Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana. Il presepe e il sogno di rinascita del pastore Benino

Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perché giacendo
A bell’agio, ozioso,
S’appaga ogni animale;
Me, s’io giaccio in riposo, il tedio assale?

Giacomo Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia

Molti di noi in questi ultimi giorni avranno fatto spazio nelle loro case per angoli a tema natalizio come alberi di Natale, lucine, elfi di Babbo Natale e presepi. Forse non tutti sanno che i presepi ormai compiono ben 797 anni, grazie a san Francesco che per primo decise di mettere in scena la Natività.

La forma più famosa e tradizionale del presepe, per come lo conosciamo noi oggi, lo dobbiamo alla tradizione napoletana che fa delle statuine non solo un ornamento, ma fornisce anche un significato ad ogni personaggio. I personaggi del presepe sono tali da rivelare agli uomini di tutti i tempi i pregi e i difetti della vita, come vengono provati da tutti.

Tra questi personaggi il mio preferito è quello più dimenticato, o forse quello che pare essersi dimenticato del Natale. È la statuetta di nome Benino. Per chi non lo conoscesse, è un pastorello, solitamente giovane, appisolato su una roccia, mentre accanto a lui avviene una delle storie più importanti del mondo.

Benino è quello che a me ricorda di più quest’anno. È quel lavoratore stanco che si appisola durante la notte che verrà ricordata nei secoli. Durante il suo riposo cerca uno spazio di cura alla propria vita frenetica, piena di ripetitività e fatiche.

Quel pastore mi rappresenta quanto vorremmo addormentarci per uscire da questo anno frastornato, scappare dai doveri della vita quotidiana e attendere di risvegliarci quando tutto ci sarà più semplice.

Eppure il pastorello dormiente porta con sé una storia affascinante e nascosta che molti non sanno. Benino viene posto alla base del presente per un valido motivo. Rappresenta il pastorello della Bethlemme dei tempi, che sogna l’arrivo della cometa, il canto degli Angeli che richiamano tutti per annunciare la nascita di Gesù.

La tradizione vuole che Benino sia disposto alla base perché è lui a reggere il presepe. Un addormentato che grazie ai suoi sogni immagina tutta la magia della nascita e del Natale. “perché durante il suo sogno sogna il Natale (come la NASCITA)”. Natale significa appunto “nascita”, augurandoci buon natale ci auguriamo una ri-nascita. Ci ricordiamo di nascere di nuovo, di accettare le nostre cadute e stanchezze. Il nuovo nasce da ciò che si è stati; per nascere ci vuole vita, che ami la vita.

Mi piacciono molto i presepi fatti dai bambini, con autobus e grattaceli, città caotiche che vediamo ogni giorno. O meglio ancora il presepe di Alzano che rappresenta l’ospedale. Sono presepi della vita quotidiana che ci ricordano le nostre fatiche, ma più che mai rappresentano la ri-nascita che deve essere colta al giorno d’oggi.

Se non fosse per il pastorello Benino, che con il suo sogno ci mostra ciò che avviene, non ci sarebbe l’immagine del presente. Forse questa statuetta dovremmo imparare a non metterla via a fine dicembre, ma a tenerla lì tutto l’anno come un “ricordo”. Per sognarci che i momenti belli di ri-nascita tornano sempre, anche nonostante le difficoltà delle vita quotidiana. Per rimembrarci durante tutto l’anno che dentro di noi il Natale è sempre presente. Che il periodo natalizio non rappresenta la fine di una anno, ma torna per rassicurarci della sua magia e insegnarci a viverlo costantemente durante la nostra quotidianità.