Lo stadio di Napoli: da “San Paolo” a “Maradona”

Il cambio di nome dello stadio di Napoli non è un problema che tocca i credenti

Proprio oggi, prima che mi mettessi alla tastiera, è giunta l’ufficialità della notizia: la giunta comunale di Napoli, all’unanimità, ha stabilito che lo stadio della squadra partenopea porterà il nome di “Diego Armando Maradona”, lo straordinario calciatore scomparso da pochi giorni che proprio a Napoli ha legato i momenti più belli della sua carriera da sportivo.

Alcuni parroci di Napoli scrivono al loro vescovo

Ora, perché inizio da qui? Tranquilli, sono e resto sfegatato atalantino, tuttavia mi ha incuriosito quanto ho avuto modo di leggere in questi giorni su questo tema, tanto da volervi dedicare qualche pensiero. Lo spunto mi è venuto dalla lettera che alcuni parroci della città di Napoli hanno inviato al Vescovo, Cardinale Crescenzio Sepe, per chiedere che facesse il possibile perché lo stadio di Napoli non perdesse la sua intitolazione a San Paolo, l’Apostolo delle genti, per essere sostituito da Maradona.

“Stiamo parlando di uno stadio,
luogo laico di sport, che certamente
vive di “liturgie” e di “ritualità” sue proprie,
laiche appunto,
le quali non hanno molto a che vedere
con la pratica della fede”

Secondo i presbiteri, non è accettabile che colui che a Napoli ha portato il dono della fede venga sostituito, anche nel dare il nome allo stadio, da chi ha portato prestazioni calcistiche importanti. Anche perché questo, sempre secondo i sacerdoti estensori della lettera, risponde alla volontà di certa politica di cancellare dal territorio tutto ciò che riguarda la fede cristiana. 

La questione sembrerebbe risolta grazie al diritto canonico, in quanto lo stadio, essendo situato in zona Fuorigrotta, appartiene, a livello territoriale, alla Diocesi di Pozzuoli, il cui vescovo ha già dato la sua approvazione al cambio di intitolazione dello stadio. Ma, mi domando, anche se lo stadio fosse stato in Diocesi di Napoli, davvero sarebbe stata una questione sulla quale valeva la pena iniziare una lotta con l’autorità civile e il mondo dei tifosi della squadra azzurra?

Lo stadio è un luogo laico. San Paolo non c’entra

Ora, qualche riflessione che mi permetto di proporre. Stiamo parlando di uno stadio, luogo laico di sport, che certamente vive di “liturgie” e di “ritualità” sue proprie, laiche appunto, le quali non hanno molto a che vedere con la pratica della fede.

“Mi addolora di più sapere che delle nicchie devozionali siano state devastate per collocarvi l’immagine di Maradona”

Non credo, infatti, che in caso di vittoria, e ancor più di sconfitta, da parte di Mertens e compagni, salgano dagli spalti inni e canti a San Paolo, San Gennaro o la Madonna, esattamente come non ho mai sentito particolari preghiere elevarsi ad invocare Sant’Alessandro allo stadio di Bergamo durante le mie tante presenze (soprattutto da adolescente) in occasione delle partite casalinghe dell’Atalanta.

Quindi, dov’è il problema se lo stadio di Napoli viene intitolato a Maradona? È luogo di calcio, al quale affluiscono credenti e non: se si vuole onorare il Maradona calciatore, perché non intitolargli il luogo dove ha deliziato il suo pubblico con le sue giocate? Qualcuno sosteneva che si sarebbe potuto aggiungere il nome di Maradona a San Paolo, senza togliere quello di quest’ultimo : ecco, in questo caso.. direi di no: non accosterei le due figure, con tutto il rispetto per Maradona, che è morto e sul cui destino nell’aldilà solo Dio sa. 

Mi pongo delle domande: davvero la fede dei napoletani avrà gravi ripercussioni per via di questo cambio di intitolazione dello stadio?

E la fede si cancella perché la scritta “San Paolo” non campeggerà più sull’insegna di un impianto sportivo? Non è che forse sarebbe importante testimoniare nella vita la fede che San Paolo testimoniò certamente anche in quella terra (Atti degli Apostoli 28,13 ci raccontano che, nel suo viaggio verso Roma, Paolo sbarcò a Pozzuoli), insieme ad altri santi e testimoni autentici della fede?

Maradona, però, non dovrebbe sostituire i re Magi

Personalmente, rispetto a questa questione, mi addolora di più sapere che delle nicchie devozionali, soprattutto mariane, ancora perfettamente in uso a Napoli e presso le quali, forse, qualcuno ancora si fermava per una preghiera o un segno di croce,  siano state devastate per collocarvi l’immagine di Maradona, come se questi fosse una divinità, talvolta giungendo a gestualità palesemente blasfemee davvero offensive nei confronti dei credenti.

Non solo; mi perdonino gli amici napoletani, ma mi irrita il fatto che la statuetta di Maradona, che ovviamente non poteva mancare, insieme a quella di altri personaggi dello sport o dello spettacolo, possano trovare collocazione in quel segno sacro per i cristiani qual è il presepe, magari pure vicino alla Sacra Famiglia o in sostituzione dei re magi. Questo mi crea decisamente più problemi, come cristiano e come prete. Insomma, come affermava saggiamente il proverbio: “Gioca coi fanti ma lascia stare i santi”. Quindi, ben venga Maradona “patrono” laico dello stadio, ma lasciamo nel presepio e nei luoghi di devozione il Signore, i Santi e chi ha dato la vita per la fede.