Care amiche e cari amici, lettrici e lettori

E' stato interessante. Grazie

Mi rivolgo a voi per una piccola, semplice notizia: con la fine di questa settimana cessa la mia collaborazione stabile con la redazione del santalessandro. Non è da escludere di poter collaborare ancora, nelle forme ritenute utili, con qualche mio contributo “esterno”.

Non scappo

Non scappo, non fuggo via. Soltanto, il lavoro della redazione passa per intero alla direttrice Sabrina Penteriani e ai suoi collaboratori. Avrei potuto non parlarne. Non ci vuole molto ad accorgersi che, nel mondo, e anche nel nostro piccolo mondo, ci sono notizie molto più importanti di questa. Ma mi sembrava corretto avvisare. 

Cambia così il mio rapporto con il santalessandro, iniziato nell’ormai lontano 2013. Potrei dire, immodestamente, di essere il padre fondatore o, per lo meno, uno dei padri fondatori del santalessandro. Si lavorò a lungo, durante la primavera e l’estate del 2013, sulla base di un’idea del nostro Vescovo, per immaginare il settimanale on line, progettarlo, disegnarlo e molte persone ci lavorarono. In questo senso mi sento padre, anche se in coabitazione, e vedo nel santalessandro una specie di figlio. Come sempre succede, il figlio è cresciuto e il padre è invecchiato e i due si separano. Nel momento, però, in cui il padre si fa da parte non può resistere alla tentazione di fare qualche raccomandazione al figlio che, ovviamente, non abbandona, e del quale continua a essere padre anche se un po’ più distante. 

Mi permetto qualche raccomandazione

Santalessandro è nato come spazio di confronto e di libertà tra l’informazione “generalista” dell’Eco di Bergamo e quella ufficiale del sito della diocesi. Auguro al santalessandro di custodire gelosamente quella libertà e alla Chiesa che ne è l’editrice di rispettarla, anzi: di promuoverla. Nella Chiesa, infatti, succede qualche volta che si parla molto delle cose che si vivono poco. La libertà è una di queste. Si pensa, infatti, che essendo nella Chiesa, si deve accettare di essere meno liberi. Sono fortemente convinto del contrario. Più si è credenti, più si è nella Chiesa, più si è liberi. “La verità vi farà liberi”: è scritto nel Vangelo. Si deve decidere, certo, da che cosa e per che cosa si è liberi. Ma liberi comunque. È il mio primo augurio. 

Lo spazio di libertà era stato inteso allora come possibilità di discutere, di affrontare problemi, anche quelli scomodi. La nostra convinzione era che amare la Chiesa vuol dire guardarla in faccia, anche quando, su quella faccia, si è costretti a vedere rughe profonde. L’amore, in quel caso, non significa non vedere, ma vedere per fare in modo che le rughe, se possibile, diminuiscano. Auguro al santalessandro di coltivare sempre il coraggio costoso di questo sguardo. È il mio secondo augurio.

Lo spazio di libertà era stato inteso, anche, come possibilità, necessità anzi, da parte dei credenti, di incontrarsi con il “mondo”, nella convinzione che nel mondo in cui Dio si è fatto uomo, c’è sempre molto da scoprire, molto da ammirare oltre che molto da contestare. È l’ambito tipico della cultura e della “mediazione culturale”. Auguro al santalessandro di conservare gelosamente questa passione. È il mio terzo – e ultimo tra i tanti possibili – augurio.

Ho molto da ringraziare

Nel momento in cui lascio devo ringraziare tante persone. Sabrina Penteriani, anzitutto, che mi ha aiutato molto, prima, quando ero direttore io e mi ha sostituito, poi, alla direzione. Con lei ho sempre positivamente e costruttivamente collaborato. Vorrei citare anche Dario Vitali, il nostro bravissimo tecnico e grafico, Antonio Pasinetti, il nostro insostituibile amministratore. Ringrazio l’avvocato Antonio Giudici e, con lui, il consiglio di amministrazione. Ringrazio il comitato scientifico, con le personalità di assoluto rilievo che ne fanno parte (il prof. Silvio Troilo, Maria Grazia Panigada, Bruno Goisis): il comitato chiamato non a controllare ma a dare stimoli e a offrire confronti. Del comitato resto comunque presidente anche adesso che non sono più redattore. 

Ringrazio poi i molti collaboratori e collaboratrici esterni, seguiti in particolare e in maniera egregia, da Sabrina. Chiedo venia se, tra tutti questi collaboratori, ne cito quattro: sono i titolari di rubriche che ho sempre seguito personalmente e alle quali tenevo in maniera particolare. Sono Giovanni Cominelli, don Alberto Varinelli, Daniele Rocchetti e la comunità delle Clarisse di via Lunga. È stato particolarmente gratificante, per me, interagire con gente così diversa e così diversamente interessante. 

Grazie vivissime a tutti. Davvero e di cuore. 

                                                                                    Don Alberto Carrara

  1. Solo, Grazie di tutto, don Alberto, avendo condiviso come commentatrice assidua e fedele, ciò che fin dall’inizio traspariva e che si concentrano nelle sue raccomandazione di “padre”! Buon proseguimento di cammino e di vita, dovunque possa essere sia fisicamente che spiritualmente! Davvero, grazie di cuore! silvana messori

  2. Cè poco da aggiungere, se non il rincrescimento oltre al dovuto ringraziamento , mancherà un importante riferimento e la testata si impoverirà e non è il massimo.. in questo momento dove spesso il cervello lascia il posto alle grandi debolezze dei like sui social dove troppo sono presenti i più beceri luoghi comuni. Mi sarebbe piaciuto vedere partecipi a queste discussioni qualche presbitero in più, tante volte me lo sono chiesto, ci saremmo arricchiti un po di più tutti invece.. mi sono chiesto anche quali fossero o sono i motivi per cui i preti scappano. Spero caro Don Alberto di poter leggere ancora i suoi scritti e confrontarmi con le sue opinioni e mi auguro che possa ritornare ancora qui. grazie

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