Emergenza Bosnia, Gigi Riva racconta “I dimenticati di Lipa”

Migrants from Asia and Africa walk past what remains of the tents of the "Lipa" camp, two weeks after it burnt down on January 8, 2021 near the North-Western Bosnian town of Bihac. - Snow fell as hundreds of migrants stuck in Bosnia are still waiting for shelter after the camp burnt out. More than 1,300 migrants, mostly from Pakistan and Afghanistan, had lived at the camp near the border with EU-member Croatia and which burned down on December 23 after the UN's International Organization for Migration (IOM) withdrew from the site. (Photo by ELVIS BARUKCIC / AFP)

Due eventi online giovedì 21 e 28 gennaio sulla catastrofe umanitaria che sta avvenendo in Bosnia sulla rotta balcanica. Il Coordinamento provinciale Enti Locali per la pace di Bergamo con Rete della Pace, Caritas e Acli di Bergamo condivide la preoccupazione circa la gravissima situazione sempre più precaria e drammatica dei migranti in Bosnia Erzegovina. Giovedì 21 gennaio alle 20.30 sarà ospite Gigi Riva, caporedattore de L’Espresso grande esperto di questioni balcaniche. L’evento sarà disponibile sulla pagina Facebook e sul canale Youtube delle Acli di Bergamo oltre che sulla pagina Facebook di Rete della Pace e del Coordinamento Enti locali per la pace.
Giovedì 28 gennaio sempre dalle 20.30 alle 21.30 saranno ospiti invece Daniele Bombardi, referente Caritas Italiana, e Silvia Maraone, di IPSIA Acli. L’evento sarà disponibile sulla pagina Facebook di Caritas Bergamasca oltre che sulla pagina Facebook di Rete della Pace e del Coordinamento Enti locali per la pace.

Migliaia di profughi lungo la “rotta balcanica” sono bloccati in campi assolutamente inadatti all’accoglienza, senza elettricità, acqua, servizi igienici, nella neve e al gelo. Dopo l’incendio del campo di accoglienza di Lipa, andato quasi completamente distrutto nelle scorse settimane, le 1.200 persone ospitate al momento della chiusura erano finite per strada senza una sistemazione alternativa. I tentativi di riaprire l’ex campo Bira (nella città di Bihac) o di allestire l’ex caserma in località Bradina (non distante da Sarajevo) da parte delle autorità locali sono falliti per le proteste dei cittadini e delle autorità locali.

Alla fine la soluzione è stata la riapertura del campo di Lipa, nonostante tutti gli attori internazionali fossero contrari, in quanto mette a rischio la vita di centinaia di persone, dal momento che in quel campo non potranno essere garantite in poco tempo le condizioni minime necessarie per vivere.

Gli ingenti finanziamenti erogati dall’Unione europea per aiutare la Bosnia Erzegovina a gestire la “rotta balcanica” (oltre 90 milioni di euro dal 2018 ad oggi) non hanno finora indotto le autorità bosniache ad intraprendere le azioni necessarie per salvare centinaia di persone ed evitare una catastrofe umanitaria,  a causa di lotte politiche interne.

Le istituzioni europee e i Paesi dell’Unione europea  non possono chiudere gli occhi di fronte alla tragedia umanitaria e  devono assumersi la responsabilità per affrontare, a breve e a lungo termine, le migrazioni lungo la rotta balcanica (ma non solo) con soluzioni che rispettino i diritti fondamentali dell’uomo che stanno alla base delle Costituzioni nazionali, della Dichiarazione universale dei Diritti umani e dei Trattati internazionali.