Natale in lockdown: tornare al cuore della festa, con la voglia di rinascere

“La gioia del Natale – scrive Papa Francesco – non è solo per quel giorno, ma per tutta la vita del cristiano”. È iniziato il conto alla rovescia, manca solo una settimana, e la città è scintillante di luci. Ai nostri occhi è di una bellezza struggente, più affascinante di quanto sia mai stata, forse per la felicità di poter di nuovo uscire e passeggiare per le strade, forse per la consapevolezza di tutto il dolore e la fatica che abbiamo sofferto, che dà più slancio al desiderio di rinascita. Eppure sotto la superficie l’atmosfera è molto diversa rispetto a un anno fa. Non solo perché le persone indossano la mascherina, non solo perché bisogna trattenere lo slancio naturale di abbracciare gli amici incontrandoli dopo molto tempo. Non solo perché i negozi espongono cartelli con il numero massimo di persone che possono ospitare, non solo perché nelle vetrine si trovano promozioni in un periodo in cui di solito si acquistano regali solo a prezzo pieno. Non solo perché per compiere azioni semplici e ordinarie come fare visita a un parente bisogna restare appesi all’ultimo Dpcm. Sappiamo già che nonostante tutti i volantini dei menu da asporto che troviamo nella cassetta della posta sarà impossibile riunire tutta la famiglia, che abiti o meno nello stesso comune, senza doversi misurare con paure e fantasmi. Ci saranno tanti posti vuoti alle nostre tavole, tanti ricordi con cui misurarsi. Le nostre abitudini si sono incrinate come una cupola di cristallo.  Ci siamo adattati a una nuova normalità, ma continuiamo a chiederci: quando potremo ricominciare come prima? E se lo faremo, che significato potremo dare a ciò che abbiamo vissuto? C’è un’espressione che ricorre spesso in questo periodo e che riguarda da vicino la nostra vita, quella delle comunità parrocchiali, il modo in cui festeggeremo il Natale: la pandemia ci ha obbligato a tornare all’essenziale. Questa potrebbe essere una chiave di lettura anche per il futuro, una linea d’azione comune tra le persone che hanno dovuto affrontare un trauma, una malattia, una perdita, un lutto: conquistare una nuova prospettiva sul mondo, riscrivere la lista delle priorità, guardare le persone negli occhi, ripartire dalle relazioni, essere costruttori di ponti, in un momento in cui l’unico filo da seguire, intrecciare e rilanciare è la speranza. Manca poco a Natale, e come scriveva San Pio da Pietrelcina “Gesù Bambino sia la stella che ti guida attraverso il deserto della vita presente”.