Dpcm e pandemia, da domani fino al 3 dicembre Lombardia in zona rossa. Le motivazioni, le norme in vigore.

“La situazione appare particolarmente critica. Il virus da noi ma anche in tutta Europa sta circolando, sta correndo forte, anche violento. Nella settimana 19-25 ottobre il numero di nuovi casi è quasi raddoppiato rispetto alla precedente, l’Rt nazionale è aumentato a 1,7 con alcune Regioni che hanno un Rt ancora superiore. Rispetto alle persone contagiate sale il numero degli asintomatici, diminuisce in percentuale il numero delle persone che vanno in terapia intensiva ma i numeri complessivi sono in costante aumento e comportano un’alta probabilità che molte Regioni superino le soglie delle terapie intensive e mediche già nelle prossime settimane”.

Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nella conferenza stampa nella quale ieri sera ha illustrato le misure del nuovo Dpcm che entrerà in vigore domani, venerdì 6 novembre.


“Dobbiamo necessariamente intervenire per rallentare la circolazione del virus”, ha spiegato il premier, “in attesa di disporre ci auguriamo quanto prima di vaccini, di terapie risolutive”. Grazie al “piano di monitoraggio della curva molto articolato che si basa su 21 parametri” è oggi possibile adottare “misure differenziate e mirate”. La logica è quella che laddove il rischio di diffusione del contagio è maggiore più restrittive saranno le misure.

I criteri per individuare in quale fascia si ritrova una Regione sono “basati su criteri predefiniti e oggettivi che sfuggono da qualsiasi contrattazione. Non si può negoziare o contrattare sulla pelle dei cittadini”, ha ammonito Conte, “non lo farà Speranza né i presidenti delle singole Regioni; il contraddittorio ci sarà, perché le ordinanze vengono fatte sentito il presidente, ma non negoziato con il presidente”. La situazione verrà aggiornata ogni 14 giorni, con possibilità per le Regioni di veder accresciuto o diminuito il livello di rischio.

La Lombardia si trova in area rossa. Da venerdì 6 novembre quindi:

  • è vietato ogni spostamento non solo da un Comune all’altro, ma anche all’interno del proprio Comune (salvo necessità, motivi di lavoro o di salute);
  • sono chiusi bar e ristoranti 7 giorni su 7;
  • l’asporto è consentito, fino alle ore 22.00;
  • sono chiusi i negozi tranne supermercati, beni alimentari e di necessità;
  • restano aperte edicole, tabacchi, farmacie, lavanderie, parrucchieri, chiudono invece i centri estetici;
  • chiudono musei e mostre, cinema e teatri, palestre e sale scommesse;
  • è attiva la didattica a distanza dalla seconda media;
  • sono sospese le competizioni sportive salvo quelle di carattere internazionale e nazionale riconosciute da CONI e CIP;
  • è possibile svolgere attività motoria nei pressi della propria abitazione;
  • i mezzi pubblici possono riempirsi al massimo fino al 50%.

Il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha immediatamente espresso perplessità. “Fino a questo momento – spiega – non ci è stato comunicato niente dal Governo e non sappiamo in quale ‘Fascia’ la Lombardia si collochi. Da nostre informazioni, l’ultima
valutazione della Cabina di Monitoraggio del CTS con l’analisi dei 21 parametri risale a circa 10 giorni fa. Ciò è inaccettabile”. “Le valutazioni – aggiunge il presidente della Regione – devono essere fatte sulla base di dati aggiornati ad oggi, tenendo conto delle restrizioni già adottate in Lombardia, dei sacrifici già fatti dai lombardi in questi 10 giorni per contenere la diffusione del virus e dai quali registriamo un primo miglioramento. Sto insistendo perché, prima che si stabilisca dove la Lombardia si collochi, i dati devono essere aggiornati”.

(Foto: Presidenza del Consiglio dei ministri)

  1. stiamo vivendo male questa recrudescenza del Covid, che non ci permette di fare una vita normale, anche se con le dovute precauzioni! le persone non saranno più “obbedienti” come qualcuno si aspetta e di certo, perché non si fida più sulle cautele prese, senza alcuna contropartita per risolvere le cause dell’ulteriore propagandarsi; la paura fa già danni sufficienti a limitare le nostre abitudini e conseguentemente portando il nostro stato psicologico ad un livello che nulla ci può consolare; se poi si aggiunge il fatto che per il 50% della popolazione non ha un’entrata tale da poter soddisfare le esigenze più urgenti e necessarie per la sopravvivenza! “Tamponare” una falla diventata gigantesca, sarà sempre più difficile se non riusciremo ad avere una visione progettuale a brevissimo tempo, nello stabilizzare alcuni punti che prevedano soluzioni di fondo, atti a risalire la china!

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