La storia degli ospedali a Bergamo, dal Medioevo a oggi

Anche la diocesi di Bergamo vanta una lunga storia di attenzione al malato. Da molti anni, la stessa giornata parrocchiale dell’ammalato è vissuta come un evento che coinvolge l’intera comunità.

LA SANTITA’ «DELLA STRADA E DEL PONTE»

Nella storia della Chiesa, l’assistenza materiale e spirituale al malato ha radici antichissime, sviluppandosi con nuove modalità nel corso dei secoli. Già all’epoca delle prime comunità, i cristiani soccorrevano i malati nelle proprie case o in luoghi specifici. A partire dal IV secolo la Chiesa inizia a organizzare l’assistenza dei malati ad ampio raggio. Fu Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, a fondare i primi ospedali. Nel Medioevo nacquero anche numerose Confraternite che, tra i propri impegni spirituali, si impegnavano nell’assistenza dei malati a domicilio e negli ospedali. Nella stessa epoca nacquero i primi ordini religiosi dediti agli ammalati. Nella mentalità collettiva emergeva la convinzione che il povero non era soltanto chi non possedeva ricchezze, ma anche chi era privo di protezione, come il malato, i viandanti e i pellegrino affaticati o colpiti da malattia. Le vivaci attività di soccorso erano accomunate in un ideale che con felice espressione lo storico francese Vauchez ha definito «la santità della strada e del ponte», perché soccorsi e strutture si ponevano nei luoghi del cammino quotidiano dell’uomo.

GLI OSPEDALI A BERGAMO

Sin dall’epoca medievale, lungo le strade d’accesso alla città o nei pressi delle chiese, sorsero luoghi di ricovero per poveri e viandanti malati. Verso il 1160 e anni successivi erano attivi sei ospedali, fondati da laici o religiosi. L’ospedale dei «Miselli» (miserabili) nei pressi dell’attuale chiesa di San Lazzaro. L’ospedale fondato da Landolfo della Crotta in Città Alta, gestito dai Francescani. L’ospedale fondato da Grosso de Scano. Il Consorzio dell’ospedale del Santo Sepolcro ad Astino, gestito dai Vallombrosani. L’ospedale nei pressi dell’attuale chiesa di San Leonardo, gestito dai Crociferi. L’ospedale in zona Mugazzone (nei pressi della chiesa parrocchiale di Pignolo), gestito dai Gerosolimitani. Gli ospedali dei Miselli e dei Crociferi accoglievano anche i malati più abbandonati ed emarginati, come i lebbrosi.

L’impegno di laici devoti proseguì nei decenni successivi con la fondazione di altri 10 piccoli ospedali, sorti in vie allora di grande comunicazione. L’ospedale di Sant’Erasmo, vicino alla porta di Borgo Canale. All’interno dello stesso borgo, l’ospedale di Santa Grata inter Vites nei pressi della chiesa. L’ospedale di San Lorenzo, nei pressi dell’omonima vicinia in Città Alta. Quello di San Bernardo a Valverde, nei pressi del ponte sul torrente Morla. Gli ospedali di San Tomaso e di Santa Caterina, entrambi nello stesso borgo. Quello di Sant’Antonio, nell’omonimo borgo in Pignolo. L’ospedale di Santo Spirito nei pressi dello stesso monastero. L’ospedale di San Vincenzo in contrada San Cassiano in Città Alta. Quello di Santa Maria Maggiore in Antescolis, nei pressi della basilica.

GLI OSPEDALI DI SAN MARCO E DELLA MADDALENA

Il passare del tempo rese urgente una riforma degli ospedali esistenti, perché incapaci di rispondere ai bisogni della città in espansione. Con l’appoggio delle autorità venete e del pontefice, si decide la costruzione di un’unica ampia struttura. Fu il vescovo Giovanni Barozzi a decretare la fusione (5 novembre 1457) delle strutture esistenti nel nuovo ospedale di San Marco (detto anche Ospedale Grande), di cui stese lo Statuto, anche se l’iniziativa andò in porto soltanto nel 1474. L’ospedale di San Marco — abbattuto negli anni Trenta del Novecento dopo l’inaugurazione degli attuali Ospedali Riuniti — sorgeva nei pressi dell’omonima chiesa in via Locatelli.

Antico ospedale di San Marco

Un posto speciale spetta all’ospedale della Maddalena (di cui oggi resta soltanto la chiesa, da tempo sconsacrata), fondato nel 1352 nella parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna dalla Confraternita dei Disciplini di Santa Maria Maddalena. Vi si accoglievano malati, invalidi, pazzi e pellegrini. Per secoli rispose in modo egregio alle esigenze della città e dei borghi e vi erano impegnati i membri delle confraternite dei Disciplini presenti nell’allora vastissima parrocchia. L’ospedale venne soppresso nel 1808 durante la dominazione francese a Bergamo e le sue proprietà passarono alla Congregazione di Carità.

GRANDI PAGINE DI CARITA’

Molte pagine di carità verso i malati sono state scritte da laici, dagli ordini e dalle congregazioni religiose. Per fare due esempi, i Francescani delle Grazie e i Cappuccini curarono gli appestati. A questi ultimi nel 1773 fu affidata anche la cura spirituale dell’ospedale di San Marco, poi degli Ospedali Riuniti e infine dell’attuale moderno Papa Giovanni. Le iniziative religiose e confraternali colmavano le lacune e i ritardi dell’assistenza pubblica. Infatti, prima che lo Stato moderno si impegnasse nel settore assistenziale-ospedaliero, le strutture religiose avevano risposto al problema con tempestività ed efficienza. Purtroppo, numerose iniziative furono stroncate dai governi borghesi nel corso dell’Ottocento, che consideravano umiliante per lo Stato e retaggio storico superato la presenza della Chiesa nel settore ospedaliero. Il risultato delle confische causò l’aggravarsi del problema assistenziale. Malgrado questi ostacoli, dalla seconda metà dell’Ottocento fino ai primi decenni del Novecento si verificò una fioritura di congregazioni religiose femminili che si facevano carico dei bisogni emergenti, fra cui l’assistenza di malati e anziani. In questo ambito pastorale il laicato cattolico si distinse nelle Conferenze di San Vincenzo, avviate a Parigi nel 1833 dallo studente Beato Federico Ozanam.

Ancora oggi nella nostra città sono attivamente presenti due strutture di ispirazione cristiana. Dal 1932 la clinica Palazzolo (che mosse i primi passi nel 1898), della Congregazione delle suore delle Poverelle. Dal 1956 la clinica San Francesco, della Congregazione delle Cappuccine di Madre Rubatto.