Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: c’è qualcosa che ci sfugge

My mother died recently. She... She saw that something was amiss. It’s a good word, that. Amiss. She saw that something was missing in her youngest child, her only son – Faith. “How’s your faith?” she asked me. I’m here to admit to you that I’ve lost it. And without it, what is there? The loneliness and emptiness and anticlimax of going all that way to the moon to find nothing, but haunting desolation, ghostly silence, gloom. That is what faithlessness is. As opposed to finding wonder, ecstasy, the miracle of divine creation, God’s design and purpose.

The crown

Non sono un grande divoratore di serie TV. Preferisco una bella chiacchierata con gli amici, una passeggiata in montagna, oppure il buon vecchio film da vedere tutto d’un fiato. Eppure il tempo di lockdown mi ha insegnato ad apprezzare anche serie ben fatte, come The Crown, che racconta la storia della famiglia reale d’Inghilterra dalla salita al trono di Elisabetta nel 1952. Nella terza stagione all’episodio 7, il Principe Filippo, consorte della Regina, si trova a vivere un momento di forte crisi personale. 

Siamo nel 1969, l’anno dei primi uomini sulla Luna, e il protagonista dell’episodio rimane letteralmente affascinato da questa impresa umana, tanto da voler a tutti i costi incontrare di persona gli astronauti che, dopo essere ritornati sulla Terra, fanno un giro del mondo per celebrare il grande evento e porre loro alcune domande di senso molto profonde che lo tormentano. La delusione è tanta nello scoprire che coloro che erano sembrati degli eroi, in realtà sono persone normali, con pregi e difetti, che si sono ritrovati a vivere una dimensione più grande di loro e che li ha portati a definire l’esperienza sulla Luna come una passeggiata tra polvere e silenzio. Ed è qui che si verifica il punto di rottura dell’episodio: la più grande delle imprese umane, crolla nel suo significato e Filippo comprende quanto l’uomo non possa darsi un senso da solo semplicemente attraverso il suo agire. 

C’è qualcosa che sfugge, che va oltre la Luna, che è più grande dell’universo e che ci fa sentire impotenti. Ecco allora che il protagonista torna nel gruppo di ascolto per preti a cui era stato invitato a presenziare e che aveva precedentemente disprezzato invitando i presenti a rivolgere la propria attenzione non alla propria miseria, ma alla volontà di azione, e si apre a loro con umiltà e grande sincerità. Magistralmente il regista ci informa solo in questo momento che la crisi di Filippo è dovuta alla recente morte della mamma, una donna semplice, vissuta in un convento per la maggior parte della vita e che, in punto di morte chiede al suo unico figlio: “Come sta la tua fede?”. 

Il Principe racconta come questa domanda l’abbia mandato in crisi: “Lei si era accorta di qualcosa che non andava nel suo bambino più piccolo, il suo unico figlio: la Fede (…) Sono qui per ammettervi che l’ho persa. E senza di essa cosa rimane? La solitudine e il vuoto e l’anticlimax di fare tutta quella strada per raggiungere la Luna e scoprire nient’altro che desolazione, un silenzio di tomba e tristezza. Questo è ciò che è la mancanza di fede. L’opposto del trovare meraviglia, eccitazione, il miracolo della creazione, il progetto di Dio e il suo scopo”. Dentro questa confessione mi sembra che possa esserci dentro tanto dell’esperienza umana che tocca ciascuno: quando si vive una perdita o si avverte una mancanza è come se si creasse una voragine sempre più grande e spesso si pensa che l’unico modo di riuscire a colmarla sia attraverso i nostri sforzi, le nostre imprese e, invece, così facendo ci si trova paradossalmente a sperimentare il silenzio e la polvere del vuoto. Eppure questo non significa mettere la parola fine al senso dell’esistenza, ma può essere il momento di una vera nuova possibilità di tornare sulla Terra e ricominciare. E il primo passo non può essere altro che quello di vivere la fede nella sua essenza: chiedere aiuto ad altri fratelli che condividono con noi la stessa condizione umana di fragilità. Da questa ri-scoperta è possibile tornare a riguardare il Cielo con fiducia: qualcosa mancherà, ma forse non mancherà ciò che è davvero necessario.