Mieth: “Scegliere la propria fine? La volontà e la dignità dei morenti”

Il contributo di Mieth, teologo tedesco specializzato in etica e diritto in campo
medico
, si focalizza sull’importanza di considerare l’autonomia e la volontà dei soggetti gravemente malati valorizzando in primo luogo il piano delle relazioni in cui sono inseriti piuttosto che un’illusoria idea di autodeterminazione liberata dalla cura vicendevole.


Inserendosi all’interno del dibattito sull’evoluzione legislativa legata ai temi del fine vita, l’Autore utilizza una prospettiva di chiara impronta filosofica e teologica per riflettere sui concetti di autodeterminazione, libertà e dignità dei pazienti.


Innanzitutto, le argomentazioni di Mieth mostrano come il dibattito contemporaneo relativo all’eutanasia possa ritenersi conseguenza di quel processo di estraneazione della morte che riguarda l’intera società occidentale, in cui “noi clienti della medicina” ci illudiamo di poter ricevere l’offerta di una buona morte.

Altro tema fondamentale è quello inerente al concetto di “dignità umana”, analizzato sia da un punto di vista giuridico, in quanto fondante la Costituzione, sia attraverso una prospettiva antropologica, capace di mostrare l’inscindibile legame tra corporeità e riflessività nella comunicazione dei soggetti con il mondo.


In questa cornice, l’accettazione del prossimo – e di conseguenza di sé stessi – in qualsiasi condizione permetterebbe al singolo di inserirsi in relazioni di ausilio che non disconoscono la sua autonomia, ma che mettono in primo piano il legame di solidarietà tra chi agisce e chi riceve. Del resto, ricorda Mieth, nel nostro convivere, spesso accettiamo pacificamente dei limiti alla libertà, la quale non è mai astratta ma sempre inserita in un contesto di relazioni.


Da una parte quindi, l’Autore sottolinea l’urgenza di una pianificazione condivisa delle cure in una prospettiva di alleanza terapeutica in modo da evitare possibili strumentalizzazioni o dinamiche di colpevolizzazione e dall’altra, invita a non assecondare la cultura dello scarto, spostando il baricentro sull’assistenza e l’accompagnamento, poiché conclude Mieth “è solo nella relazione che l’autonomia personale si realizza davvero”.

Chiara Maino