Decidere e custodire la pace. Mission impossible?

L'arte difficile di "tenere insieme" una comunità chiede anche di saper decidere

Si può decidere e mantenere la pace nella comunità? Sì, anche se talvolta sembra una missione impossibile. Traggo queste riflessioni alla luce di una chiacchierata con una volontaria del mio Oratorio proprio su questo.

NON andrà tutto bene

Abbiamo infatti la percezione che, oggi, decidere sia sempre più difficile, perché è un’azione esposta al rischio di risentimenti, irrigidimenti, abbandoni. Anche nel tempo del Coronavirus certamente le cose non sono migliorate e ci siamo accorti tutti che l’affermazione, forse troppo velocemente esposta sui nostri balconi mesi fa, “ne usciremo migliori”, unitamente al leitmotiv “andrà tutto bene”, in realtà non ha condotto a un salto di qualità reale.

“Ci siamo accorti tutti che l’affermazione…
‘usciremo migliori’, unitamente al leitmotiv
‘andrà tutto bene’,
in realtà non ha condotto a un salto di qualità reale”

Va certamente riconosciuto l’emergere di preziose testimonianze di bontà, carità, solidarietà che non ci saremmo aspettati, ma anche tutta la problematicità della cultura odierna, che pare fossilizzata su alcuni aspetti. Anche di questi tempi si è dovuto decidere.

Penso alla catechesi in primis. Ho ascoltato i catechisti, li ho riuniti in riunione, fatto proposte e ricevuto osservazioni migliorative, lanciato la proposta alle famiglie… Lo scenario, nella catechesi come in tutto, è stato il solito: chi è contento perché si fa, chi si lamenta perché si fa esattamente come si lamentava prima perché non si faceva, chi afferma che è follia fare, chi si lamenta perché, comunque si faccia, non si fa bene come si sarebbe fatto se si fosse fatto come voleva lui (scusate il gioco di parole, ma mi piaceva e rende bene l’idea…).

Decidere pesa e tocca al prete. Purtroppo

E qui si colloca la fatica della decisione che comunque, volenti o nolenti, è spesso nelle mani del prete, almeno nella determinazione definitiva della scelta. Qualcuno mi ha chiesto se a volte non mi piacerebbe se l’aspetto decisionale venisse delegato ad altri. “Eccome!”, rispondo! Celebrare l’Eucarestia e gli altri sacramenti, ascoltare le persone in colloquio o direzione spirituale, dare consigli, magari pure insegnare lasciando ad altri l’aspetto della valutazione… beh, non mi dispiacerebbe affatto! Ma sarebbe tradire il mio ministero, che mi chiede di guidare le comunità e di giocarmi la faccia prendendo le decisioni, con tutto ciò che ne consegue, in bene e in male.

“Penso alla tentazione di non decidere,
di lasciar correre, di dire di sì
a tutti’ e ‘no a nessuno'”

Pensandoci bene, le alternative o gli escamotage facili non mi sembrano opportuni. Penso alla tentazione di non decidere, di lasciar correre, di “dire di sì a tutti” e “no a nessuno”: certo, in apparenza tutto va bene e tu sei  (forse) “il prete buono”, ma a quali conseguenze? Una sorta di anarchia, nella quale ogni gruppo (magari sulla scorta di quanto deciso da chi nel gruppo ha un carattere forte) fa ciò che vuole, senza criteri, senza aver chiari i valori che dentro una parrocchia e un oratorio devono essere condivisi perché siano secondo la fede cristiana in cui crediamo e secondo la Chiesa, a cosa conduce? Io credo a una situazione problematica, alla quale poi è difficile per chiunque mettere mano, perché quando certe dinamiche sono consolidate non è semplice intervenire.

Non va cercata la pace ad ogni costo

Certo, oggi decidere è più difficile, perché se un tempo c’era un universo di valori condivisi e tutti coloro che erano in Oratorio erano legati a un percorso di fede e avevano chiaro cosa si intendesse con “oratorio”, oggi non è così; capita anche che chi entra in alcuni gruppi sia lontano dalla Chiesa, da percorsi di fede o dagli stili educativi e di condivisione che costituiscono le fondamenta degli oratori. Ben venga, ci mancherebbe: chiunque porta la sua umanità e la mette a servizio degli altri è ben accetto e può fare bene, tanto bene.

“Tuttavia, dentro gli Oratori, dentro le Parrocchie,
ci sono dei valori che devono essere condivisi”

Tuttavia, dentro gli Oratori, dentro le Parrocchie, ci sono dei valori che devono essere condivisi. Personalmente, mi sembra di non pormi rigidamente di fronte a nessuno: si parla, si discute, si riflette, si cercano insieme soluzioni. Ma ci sono dei valori, quali il rispetto delle persone e dei valori cristiani costitutivi dei nostri percorsi, sui quali non scendo a compromessi. Custodire la pace sì, ma non ad ogni costo e non a prezzo della verità. Ci sono cose che vanno dette, decisioni, anche impopolari, che vanno prese, perché per la vita della comunità è necessario. Quando giungo a una decisione, cerco di far mia quella regola spirituale che mi sono dato e che ho tratto da San Paolo: “Gareggiate nello stimarvi a vicenda”. Credo sia l’esercizio da fare, da parte di tutti, perché così si custodisce la pace, accogliendo anche quelle decisioni che non ci entusiasmano, ma che sono prese per il bene di tutti.

  1. Io non sono nessuno per dare consigli, però ritengo che, accontentare tutti è impossibile e voi guide spirituali avete l’onere oltre che doveroso nei confronti della comunità che vi è stata affidata, di negare certe soluzioni a privilegio di altre che meglio facciano da sintesi a cosa è diventato prioritario sia spiritualmente che materialmente! Tutti abbiamo delle responsabilità a cui non possiamo tirarci indietro, ma coloro che sono a guida e a capo, come in una famiglia, si deve prendere la briga di decidere relazionandosi in maniera cordiale ma ferma! I bambini capiscono subito se la mano tesa loro è affidabile e gli adulti se rigettano o meno talune decisioni, apprezzano comunque una persona che agisce con fatti, nelle cose in cui crede! Buon cammino a tutti…p.s. a volte le cose più difficile da perseguire, sono quelle più vicine alle “giuste”

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