, fondata nel 1923 e ancora attivamente operante. «Come tutti i giovani di quegli anni, anch’io sono cresciuto nell’oratorio e ho ricordi bellissimi di due curati e anche del parroco don Benigno Carrara, poi diventato vescovo di Imola, che andai anche a visitare nella sua diocesi. All’Excelsior ci sono entrato da ragazzo come calciatore, per passare poi alla pallavolo, giocando in seguito nel Celana e nei Vigili del fuoco. Ricordo la figura del cavalier Pasquale Signorelli. Faceva il macellaio, ma ogni pomeriggio allenava noi ragazzi e si preoccupava anche di curare il campo da gioco, che poi è stato intitolato a lui».

Il libro di Serantoni avrebbe dovuto essere presentato giovedì 29 ottobre alle 18 nella chiesa parrocchiale di Santa Caterina, alla presenza anche dell’editore e del parroco monsignor Pasquale Pezzoli. A causa delle restrizioni anticovid, l’incontro è stato annullato.