“BergamoAiuta”, punto di riferimento per chi è solo e fragile

Consigliare, dare un aiuto concreto ma, prima di tutto, ascoltare. Si può riassumere in questi tre
punti l’attività di «BergamoAiuta», il numero telefonico (342.0099675) pensato dal Comune di
Bergamo, in collaborazione con Consorzio Solco Città Aperta e Cesvi
, che, dall’inizio della
pandemia di Coronavirus, non ha smesso di essere un punto di riferimento per i cittadini
bergamaschi.

«Il numero unico di emergenza è stato messo a disposizione dei cittadini a partire
dallo scorso febbraio, per far fronte alle limitazioni sociali che erano state adottate per evitare il
diffondersi del contagio da Covid 19 – spiega Patrizia Tironi, coordinatrice del progetto –.
L’amministrazione comunale, difatti, ha pensato subito di potenziare gli interventi di prossimità, per stemperare il clima d’allarme e per dare supporto e risposte tangibili, in particolar modo alle
persone anziane e a coloro che si trovavano in situazioni di fragilità e solitudine, al fine di
preservarne il benessere socio-sanitario e dar loro una maggior tranquillità».

Un numero, quello di «BergamoAiuta» che ha agito, in primis, da catalizzatore. «La difficoltà maggiore, riscontrata dagli utenti in quei primi giorni di emergenza, era quella di mettersi in contatto con le linee telefoniche, spesso occupate e intasate, degli enti sociosanitari – racconta Tironi –. Cercavamo, quindi, di raccogliere dubbi e preoccupazioni, di dare suggerimenti e consigli, di indicare gli organismi territoriali più adeguati ai quali rivolgersi, fra cui i canali di supporto psicologico. Per i cittadini, avere avuto un interlocutore credibile, che potesse ascoltarli, è stato fondamentale. Un interlocutore, fra l’altro, che ha permesso la decompressione di paure e ansie. Ma il nostro servizio non si è limitato, esclusivamente, a un ruolo orientativo e collettore; ha infatti cercato di donare anche un supporto a livello materiale. Si pensi, per esempio, al ritiro di ricette e alla consegna a domicilio della spesa, delle mascherine e dei farmaci, anche grazie alla collaborazione con la sezione bergamasca della Croce Rossa».

Un piccolo miracolo che mai si sarebbe potuto realizzare senza il contributo di un gran numero di volontari. «Il numero di emergenza e i servizi territoriali hanno potuto contare su un bacino di mille volontari, di ogni età – dice Tironi –. È grazie alla presenza di tutte queste persone (e al loro agire prezioso ed encomiabile) che abbiamo potuto dare risposte importanti a chi aveva bisogno d’aiuto. Tantissime, fra l’altro, sono state le adesioni fra i giovani».

Giovani come Ayman Awad. «Lo scorso marzo, dopo che era stato annunciato il lockdown, mi
sono trovato impegnato con la didattica a distanza – racconta Ayman, 19 anni, studente presso
l’Istituto «Cesare Pesenti» e volontario della Protezione civile –. Poi, però, mi sono reso conto che
volevo fare di più. Ho scoperto, così, la pagina Facebook “Bergamo X Bergamo”, pensata,
dall’amministrazione comunale per reclutare volontari in occasione dell’epidemia di Coronavirus.
Ho inviato il mio nominativo e, nell’arco di una settimana, ho ricevuto risposta. Sono stato inserito
nel progetto “BergamoAiuta”, cominciando, quindi, ad essere operativo sul territorio cittadino. Il
mio referente di zona mi inviava un messaggio tramite WhatsApp, con scritto l’indirizzo della
persona bisognosa e la lista della spesa. Raggiungevo dunque l’abitazione del cittadino in questione e, una volta confermati i prodotti da acquistare e presi i soldi, raggiungevo il supermercato. Qui, grazie a un tesserino rilasciatomi dal Comune, avevo la possibilità di saltare la fila e acquistare tutto il necessario. Provveduto al pagamento, tornavo poi a casa dell’utente per portargli la spesa e il resto in denaro. È stata un’esperienza forte, che mi ha segnato positivamente. Con uno dei tanti anziani che ho conosciuto (una signora molto malata) ho stretto pure amicizia: è capitato che, con le dovute precauzioni, andassi a trovarla per tenerle un po’ di compagnia».

Un servizio, quello di Ayman, non esente da difficoltà: «Non è stato sempre facile rapportarsi alle persone anziane –afferma il giovane –. Alcuni di loro pretendevano marche alimentari precise, altri erano molto suscettibili se si tardava un poco, ma ho avuto la forza di trarre il bene anche da queste situazioni e capire, ancor più, l’importanza della condivisione e dello stare assieme. Il segreto è non farsi prendere dal panico, essere coscienti di quello che si sta facendo e farlo nel migliore dei modi. Del resto, ognuno di noi se ci mette il cuore può essere un volontario, perché il volontario è una persona piena d’amore verso gli altri, ma, prima di tutto, verso sé medesimo, perché per voler bene al prossimo bisogna voler bene a sé stessi».

Dello stesso parere Antonella Sedani: «Ho incominciato l’attività verso aprile, nel quartiere di Conca Fiorita, portando, due volte al giorno, la spesa a diverse persone anziane della zona – spiega Antonella, 41 anni, impiegata CAF e originaria di Breno –. Non volevo che il mio lockdown diventasse una vacanza, anche perché molti cittadini stavano soffrendo. Mi sono sentita un po’ in colpa e mi è sembrato giusto, quindi, dare una mano. Durante l’anno, causa lavoro e impegni vari, non si ha quasi mai il tempo per noi stessi, figuriamoci per gli altri. L’esperienza come volontaria, però, mi ha segnata nel profondo e ha fatto comprendere a me, e a tante altre persone, quanto sia basilare la solidarietà. Spero che ciò, quando tutto sarà finito, non
venga perso».

Già, ma quando finirà? «Da quando è stato attivato il numero, le telefonate non si sono mai fermate – spiega Tironi –. Il picco, come tutti sanno, si è palesato tra febbraio e giugno,
con quasi cento telefonate al giorno. Da fine giugno all’inizio di settembre, il numero, rimasto
sempre attivo, non ha comunque mai smesso di squillare, anche se c’è stata una diminuzione delle chiamate. Un dato positivo causato dal ritorno delle famiglie ad una certa autonomia e a una parvenza di normalità. Da metà ottobre, però, con la crescita dei contagi, le chiamate hanno ricominciato ad aumentare. Ad oggi, riceviamo, più o meno, trenta telefonate al giorno, anche se molte sono a titolo precauzionale: le persone vogliono sapere se siamo ancora attivi e, nel caso, se possono contare sul nostro aiuto. Questo fa piacere, poiché significa che, durante gli scorsi mesi, abbiamo dato vita a un punto di riferimento importante. Le persone riconoscono il nostro operato. A tal proposito, la linea telefonica è stata nuovamente potenziata e prosegue il forte monitoraggio sul fronte delle segnalazioni e della disponibilità dei volontari. Attualmente, il presidio del 342.0099675 si avvale di 12 operatori telefonici (situati, tramite apposito distanziamento, presso la sede del Consorzio Solco Città Aperta) e circa duecento cittadini che hanno messo a disposizione il loro tempo libero per l’attività a domicilio. Il servizio è fruibile da lunedì a venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18. Nel caso la situazione peggiorasse, siamo però pronti a fare dalle 9 alle 18, compreso il sabato e compresa la domenica».

Uno scenario, quello ipotizzato, che si spera non si avveri, ma che certo non intacca speranza ed entusiasmo: «Il Covid ha fatto emergere un volontariato cittadino tenace e brillante e di questo ne siamo estremamente orgogliosi – afferma Tironi –. Spina dorsale di questa solidarietà sono stati e tutt’ora sono i giovani che, non di rado, vengono dipinti come annoiati e disimpegnati, succubi della tecnologia, dei social e del mondo virtuale in generale. Non è così. I giovani si sono dimostrati punta di diamante della cittadinanza attiva, desiderosi di mettersi in gioco per il bene comune. Questo ci deve far guardare al futuro con più serenità, ma anche interrogarci su come creare modelli territoriali diversi e sostenibili, che tengano conto della drammatica situazione che stiamo vivendo, in modo che la comunità possa essere sempre tutelata al meglio e le persone fragili protette».

Un obiettivo, secondo Patrizia Tironi, che richiede lo sforzo di tutti: «Abbiamo ricevuto e tutt’ora riceviamo messaggi di supporto da ogni parte d’Italia. Persone che ci spingono a non desistere, a non mollare. Mi piace pensare che quando si apre una porta si dà sempre vita a una relazione di reciprocità. È davvero arricchente ciò e ci fa comprendere come le sfide vadano affrontate insieme. Solo in questo modo le si potrà superare».

Per info:

Il sito di BergamoAiuta