Storie di rinascita quotidiana alla cooperativa “Il Sogno” di Sforzatica

Due comunità. Una cooperativa. Un sogno. Tanti sguardi di cura. E tante vite che riconquistano dignità. A Dalmine, le parrocchie di Sforzatica Sant’Andrea e Sforzatica Santa Maria da quattro anni hanno unito le proprie forze per costruire un grande progetto di solidarietà. Una storia dove il lavoro ha il sapore dell’attenzione ai più fragili, della speranza rinata, della rigenerazione seminata. 

Don Claudio Forlani aveva cominciato a coltivare questo progetto già a Predore, dove era parroco prima di assumere la guida delle due comunità di Sforzatica. “Il progetto parte da una riflessione sui valori cristiani della carità – spiega don Claudio -. Vogliamo dare un’opportunità alle persone che spesso vengono scartate nelle nostre comunità, a quelli che spariscono nel limbo sociale. Si tratta di persone che spesso hanno alle spalle problemi psicologici, psichiatrici, con la giustizia: il rischio è che finiscano nel dimenticatoio e non li voglia più nessuno”.

A fronte delle tante richieste arrivate alla porta della parrocchia, don Claudio ha deciso di progettare un’iniziativa inedita. “Davanti al bisogno di tante famiglie che ci chiedono aiuto per un figlio che ha avuto qualche problema, per un papà che ha perso il lavoro, per una persona esaurita o in cura, invece di girarci dall’altra parte e consigliare solo di dire un’Ave Maria, ci siamo rimboccati le maniche per raggiungere chi non è raggiunto”.

La cooperativa nasce radicandosi fortemente nel tessuto sociale che abita. “Per la disabilità e il disagio grave ci sono già degli ottimi servizi, ci siamo quindi concentrati su chi è a metà strada e rischia un isolamento sociale serio. Siamo nell’hinterland: Dalmine è un grande dormitorio, c’è il rischio per tante persone di scomparire nel nulla, nessuno che nessuno si ricordi più di loro. Operiamo con persone che hanno problemi, in collaborazione con il CPS per la disabilità, il SERT per le dipendenze, i servizi sociali del territorio per le persone ai margini. Lavoriamo anche con le scuole del territorio per accogliere per i tirocini i ragazzi che non vuole nessuno nelle aziende”.

Il sogno ha mosso i suoi primi passi quattro anni fa. E ha già fatto parecchia strada. Attualmente, nelle sue numerose attività, coinvolge 40 ragazzi, aiutati da un centinaio di volontari. “Abbiamo cominciato con un piccolo frutteto, ci siamo poi dati un’organizzazione nella forma della cooperativa per lavorare nella legalità. Abbiamo strutturato l’attività in diversi settori, operando a Dalmine e Predore. 

Abbiamo un laboratorio alimentare a Sforzatica Santa Maria dove produciamo dolci, marmellate, succhi di frutta e altri prodotti, tutto con le autorizzazioni sanitarie. Abbiamo un punto vendita nostro e anche la vendita via internet. In tutto sono una quindicina le persone impegnate qui, tra giorni e turni diversi. 

A Sforzatica Sant’Andrea abbiamo invece un laboratorio di assemblaggio: si tratta di lavori che purtroppo sono sottopagati, ma possono coinvolgere anche persone con problemi più gravi in piccoli lavori, anche grazie alla presenza di molti volontari. 

Altri settori sono il giardinaggio, la pulizia e i traslochi: in tutti gli ambiti cerchiamo di valorizzare le capacità di volontari e operatori, proprio intorno alle potenzialità abbiamo costruito i laboratori. Si sono poi aggiunti il laboratorio artistico e quello didattico, che riteniamo prezioso: è importante infatti anche formare al valore del volontariato cristiano. Fin dall’inizio accogliamo gruppi di bambini, provenienti per esempio dal catechismo, dal CRE, dai gruppi adolescenti e proponiamo loro un percorso di formazione incentrato sui valori della cooperazione. Un percorso fondato sull’attività pratica, per sperimentare concretamente come all’interno di un formicaio ogni formica debba fare la sua piccola parte. Ragazzi e adolescenti spesso imparano di più mettendosi al lavoro che non sommergendoli di parole”. 

Pur essendo un ente con un’identità giuridica indipendente, la cooperativa è ben inserita nella comunità delle due parrocchie e ha svolto un ruolo prezioso anche nel cammino di Unità pastorale. “Molti volontari dentro la cooperativa sono cresciuti. Sarebbe stato possibile acquistare un capannone e svolgere tutte le attività lì, invece abbiamo deciso di essere presenti dentro il paese: abbiamo diversi laboratori che sono dei presidi di carità sul territorio. Le due comunità in passato non avevano mai lavorato insieme, io sono stato mandato per la prima volta come unico parroco. La teoria del lavorare insieme la conosciamo tutti ma le comunità hanno fatto unità lavorando insieme per i poveri e i bisognosi più che ascoltando le parole del parroco. Mettendo in pratica il Vangelo lavorano insieme molto serenamente e scoprono che il confine è uno solo, quello del cuore. I cristiani hanno bisogno di un campo di prova dove fare ekklesia, dove sperimentare quello che diciamo”.

Cristiani e sognatori. Per un mondo migliore costruito con il lavoro e il coinvolgimento di tutti. “Dedichiamo tempo anche alla formazione, abbiamo uno statuto morale che fa riferimento ai valori cristiani. Le persone valgono più del lavoro ma allo stesso tempo il lavoro è uno strumento per fare la persona, dà dignità alla persona”.