Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana. Attraversare il deserto per tornare in se stessi

Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali».

Marco 1, 6-7

È un tipo stravagante questo Giovanni con cui si apre il vangelo di Marco. Un personaggio vestito di stracci, che mangia gli insetti che trova nel deserto e rimprovera le folle di pellegrini che vanno da lui. A guardarlo bene non si direbbe, ma è una persona importante per il tempo: è un levita figlio del sacerdote Zaccaria, che potrebbe facilmente avere una buona posizione al tempio di Gerusalemme. E invece cosa fa questo Giovanni? Fugge. Fugge da un mondo fatto di grandi riti e sfarzo, in cui non si sente a suo agio, in cui non riesce a trovare se stesso. Trasportata nel nostro oggi questa situazione è vissuta spesso dai giovani che non riescono a trovare nella chiesa il punto fermo su cui costruire una relazione vera con il Signore. 

Ma a questo Giovanni cerca una soluzione: si allontana da Gerusalemme e si ritira nel deserto, tradizionalmente un luogo in cui si perdono le coordinate, anche quelle della propria vita. In questo luogo inospitale e fuori dal mondo riesce a fare silenzio dentro di sé e costruisce un rapporto vero e intimo con Dio. È un ritorno in se stesso, per conoscersi a fondo e accettare i propri limiti. 

In fondo con Dio non si possono indossare delle maschere, e Giovanni invita le folle e noi ad accettare i nostri limiti, per poter incontrare veramente il Signore che viene nella nostra vita. Nel Natale Gesù è pronto ad incontrarci: sta a noi decidere se andargli incontro!